ADRIANO OSSICINI UN CATTOLICO CHE HA APERTO LA STRADA
Un protagonista del 900
ADRIANO OSSICINI UN CATTOLICO CHE HA APERTO LA STRADA
È morto a Roma il “cristiano non democristiano” che combatté il fascismo, ingannò i tedeschi, si inventò il “morbo di K” per salvare gli ebrei, fondò il partito comunista cristiano, promosse l’Ordine degli psicologi; senatore della Repubblica ed esponente storico della Sinistra Indipendente fu il primo cattolico che rispose all’appello di Ferruccio Parri
Francesco Collina
È morto il 15 febbraio a Roma Adriano Ossicini, una delle figure più influenti della cultura e della politica italiana dello scorso secolo. Adriano Ossicini, partigiano e nume tutelare della sinistra cattolica e comunista italiana, fondatore del Partito Comunista Cristiano, si è spento all’Ospedale Fatebenefratelli dove, nella seconda guerra mondiale, fu protagonista di coraggiose attività che permisero a numerose famiglie di ebrei romani di salvarsi dalle retate naziste che li avrebbe condannati alla prigionia nei campi di lavoro e sterminio.
Adriano Ossicini è ricordato, fra le altre cose, per la creazione dell’Ordine degli psicologi italiani, per essere stato per moltissimi anni parlamentare della Sinistra Indipendente, vice Presidente del Senato e ministro per la Famiglia e la Solidarietà Sociale nel Governo Dini nel 1996, dopo la caduta del primo governo Berlusconi.
Ossicini nasce nel 1920 all’interno di una famiglia cattolica interessata a organizzare l’attività dei cattolici in politica. Il padre, Cesare, creò l’Azione Cattolica e il Partito Popolare Italiano un anno prima della sua nascita. Con la morte del genitore, l’inizio precoce degli studi universitari e le prime manifestazioni antifasciste già dagli anni Trenta, Ossicini diventa il punto di riferimento di diverse battaglie politiche antifasciste nella Capitale e non solo.
Durante la Resistenza, approfittando delle amicizie trasversali alle diverse correnti antifasciste romane, il giovane Adriano inizia a pensare di unire le idee politiche ed economiche del marxismo ortodosso di inizio secolo scorso con l’etica cristiana. Sarà la sua attività politica, sempre più ostile nei confronti del regime italiano, a scatenare la reazione dei gerarchi e delle forze dell’ordine fasciste che, arrestandolo e interrogandolo nel 1943, lo definiranno durante un interrogatorio “cattocomunista“.
Durante l’assedio di Roma, prima che la Capitale venisse liberata dai partigiani a inizio di giugno del 1944, Ossicini divenne protagonista di un celebre episodio della Resistenza italiana, conosciuto nel mondo come “piano K“.
Il giovane medico, d’accordo con il primario del Fatebenefratelli Giovanni Borromeo – riconosciuto successivamente come “Giusto fra le nazioni” – inventa una finta malattia, il “Morbo di K”, pensato per isolare in ospedale alcune famiglie di ebrei italiane e salvarle così dalla deportazione nazista. I finti ammalati, ricoverati in ospedale per impedire l’inesistente contagio, furono così messi in salvo dai rastrellamenti tedeschi. I militari delle SS, infatti, si tenevano alla larga dai pazienti ammalati del fantomatico “Morbo di K” che stava ad indicare, piuttosto che una mortale malattia, i due più alti ufficiali nazisti di stanza a Roma: Kesselring, dal 1943 comandante supremo delle forze tedesche in Italia, e Kappler, capo della Gestapo nella Capitale.
La sua attività politica e culturale non si fermò certo alla Resistenza nonostante una pausa nei primi anni della Repubblica. Con l’inizio dell’età repubblicana – e l’esclusione del suo partito cattocomunista dalla rosa dei possibili partiti di area cattolica – il medico iniziò ad insegnare Psicologia all’Università la Sapienza, diventandone una figura di riferimento a tal punto da proporre per anni quella che nel 1989 diventerà la legge che istituisce l’Ordine degli Psicologi in Italia.
Una carriera politica, quella di Adriano Ossicini, che ha sempre cercato di trovare una sintesi fra l’ideologia marxista e l’etica cristiana scontrandosi, sovente, con i rappresentanti più ortodossi delle due ideologie: la DC e il PCI, appunto. Una diversa concezione della politica che, dopo una iniziale assenza dalla politica attiva, lo fece optare per l’indipendenza dai grandi partiti della prima Repubblica fino alla fine della sua carriera politica. Eletto come indipendente nella lista del PCI nel 1960, Adriano Ossicini rimane in Senato fino alla XIII legislatura, quella iniziata nel 1996, dove si presenterà nelle liste di Rinnovamento Italiano, partito centrista guidato dall’allora Primo Ministro Lamberto Dini.
Con la sua scomparsa se ne va uno degli ultimi personaggi della Resistenza italiana, combattente, politico e ministro, che seppe disobbedire alle leggi razziali e che, per questo motivo, subì persecuzione politica, processi e persino la galera. Una figura, quella di Adriano Ossicini, che dovremmo tutti ristudiare per apprezzare fino in fondo il valore delle idee e della disobbedienza civile e politica in un periodo storico, quello attuale, nel quale i valori consolidati della Resistenza e della Costituzione Italiana sembrano messi in discussione da numerosi partiti dell’arco costituzionale
Francesco Collina.
Da “Giornalettismo” del 15 febbraio 2019