ANCHE UN RABBINO NEL COMITATO PER LA FRATELLANZA
ANCHE UN RABBINO NEL COMITATO PER LA FRATELLANZA
È stato costituito un organismo per l’attuazione della Dichiarazione islamo-cristiana di Abu Dhabi sulla fratellanza umana e la convivenza comune. Vi sono entrati anche gli ebrei così che si è aperta una “casa della famiglia abramitica”. Gli interventi del Presidente del Congresso ebraico mondiale e del cardinale Ayuso per il dicastero del Dialogo interreligioso
Mentre la Santa Sede di fronte alla decisione di Trump di legittimare l’annessione ad Israele dei territori occupati della Palestina ribadisce la propria posizione, conforme alle decisioni della comunità internazionale, che prevede la costituzione di due Stati per due popoli in Palestina, lo storico documento di Abu Dhabi sulla fratellanza umana e la convivenza comune ha avuto importanti sviluppi, riferiti nella seguente informazione
La ‘Dichiarazione congiunta’ islamo-cattolica di Abu Dhabi sulla fratellanza ha avuto i primi sviluppi con la creazione di un ‘Comitato superiore’ di applicazione e l’inclusione in esso di un rappresentante dell’ebraismo. Già due riunioni, a Roma e New York. Una ‘casa della famiglia abramitica’ a Abu Dhabi. Presso la Gregoriana l’8 novembre le riflessioni di Ronald Lauder (presidente del Congresso ebraico mondiale/WJC) e del cardinale Ayuso (presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo interreligioso).
Il 4 febbraio scorso papa Francesco e il Grande imam di Al-Azhar Ahamad al-Tayyb hanno firmato a Abu Dhabi una Dichiarazione congiunta sulla “fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune”. A poco più di nove mesi da quell’atto la ‘Dichiarazione’ ha già partorito un ‘Comitato superiore’ per la sua applicazione e si è allargata anche alla terza grande religione monoteista, l’ebraismo. Proprio per ‘solennizzare’ tale ultimo sviluppo Ronald Lauder e il cardinale Miguel Angel Ayuso Guixot (presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo interreligioso) hanno voluto parlare alla stampa in un incontro svoltosi venerdì 8 novembre presso la Pontificia Università Gregoriana.
Gli sviluppi della ‘Dichiarazione’: il 19 agosto, negli Emirati Arabi Uniti, è stato costituito un ‘Comitato superiore’ di sette membri (cinque musulmani e due cattolici). L’11 settembre nella prima riunione a Santa Marta è stato eletto presidente il cardinale Ayuso. Il 17 settembre è stata comunicata l’inclusione nell’organismo del Rabbino capo senior di Washington M. Bruce Lustig, che Newsweek ha definito “uno dei più influenti degli USA”. Il 20 settembre si è tenuto il secondo incontro, a New York, in occasione dell’apertura della 74.ma assemblea generale dell’ONU. In tale occasione erano presenti centinaia di persone di fedi diverse. Si prospetta tra l’altro l’adozione da parte dell’ONU della ‘Dichiarazione’. Inoltre nell’incontro di New York è stato illustrato il progetto per una grande ‘Casa della famiglia abramitica’ a Abu Dhabi, con una moschea, una chiesa, una sinagoga, diverse tra loro, ma unite intorno a un giardino. E’ un’iniziativa – ha rilevato il segretario particolare di papa Francesco mons. Yoannis Lahzi Gaid (secondo membro cattolico del ‘Comitato superiore’) – “che trasformerà ciò che in passato è stato usato come mezzo di divisione tra i popoli in un punto di contatto”.
L’8 novembre, dopo il saluto del rettore della Gregoriana Nuno da Silva Gonçalves, Ronald Lauder ha illustrato una sua riflessione – da presidente del WJC – riguardante “il miglior documento sulla fratellanza mai elaborato”, quello appunto di Abu Dhabi. Una ‘Dichiarazione’ che – ha evidenziato – “per noi è una guida per il futuro”. Dice la Torah: “Non fare agli altri ciò che tu detesti”. E’ questo un comandamento universale perché “tutti siamo figli di Dio, fratelli e sorelle e dunque la fratellanza umana è l’essenza della nostra vita”. Dobbiamo muoverci seguendo tre linee direttrici. Non odiare: le campagne contro l’odio saranno tanto più efficaci “quanto più vedranno una sinergia d’azione tra le religioni”. Garantire la libertà di culto nella società globalizzata e multiculturale: ogni religione “protegga i luoghi di culto delle altre”. Infine lottare per la pace: “Shalom è la parola più sacra per l’ebraismo”. Occorre perciò anche porre fine al conflitto israelo-palestinese, confidando nella “soluzione dei due Stati”. Lauder ha concluso perorando la causa di un nuovo ordine mondiale fondato su collaborazione, dignità, umiltà: “Non possiamo permetterci una nuova Babele, noi figli di Adamo ed Eva”.
La parola è passata poi al cardinale Ayuso, che inizialmente ha voluto evidenziare gli sforzi (“fin dall’inizio del pontificato”) di papa Francesco per instaurare una ‘cultura del dialogo’ fondata su “rispetto reciproco e amicizia”. In tal senso si può ben dire che la ‘Dichiarazione’ di Abu Dhabi “è una pietra miliare sul sentiero del dialogo interreligioso”. E in ogni caso, prima ancora che “un programma per il futuro, un impegno quotidiano per lavorare insieme, credenti, insieme con tutte le persone di buona volontà, contribuendo così a sanare le ferite del mondo”. Naturalmente la fratellanza “non può essere esclusiva per un gruppo, comunità, cultura e religione”, ma “è inclusiva dell’intera umanità”. Come ha detto papa Francesco il 4 febbraio 2019 a Abu Dhabi, “Non c’è alternativa: o costruiremo insieme l’avvenire o non ci sarà futuro”. Ha poi evidenziato il sessantasettenne porporato nato a Siviglia che la ‘Dichiarazione’ ci stimola a superare ogni difficoltà, ogni conflitto “rimanendo però radicati nella nostra identità ed evitando ogni tipo di sincretismo”. Concludendo il cardinale Ayuso ha ricordato che “la vita è sacra perché è un dono di Dio”: per i membri delle tre grandi religioni monoteistiche questo è un valore “fondamentale”.
(Notizie riprese dal sito curato da Giuseppe Rusconi)