BRASILE: RITORNO ALLA DITTATURA?
Lula in carcere, i militari al potere, i poveri restituiti alla miseria. Un vento di restaurazione scuote tutta l’America Latina, di cui Trump vuole riprendere possesso, come del vecchio “cortile di casa” degli Stati Uniti. Un dossier de “L’altrapagina”. Genocidio più geocidio, le ricadute della lotta globale
Achille Rossi, Francesco Comina
Il “ciclone Trump” ha spazzato via tutti i tentativi di democrazia del continente latinoamericano, che è ridiventato il cortile di casa degli Stati Uniti. Il nuovo governo di Bolsonaro si è subito schierato con l’inquilino della Casa Bianca e ha rispedito milioni di persone nella miseria da cui erano appena uscite. Cresce la disoccupazione e manca del tutto l’assistenza sanitaria fornita da 10mila medici cubani, costretti a fare le valigie, senza preavviso, come soggetti indesiderati. In compenso cresce la vendita di armi, come se la sicurezza personale fosse garantita da questi strumenti. Al governo, comunque, si sono insediati i militari, la cui preoccupazione è quella di appropriarsi delle ricchezze nazionali, smontando tutti gli appoggi giuridici che permettevano alla società brasiliana di sopravvivere. Chi ha sofferto di più per l’azione distruttiva del nuovo governo sono le minoranze indios, i cui capi sono stati massacrati nelle aree indigene invase dai latifondisti armati. Eppure il governo brasiliano aveva concesso ai nativi l’uso delle terre per le loro attività tradizionali. Anche l’Amazzonia è messa in pericolo dalle attività minerarie concesse alle multinazionali, che estraggono oro, argento e ferro nell’interesse del grande capitale economico-finanziario. Le due grandi dighe nello stato del Minas Gerais, in cui sono rimaste seppellite 300 persone, sono l’emblema più chiaro della logica di un neoliberismo feroce e violento che non si preoccupa né della terra, né delle persone. È un vero e proprio geocidio in cui il destino del pianeta e quello umano si intrecciano in maniera indissolubile.
Achille Rossi
IL GENOCIDIO DEI POVERI
Intervista a Ermanno Allegri
Ermanno Allegri non si dà pace. Vedere il “suo” Paese ridotto così, dopo gli anni della speranza rappresentati dai governi di Lula e Rousseff, lo rende inquieto e arrabbiato: «Ci sono stati problemi grandi anche negli ultimi vent’anni – dice il sacerdote e giornalista con una voce sconsolata – ma almeno c’era una linea di sviluppo sociale che ci dava la speranza di un cambiamento possibile. Ora invece il Brasile precipita di nuovo negli anni bui di un passato tragico e non so davvero dove potremmo arrivare». Missionario bolzanino fidei donum, è arrivato in America Latina agli inizi degli anni Settanta, sposando con entusiasmo la Teologia della Liberazione, di cui è uno dei protagonisti più attivi e dinamici. Vive a Fortaleza – insieme al fratello Lino e a un altro missionario impegnato, don Pierluigi Sartorel – dove ha fondato e diretto per tanti anni l’agenzia di stampa Adital. Ma ha avuto anche una lunga militanza nelle pastorali sociali e ambientali ed è stato il presidente della CPT (Commissione Pastorale della Terra), subendo minacce di morte.
Ermanno Allegri, cerchiamo intanto di capire cosa è accaduto in Brasile in questi ultimi anni. Com’è stato possibile che il grande sogno di Lula sia finito così malamente, e che ora il presidente che lo ha rilanciato portando fuori dalla miseria masse di poveri, si trovi in carcere?
Per capire quello che sta succedendo in Brasile si deve partire da alcuni fatti e tendenze della politica e dell’economia mondiale. So che ci sono delle persone che non accettano questa analisi, ma è la spiegazione logica e chiara per capire quello che è successo. A livello globale, da un decennio a questa parte c’è una ripresa massiccia del grande capitale che deve recuperare il terreno perso nel controllo del potere internazionale. In America Latina e nei Caraibi questa rivincita del grande capitale finanziario si vede chiaramente con i colpi di stato del 2009 in Honduras e nel 2012 in Paraguay. Sono state le “brutte copie” del colpo di stato parlamentare nel maggio 2016 in Brasile. Dopo quattro vittorie consecutive dei governi più o meno popolari del Partito dei Lavoratori (2002, 2006 con Lula e 2010, 2014 con Dilma) il capitale degli Stati Uniti e del Brasile – già all’opera dal 2003 nel tentativo di buttare giù il governo del PT (Partido dos Trabalhadores) – ha sferrato l’attacco dopo aver investito enormi ricchezze dell’oligarchia per eleggere, nel 2014, deputati e senatori di partiti estremamente conservatori, partiti creati ad hoc già con questa finalità. Con il colpo di stato parlamentare contro Dilma, nel 2016, è subentrato un governo che ha cominciato a rendere esecutivi i programmi e i propositi neoliberisti con la cancellazione dei diritti dei lavoratori, la svendita dei beni nazionali, l’indebolimento di ministeri chiave (cultura, educazione, finanze, ecc.), l’uso politico della giustizia, della polizia federale, dei mezzi di comunicazione e il lavoro sistematico per smontare tutto quello che costituisce la forza della società, come i movimenti sociali e popolari.
E così si è arrivati alle ultime elezioni…
… che sono state una vera farsa. Hanno imprigionato Lula (che aveva il 70% delle intenzioni di voto popolare), c’è stata una vergognosa campagna di menzogne, in riferimento alla questione della “Brexit” e alla vittoria di Trump, e chiare manomissioni di risultati locali. C’è stato il finanziamento alle chiese “evangeliche” (alcune sono state create apposta per questo scopo), la sottomissione di ampi settori della Chiesa cattolica che da tempo si è ritirata dalla conduzione della vita ecclesiale per favorire una linea spiritualista e disincarnata. Qui devo ricordare che questo è il frutto del lavoro di papa Giovanni Paolo II, apertamente contrario all’attivismo delle Comunità Ecclesiali di Base e delle Pastorali Sociali (della terra, degli operai, degli indigeni, della gente che vive nelle strade). La chiesa cattolica, presente nelle periferie e nelle zone rurali, è stata ostacolata, e questo ha aperto le porte alle pseudo-chiesuole che sono diventate punto di appoggio delle forze estremiste di destra (alcune di impianto fascista) in queste elezioni. E i gruppi spiritualisti cattolici e protestanti si sono accodati.
Insomma, una religione al servizio del potere più reazionario e squadrista…
Di fatto a partire dall’attacco alle torri gemelle è stato creato il nuovo nemico a livello mondiale. L’Islam è stato presentato come una religione piena di fanatici e terroristi ed è diventata lo stereotipo della organizzazione politica latinoamericana, tanto che l’elemento religioso è stato introdotto come fattore importante nella lotta per l’egemonia. Così si identifica come pericolosa la parte della chiesa che sostiene il bene comune, la pace, il diritto di tutti i cittadini e al tempo stesso si demonizza un progetto sociopolitico-culturale-economico che si oppone al dominio del grande capitale e all’ingerenza di poteri esterni che fomentano i colpi di stato. A questa chiesa si contrappongono le chiese dogmatiche e fideiste.
Una vera e propria ingerenza…
Sì, una ingerenza visibile proprio nella politica, con minacce di interventi diretti delle forze militari, o nei processi elettorali. E questo accade in tutti i paesi dell’America Latina. Esempio chiaro è il Venezuela. Chi fa lo sforzo di capire quanti trilioni di dollari in petrolio vengono prodotti in Venezuela? E chi sono quei gruppi che dovrebbero “moralizzare” il paese e che si scagliano contro Maduro? Sarebbero gli stessi che attualmente in Brasile stanno smontando tutti i meccanismi che impedivano, o rendevano più difficile, l’appropriazione delle ricchezze nazionali con le privatizzazioni di aree dell’Amazzonia, la revisione delle poche terre indigene già riconosciute e che vanificano la pur debole marcia in avanti della riforma agraria, mettono mano alla previdenza sociale (addirittura con potere retroattivo, diminuendo pensioni e tagliando diritti ai mutilati, ai malati cronici…), alla distruzione del sistema sanitario popolare. È senza spiegazione la cacciata di circa dieci mila medici cubani, che hanno lasciato 30 milioni di brasiliani senza più un medico. E ancora il taglio netto delle borse di studio, che aprivano ai poveri e facilitavano la loro iscrizione alle scuole e all’università. In sintesi possiamo affermare che è in atto una sorta di genocidio dei poveri e dei miserabili brasiliani che vengono così ributtati nelle favelas, e si toglie, di fatto, la possibilità di pensare e di costruire un futuro più umano a milioni di esclusi del paese: abbiamo 27 milioni di disoccupati e il Brasile è ricaduto nella lista dei paesi che fanno la fame.
E la struttura del governo attuale?
Sembra di vivere in un mondo allucinante. Un governo fatto da un presidente e ministri assolutamente incompetenti, legati ai settori del capitale, dei latifondisti, delle agenzie private di salute e di educazione, cioè quelli che sono contrari alla riforma agraria, alla scuola per tutti, alla salute come diritto generalizzato, ecc. E governano con un’arroganza terribile e hanno alle spalle il potere dei generali che chiude gli occhi su tante nefandezze compiute. Nel 2017 ci sono state 63.500 morti violente, una cosa pazzesca, e questo crea paura: le persone si rinchiudono in casa. Allora per potersi difendere da tanta violenza è stato deliberato il porto d’armi come strumento di difesa e di sicurezza privata. Ogni persona può avere in casa fino a quattro armi per familiare. Le azioni della Taurus sono salite del 100%. Gli assassini e il crimine organizzato ora si sentono più tranquilli. Lo dimostrano gli sviluppi delle indagini per la morte di Marielle Franco, una consigliera comunale di sinistra, povera, proveniente da una favela, eletta con il maggior numero di voti a Rio de Janeiro. Ora emerge dall’indagine che le ‘milizie’ responsabili di questa morte sembrano chiamare in causa anche legami con il figlio del presidente. Staremo a vedere cosa uscirà da questa indagine.
Che ne è di Lula?
Lula oggi é il simbolo della più feroce persecuzione politica cha io abbia mai visto. Non lo uccidono, per adesso. Lo lasciano vivo, in gabbia, esposto, come nel Medioevo, come per dire ai poveri:«Guardatelo. Non arrischiatevi più a uscire dalle favelas per pensare a un progetto di paese dove trionfino l’uguaglianza, il lavoro, la scuola, la salute, la pace per tutti». Mai l’odio di classe è stato così violento ed esplicito. Ed è fomentato dai mezzi di comunicazione, tutti pronti a far riecheggiare la voce del padrone.
Un esempio?
Le due dighe che si sono rotte a Mariana e Brumadinho (le due nello stato del Minas Gerais) sono trattate come una cosa da nulla. Non c’è pietà o umanità da parte dello Stato. Non c’é nemmeno un serio lavoro di recupero delle vittime e dei familiari. Meno ancora del disastro ecologico e dei milioni dei ribeirinhos del São Francisco che sarà invaso dai veleni dei detriti delle imprese minerarie che buttavano i loro rifiuti nelle due dighe. E ce ne sono altre a rischio. Non sono disastri naturali questi. Sono crimini, delitti, risultato della ricerca del lucro, che però non hanno responsabili. Nel fango di Brumadinho sono stati sepolti più di 300 operai e funzionari dell’impresa Vale do Rio Doce. In mezzo a tutta questa confusione, il progetto di dominio neoliberista va avanti. C’è una mente diabolica che ha la regia di questo massacro con la freddezza calcolata di chi sa dove vuole arrivare. E continua il sua cammino sinistro: distruggere per dominare. Ma c’é un filo di speranza? Sì, di fatto noi continuiamo il nostro lavoro cercando di camminare con la gente perché non si lasci sopraffare da tanta malvagità, ma con un progetto a lungo termine. E la fede sostiene, sì la fede sostiene con le parole e la pratica di papa Francesco. Il seguace di Gesù Cristo che, odiato da certi gruppi, è amato e sentito vicino dai poveri e dagli esclusi. Ma è da questi settori che risuscita il mondo nuovo che Cristo ha annunciato. È una conversione per una Chiesa che deve uscire da se stessa e immergersi nelle sofferenze del mondo.
Francesco Comina
I PENTECOSTALI
I pentecostali sono oggi nel mondo 644 milioni. Si tratta della religione in maggiore, tumultuosa, crescita dopo l’Islam, con masse ormai consolidate in Brasile, America Latina, Africa e Asia. Il “Pew Reseach Center” stima che in una generazione supereranno il miliardo. Sono il cristianesimo del futuro, dicono gli esperti. Anche in Italia, sottotraccia, raramente raccontati dai media, crescono. E adesso contano, secondo gli studi, oltre 600 mila fedeli, di cui 300 mila italiani, gli altri immigrati. Divisi al loro interno da posizioni spesso inconciliabili, i cristiani pentecostali e carismatici sono accomunati da alcuni elementi. Primo: rifiutano la struttura cattolica; il rapporto con il trascendente è personale; le comunità gemmano di continuo nuove chiese, nuovi pastori. Secondo: la Bibbia «non erra mai», è l’unico testo, il solo fondamento, e va considerata per intero, dal Levitico agli Atti. Terzo: i doni dello Spirito Santo funzionano ancora. Per cui lo Spirito può scendere, far parlare le persone “in lingue”, curarle e liberarle dal demonio (che esiste, è concreto, gli esorcismi frequenti).
(scheda dell’ “Altrapagina”)