“ENHANCEMENT” FABBRICARE L’UMANO. L’ATTUALITÀ DEL MITO DEL SUPERUOMO
Che cosa ci riserva il futuro
“ENHANCEMENT” FABBRICARE L’UMANO. L’ATTUALITÀ DEL MITO DEL SUPERUOMO
Scienziati e transumanisti lavorano a un potenziamento delle persone oltre i limiti della malattia ma anche della salute. Le incognite della ingegneria genetica
Daniela Turato
La trascrizione della relazione è della redazione, non rivista dall’Autrice.
Pubblichiamo la relazione tenuta da Daniela Turato (biologa, indirizzo biomolecolare, teologa, dottorato in Bioetica) il 3 novembre 2018 a Camaldoli nell’ambito del Colloquio di “Oggi la parola” sul tema “Abitare il futuro”.
Il tema che vi presento oggi è un tema molto complesso; cerco di presentarvelo per linee generali dando un’idea di che cosa significa oggi parlare di potenziamento e suggerendo via via alcune domande che pongono delle inquietudine all’uomo moderno e sono una sfida per la filosofia. Vorrei cominciare facendo riferimento a un filosofo e scrittore tedesco (che è stato allievo di Heidegger e Dussel), marito anche di Hannah Arendt, da cui divorziò per il suo carattere impossibile, che si chiama Gunther Anders. Egli nel 1956 scriveva così: “come un pioniere l’uomo sposta i propri confini sempre più in là, si allontana sempre più da se stesso, si trascende sempre di più e anche se non si invola in una regione sovrannaturale tuttavia poiché varca i limiti congeniti della sua natura, passa in una sfera che non è più naturale, nel regno dell’ibrido e dell’artificiale”.
Pensare l’uomo come ibrido, maturale e artificiale
Mi piace cominciare da questa citazione perché siamo a metà degli anni ’50, quando la tecnoscienza ancora non si era avviata, non aveva ancora raggiunto tutte le potenzialità che ha raggiunto attualmente, eppure questo filosofo si rende conto di qualcosa che è propria dell’uomo, questo tentare di spostare i propri confini sempre più in là; è infatti proprio dell’uomo il suo trascendersi, andare oltre se stesso. E lui dice qualcosa: è proprio dell’uomo andare al di là della sua natura in una sfera che non è più la sfera del naturale ma è la sfera dell’artificiale, dell’ibrido. Più avanti nella mia relazione parlerò proprio di che cosa significa oggi e in una prospettiva futura pensare l’uomo come ibrido, dove c’è questa commistione continua tra il naturale e l’artificiale che è il tema centrale proprio del potenziamento.
Che cosa intendiamo quando parliamo di enhancement (potenziamento)? Questo termine in realtà ha una grossissima ambiguità semantica; in bioetica quando si parla di enhancement si fa riferimento a tutti quegli interventi che non sono strettamente terapeutici ma che hanno la sola finalità di migliorare delle caratteristiche che sono proprie di individui sani; quindi noi abbiamo a che fare con individui che non hanno patologie ma vogliono migliorare se stessi, essere più forti, essere più brillanti e vivere più a lungo, tendere se possibile all’immortalità, essere più belli e tutto questo con un’unica finalità: la finalità è quella di essere più felici. Quindi il più, il trascendersi, l’andare oltre avrebbe come fine la felicità dell’uomo.
Tutto questo si colloca all’interno del contesto attuale, in cui si sta sempre più passando dalla medicina curativa alla medicina migliorativa, dove per medicina curativa si intende la medicina così come tradizionalmente l’abbiamo pensata, ovvero l’atto medico che serve a prevenire o a curare una malattia, agendo quindi su un individuo malato, mentre per medicina migliorativa si intendono quelle tecniche di tipo medico che vengono utilizzate su individui sani per migliorare qualcosa di loro stessi. Pertanto il paradigma è diverso perché la medicina curativa ha come supremo valore quello della vita, la medicina migliorativa ha come supremo valore quello della perfezione. E per raggiungere la perfezione la medicina curativa può diventare medicina selettiva: pensate ad esempio alle diagnosi prenatali quando si riscontra un feto affetto da una malattia e si decide di sopprimerlo. Quindi noi parliamo di potenziamento quando dei mezzi di tipo medico vengono utilizzati per fini non medici.
Qual è il confine tra salute e malattia
Si pongono allora delle domande nuove per la filosofia: qual è il confine tra la salute e la malattia (e vedremo che questo dipende dal concetto di salute e di malattia che ognuno di noi ha) quindi qual è il confine, che diventa sempre più sbiadito, tra il normale e il patologico, quali sono gli scopi della medicina, qual è il significato di cura, qual è il senso della natura dell’identità umana e anche della giustizia sociale? Tutti questi sono interrogativi grossi cui la filosofia oggi si trova a dover rispondere quando parla di potenziamento.
Il termine potenziamento, come ho detto, ha una grossissima ambiguità semantica: enhancement significa una transizione o un cambiamento per il meglio da uno stato precedente verso uno stato futuro. Allora la prima domanda che dobbiamo porci è qual è lo stato antecedente, che significa anche interrogarsi su che cos’è per noi la condizione standard, la condizione normale, che poi dobbiamo migliorare.
Le risposte che possono venire a queste domande dipendono sostanzialmente dalle concezioni che abbiamo di salute e di malattia e poi dalla concezione che abbiamo della funzione e del ruolo della medicina.
Per quanto riguarda la concezione di salute e di malattia esistono sostanzialmente due approcci; la concezione oggettivistica presuppone che la salute sia semplicemente l’assenza di malattia mentre la condizione soggettivistica intende la salute come il pieno benessere non solo fisico ma anche psichico, anche sociale; questa è la definizione di salute che dà anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità. Questo significa che uno stato che può essere per me uno stato apparentemente normale, se provoca in altre persone un disagio di tipo psicologico, è considerato da queste persone in realtà uno stato patologico rispetto al quale bisogna intervenire per curarlo per migliorarlo; quindi capite che lì divengono molto sbiaditi i confini tra ciò che è normale e ciò che è patologico, ciò che è salute e ciò che è malattia. Il naso un po’ più grande può essere semplicemente una condizione di tipo estetico che una persona può vivere con molta pace, in un’altra persona può in realtà creare un grosso disagio nel porsi all’interno della società, per cui richiede un intervento di chirurgia estetica che è un intervento di tipo migliorativo e che viene considerato un intervento di potenziamento. Quindi vedete che i confini diventano sbiaditi.
Poi la risposta dipende anche dalla concezione che si ha della medicina; qui c’è la visione essenzialista che vede il ruolo della medicina semplicemente come l’atto che serve a prevenire o a curare uno stato patologico: è la medicina tradizionalmente intesa, dove non si deve arrecare danno alla persona. La visione della medicina che invece sempre più si sta affermando è una visione di tipo contrattualista, nel senso che noi stiamo andando sempre più verso la cosiddetta medicina dei desideri; io faccio un contratto con il medico, nel senso che contratto il tipo di terapia che voglio, e anche qui il termine terapia assume sempre più un’ambiguità di tipo semantico, cioè dico al medico che cosa vorrei per me e il medico dovrebbe cercare di soddisfare i miei desideri.
Da che cosa dunque possiamo desumere che il termine potenziamento è ambiguo in sé? Pensiamo all’esperienza di Oscar Pistorius. È un velocista sudafricano, è stato campione paraolimpico nel 2004 e nel 2008, è nato con delle grosse malformazione agli arti inferiori, a 11 mesi ha subito l’amputazione di entrambe le gambe e avuto delle protesi in fibra di carbonio. Nel 2008 Pistorius ha chiesto di poter partecipare alle Olimpiadi correndo con i normodotati e la commissione non glielo ha permesso affermando che le protesi di carbonio danno un vantaggio del 30% nella velocità rispetto alle persone normodotate, per cui egli sarebbe partito avvantaggiato. Poi, nelle Olimpiadi successive questo limite è stato tolto. Ma a questo punto ci si è chiesto se l’intervento che era stato fatto in Pistorius che non aveva più le gambe, fosse stato un intervento di tipo terapeutico o migliorativo: è terapeutico nel momento in cui io permetto a Pistorius di avere una capacità normale di camminare, ma se mettendo delle protesi permetto a lui di correre con una velocità che è il 30% in più rispetto a quella delle persone normali ho potenziato le sue capacità. Capite come questo dica dell’ambiguità semantica del termine.
Ora enhancement noi lo possiamo utilizzare in senso largo oppure in senso stretto. Quando parliamo di potenziamento possiamo fare riferimento a tutte quelle tecnologie che servono per aumentare le nostre prestazioni; quando io alla mattina mi sento stanco e bevo la tazza di caffè ho già potenziato le mie capacità normali di stare sveglio, quando bevo la Red Bull Energy drink perché sono sottoposto ad esami e sono stanco e prendendo la Red Bull mi dò una spinta a studiare meglio mi sto potenziando, ma mi sto potenziando anche quando prendo vitamine, anche quando prendo ormoni, mi sto potenziando se sono miope e mi metto gli occhiali, mi sto potenziando se ho una carenza di tipo uditivo e mi metto l’apparecchio acustico, mi sto potenziando anche quando vado a scuola perché miglioro le mie conoscenze, e l’aumentare qualcosa è sempre una forma di potenziamento.
Anche a scuola si utilizza, lo sa chi frequenta gli ambienti scolastici, il termine potenziamento; agli studenti si fa il potenziamento di matematica, si fa il potenziamento di lingue, è un termine che rientra nell’uso quotidiano. Questo è il potenziamento in senso largo. Quando invece noi parliamo di enhancement in senso stretto facciamo riferimento proprio all’utilizzo della tecnoscienza nell’ambito biomedico riferita alle scoperte più recenti quindi all’uomo cyborg, alle cosiddette smart drugs, alle sostanze inotrope che possono potenziare il nostro cervello e al potenziamento di tipo genetico. Noi distinguiamo gli enhancers (potenziatori) in tre tipologie: la prima tipologia sono gli enhancers che hanno un effetto limitato nel tempo, questo ha a che fare con le cosiddette smart drugs cioè i farmaci intelligenti o furbi, di cui vi parlerò fra poco, che servono per il potenziamento cognitivo; come il doping, come anche le anfetamine, sono delle sostanze che vengono assunte e determinano un potenziamento di qualche capacità per un breve periodo di tempo, dopodiché l’effetto viene a decadere nel tempo. Poi abbiamo gli enhancers che hanno un effetto permanente sul soggetto: quando noi facciamo un intervento di chirurgia plastica non possiamo più tornare indietro da quell’intervento e se a seguito di un intervento di chirurgia plastica è stato provocato un danno, e a volte in televisione li vediamo, quel danno è permanente nella persona. Infine abbiamo, e questi dal punto di vista bioetico sono quelli che creano problematiche più importanti, i cosiddetti enhancers che provocano delle modificazioni in modo permanente negli individui futuri, quindi non è il soggetto che decide per se stesso di potenziarsi ma è un soggetto che decide per altri il potenziamento. E questo ha a che fare ovviamente col potenziamento di tipo genetico.
Quali sono gli interrogativi che il potenziamento ci pone? Innanzitutto se possiamo oggi dire che esista una natura umana stabile, e che questa natura umana abbia un valore di tipo normativo. Come possiamo oggi distinguere tra ciò che è naturale e ciò che artificiale? Qual è il confine tra la terapia e il potenziamento? Chi può giudicare se si tratta effettivamente di un miglioramento, o se stiamo andando verso qualcosa di peggiore rispetto a ciò che la natura ha stabilito? Rispetto a cosa noi diciamo se il potenziamento ci porterà verso il meglio o verso il peggio e quali sono eventualmente i limiti che dobbiamo porre all’uso della tecnica?
Bio-progressisti e bio-conservatori
Rispetto al potenziamento noi distinguiamo due fronti, il fronte dei bio-progressisti e il fronte dei bio-conservatori. Per quanto riguarda i bio-progressisti essi adottano delle argomentazioni per affermare che il potenziamento di fatto non è altro che una forma di evoluzione; fino adesso l’evoluzione è andata avanti attraverso la selezione naturale di cui Darwin ci ha parlato; ma l’uomo adesso può autoevolversi, quindi l’evoluzione può accelerare molto di più grazie all’intervento dell’uomo su se stesso.
I sostenitori dell’enhancement presentano allora alcune argomentazioni che permettono loro di sostenere la validità del potenziamento. La prima argomentazione è l’argomentazione che riguarda la natura. Essi dicono: si afferma che la natura ha un valore di tipo normativo cioè in grado di darci quei criteri che ci permettono di dire che cosa è buono e che cosa è cattivo, però la natura non è sempre buona. Lo dimostra il fatto che ammalarsi è un evento naturale, eppure un medico cura la malattia, e allora perché diciamo che la natura è di per sè buona? L’argomento della natura non regge. Poi c’è l’argomento del danno. Esso riguarda il fatto che quando una persona si potenzia fa una scelta per se stesso; quindi loro affermano che finché io potenzio me stesso, attraverso un potenziamento di tipo genetico, assumendo il doping e potenziandomi dal punto di vista cognitivo, o facendo un intervento di chirurgia estetica, questo è un intervento che ho fatto su me stesso, non ho danneggiato gli altri. E allora perché sarebbe male nel momento in cui non provoco un danno agli altri e alla società? Il terzo è l’argomento della distinzione fra i diversi tipi di enhancement: i sostenitori dell’enhancement dicono: perché noi giudichiamo normale prendere la tazzina di caffè per svegliarsi oppure mettersi gli occhiali se non ci vediamo bene, e invece giudichiamo cattivo assumere il doping, o assumere un farmaco intelligente per potenziare ad esempio la memoria e la concentrazione? Sono entrambi dei modi con cui l’uomo si potenzia. Il quarto è l’argomento dell’irrilevanza della distinzione fra terapia ed enhancement; i sostenitori dell’enhancement affermano che non esiste una distinzione così netta tra terapia ed enhancement perché sia la terapia medica che il potenziamento hanno entrambi lo stesso fine, cioè andare verso una condizione migliore; poiché il fine è lo stesso non esiste una distinzione così netta e del resto tutte le tecnologie possono essere viste come un potenziamento delle nostre capacità umane originarie native. Infine abbiamo l’argomento del diritto all’autonomia; questo è l’argomento forte dei sostenitori dell’enhancement i quali affermano che l’uomo ha il diritto ad autodeterminarsi, cioè a scegliere per se stesso che cos’è meglio per se stesso. E quanto alla critica sulle disparità che si creano essi dicono che naturalmente nasciamo tutti disuguali, perciò dire che chi si potenzia è avvantaggiato rispetto a chi non può potenziarsi è un argomento che non regge, perché già la natura – se vogliamo usare l’argomento di natura – non ci rende tutti uguali. Pertanto ogni individuo ha il diritto ma anche il dovere del miglioramento di se: coloro che sostengono l’enhancement dicono che potenziarsi, renderci migliori di quello che siamo, è un obbligo anche dal punto di vista morale e questo diritto al potenziamento scaturisce dal diritto alla ricerca della felicità. Vedete che ritorna questo tema del fine della felicità come diritto individuale alla realizzazione di quello che si ritiene piacevole e desiderabile; la felicità avrebbe a che fare con questi due termini, il piacere e il desiderio. Il presupposto filosofico è che la bontà è deducibile da ciò che soggettivamente piace o si preferisce, e non da ciò che in sé è buono per natura.
Dunque al centro di questa riflessione c’è l’individuo pensato singolarmente, non l’individuo pensato in relazione. Se voi andate nel sito dei transumanisti trovate uno slogan che dice: l’obiettivo transumanista è creare un mondo in cui gli individui possano scegliere in autonomia di potenziarsi o no, un mondo in cui tali scelte siano potenziate. La parola chiave che tiene e sostiene tutta la riflessione transumanista, la riflessione di coloro che sostengono il potenziamento, è proprio “io scelgo”, cioè è proprio l’autodeterminazione, il diritto di scelta individuale. Julian Savulescu che è un filosofo australiano in cui si imbattono tutti coloro che hanno a che fare con la filosofia morale e la bioetica, è un forte sostenitore del potenziamento. Egli dice: “Sostengo che c’è un’obbligazione morale nei confronti dell’enhancement degli esseri umani, sostengo che se ci si impegna come per un obbligo morale a trattare e prevenire malattie, ci si impegna al miglioramento genetico e a fornire altri enhancement nella misura in cui essi promuovano il benessere umano. Sostengo che questo non è un progetto eugenetico – (e vedremo che questa è la grossa critica fatta da coloro che invece sono contro il potenziamento) – c’è la possibile deriva eugenetica ma è espressione della nostra natura umana fondamentale prendere decisioni razionali e provare a migliorarci. Essere umani significa provare a essere migliori”. Se si legge questo brano di Savulescu del 2005 si vede come esso ricalchi le parole di Anders del 1956: “è proprio dell’essere umano cercare di essere migliore”.
L’altro fronte è quello dei cosiddetti bio-conservatori i quali affermano che bisogna distinguere tra ciò che è terapia e ciò che è potenziamento. Terapia e potenziamento, a differenza di quanto sostengono i transumanisti, sono molto diverse, la terapia ha una fine, ovvero nel momento in cui la persona guarisce la terapia è finita, il potenziamento di per sé è infinito perché noi possiamo sempre trovare dei motivi per migliorarci ulteriormente. Poi affermano che l’enhancement va contro la giustizia sociale, infatti le terapie di potenziamento sono disponibili solamente nei Paesi ricchi e solamente alle persone che hanno le possibilità economiche di permettersi di potenziarsi. Questo crea una disuguaglianza sociale sempre più forte, quindi il rischio è che si vada verso una società di ricchi genetici e di poveri genetici. C’è un film del 1997, “Gattaca, la porta dell’universo”, interessantissimo da questo punto di vista; esso prefigura una società divisa in classi, dove le classi più alte vengono occupate da coloro che sono migliori dal punto di vista genetico e perciò hanno i posti migliori a livello sociale e le classi più basse consistenti di coloro che sono scarsi dal punto di vista genetico; perciò la società è divisa in validi ed invalidi, in ricchi genetici e poveri genetici. Una prefigurazione del regista nel 1997 ma che sta diventando sempre più attuale.
Coloro poi che non appoggiano assolutamente il potenziamento affermano che esso può collocarsi solamente all’interno di un contesto in cui la medicina è a servizio del mercato, per cui io pago e il medico deve darmi ciò che chiedo; quindi la medicina diventa una merce, e qui c’è appunto la visione della medicina come contratto.
La cibernetica: i cinque sensi non bastano più
Ci sono tre ambiti principali all’interno dei quali oggi si parla di potenziamento. Il primo riguarda la cibernetica, l’uomo cyborg di cui tanto si è narrato nei testi di fantascienza ma che ormai è diventata una realtà. Nel 2004 il musicista inglese Neil Harbisson si è fatto impiantare sulla testa un’antenna. Se l’è fatta impiantare perché soffriva di una malattia rara che si chiama acromatopsia, è una malattia che non permette di percepire i colori; attraverso questa antenna è possibile fare in modo che i colori vengano trasmessi al cervello sotto forma di 360 onde sonore. Quindi Neil riesce a sentire i colori esattamente come si sente una musica e quindi riesce a identificare i diversi colori attraverso i suoni. Lui considera questa antenna che gli è stata piantata nel cervello come una parte integrante del suo corpo, la considera un’estensione del suo cervello, non come un accessorio ma come una parte integrante del suo corpo, tanto che nel 2004 è stato il primo uomo al mondo che ha avuto nella sua carta d’identità l’identificazione come di uomo cyborg; egli è riconosciuto nel suo Paese come uomo cyborg. Questa antenna ha un dispositivo bluetooth che permette di collegarsi alle reti wifi in modo tale che nel suo cervello egli riesce a captare tutti i segnali che viaggiano in rete, a vederli all’interno del suo cervello. Allo stesso modo il transumanista David Orban si è fatto impiantare nella mano un chip; con questo chip riesce ad aprire le porte automatiche e riesce anche a pagare con la carta di credito. David Orban parlando del suo essere di fatto un uomo cyborg avendo una tecnologia impiantata nel suo corpo, afferma che in un mondo come il nostro dove i computer diventano sempre più avanzati, l’intelligenza artificiale avanza sempre di più, i robot diventano sempre più sofisticati, i cinque sensi non bastano più, quindi noi dobbiamo ampliare i sensi. Entrambi affermano che attraverso i sensi noi abbiamo la conoscenza, quindi più potenziamo i nostri sensi più possiamo potenziare la nostra conoscenza, modificare la nostra conoscenza.
Farmaci intelligenti e furbi
Il secondo tipo di potenziamento è il potenziamento di tipo cognitivo, che si avvale dell’uso delle cosiddette smart drugs, di farmaci intelligenti e furbi. Sono dei farmaci che vengono utilizzati in alcuni tipi di patologia o di disturbi come per esempio il ADHD, disturbi da deficit di attenzione e di iperattività, oppure nel caso della narcolessia, quindi in individui che hanno delle patologie conclamate da curare. Questi stessi farmaci però assunti da persone sane potenziano alcune capacità di tipo cognitivo. Sono il Ritalin e l’Atomoxetina che vengono utilizzati nelle persone che hanno disturbi ADHD, e il Modafinil che viene utilizzato per la narcolessia. Che cosa provocano questi farmaci? Se vengono assunti provocano una maggiore memoria a breve termine, una maggiore capacità di concentrazione, uno stato più prolungato di veglia, una maggiore efficienza nel lavoro e così via, quindi le capacità vengono potenziate. È stata fatta un’indagine e si è visto che nelle università nordamericane sia gli studenti che i professori assumono questi farmaci, soprattutto gli studenti durante le sessioni di esami, e i professori quando si trovano in periodi di grossi impegni di tipo universitario, in una percentuale che varia dall’11 al 25% della popolazione universitaria; ad Oxford si arriva anche al 26% di persone che in ambito accademico fanno uso di questi farmaci. In Germania il 9% dei medici ha dichiarato di fare uso di questi farmaci. Perché? Perché alcuni di questi farmaci per esempio permettono ai chirurghi di aumentare di molto la concentrazione in sala operatoria, di mantenere le mani molto più ferme quando operano o, se assunti dai controllori di volo, dai piloti aumentano la concentrazione; la stessa cosa vale per persone che fanno dei lavori molto stressanti al fine di aumentare il tempo in cui possono lavorare e l’efficacia nel lavoro. Vengono detti farmaci furbi perché non è difficile procurarseli, li si può procurare anche online, quindi si può anche saltare la prescrizione medica. In molti Paesi questi sono dei farmaci legali, quindi si possono avere o dicendo delle bugie al medico, inventandosi qualche tipo di bisogno per cui è predisposto questo tipo di farmaci, oppure procurandoseli direttamente in rete. Sono farmaci molto diffusi, facilmente accessibili, e hanno degli effetti temporanei. Lo studente se lo prende nel periodo della sessione di esame e poi non ne fa più uso, però in quel periodo aumenta la sua capacità di concentrazione o di memoria. Sono dei farmaci che vengono sempre più studiati e diffusi a causa dell’aumento delle malattie neurodegenerative nella società, ragione per cui ci sono fortissimi finanziamenti in ambito di ricerca per la loro produzione, e sono dei farmaci che ovviamente trovano una larga accoglienza in una società come la nostra che ha fatto della conoscenza un po’ il perno attorno al quale ruota tutto il resto, una società in cui la competizione si fa sempre più incalzante. Per esempio in ambiente accademico questo si vede: io devo migliorare le mie capacità perché mi trovo in un ambiente fortemente competitivo dal punto di vista intellettuale.
Il potenziamento genetico con effetti sull’umanità futura
Il terzo tipo di potenziamento è il potenziamento di tipo genetico. Pensiamo all’immagine di un bambino su misura che è la prospettiva per le future generazioni. Esistono già adesso delle società che permettono, o meglio che vorrebbero permettere ai genitori di creare dei bambini su misura. Attraverso il DNA si può decidere di quali geni dotare il proprio bambino, programmare il bambino che abbia un più alto quoziente di intelligenza, che abbia una determinata statura, che abbia gli occhi di un determinato colore, che abbia i capelli di un determinato colore o così via. Quando noi parliamo di potenziamento genetico intendiamo tutti quegli interventi che vengono fatti sul DNA al fine di aggiungere dei geni che non sono presenti nel genoma di una persona, conferendogli così alcune caratteristiche che naturalmente non avrebbe oppure andando ad alterare altri geni sani; la terapia genetica già si fa con l’alterazione dei geni cosiddetti malati, ma il potenziamento genetico prevede invece di intervenire sui geni sani. In tal caso la finalità non è una finalità curativa come accade per la terapia di tipo genetico, ma migliorativa; ecco che qui avanza lo spettro della cosìddetta eugenetica positiva cioè del creare delle persone su misura secondo degli standard, dei modelli che la società prevede siano dei migliori. All’interno del potenziamento di tipo genetico si colloca una tecnologia di cui si sta parlando moltissimo in questi anni, che la cosiddetta CRISPR-Cas9 che è una tecnologia di taglia e cuci genetico, per cui è possibile rimuovere determinate sequenze geniche o aggiungere determinate sequenze geniche, andando ad alterare il patrimonio genetico di una persona, conferendo a questa persona delle abilità che naturalmente non avrebbe o dei tratti che naturalmente non avrebbe. Sempre il nostro Savulescu interviene rispetto al potenziamento di tipo genetico dicendo che i genitori hanno la libertà di scegliere quando avere figli, quanti averne, e senza dubbio anche che tipo di figli avere. Così come i genitori hanno libertà nel decidere dell’educazione dei loro figli, incluse l’istruzione e l’educazione religiosa, essi dovrebbero avere la libertà nel decidere dei geni dei loro figli. Altrimenti perché io potrei decidere come genitore in quale scuola mandare mio figlio, decidere che educazione di tipo religioso dare a mio figlio? Del resto, dicono, esiste anche il potenziamento religioso, la meditazione e l’ascesi sono delle forme di potenziamento, ci permettono di affrontare la vita in modo migliore,. Ci sono anche degli studi dal punto di vista scientifico che mostrano come ad esempio le persone di fede – a qualunque fede appartengano – guariscono meglio rispetto a chi non ha fede, sicché anche la spiritualità sarebbe una forma di potenziamento. Allora perché io posso decidere, per esempio, come istruire dal punto di vista religioso mio figlio, e non posso invece decidere che geni deve avere mio figlio? Questa è una libertà, la libertà che per coloro che sostengono il potenziamento si chiama autonomia procreativa. Il potenziamento promuove ciò che conta davvero per l’uomo, cioè il suo benessere e rappresenta l’opportunità di condurre una vita migliore; quelli che lo sostengono affermano che attraverso il potenziamento noi potremmo andare sempre di più verso una società composta da persone con più abilità e meno disabilità, quindi sostanzialmente verso una società più perfetta.
Il filosofo Michael Parker che è un filosofo molto simpatico che lavora ad Oxford afferma che se noi diciamo che l’embrione è migliore per qualche motivo, ciò non significa che la vita che ne risulterà sarà effettivamente migliore, perché il fatto che una persona nasca con un patrimonio genetico per così dire migliore di un altro, con più abilità di un altro, non porta consequenzialmente al fatto che questa persona sarà più felice di un’altra meno dotata dal punto di vista genetico: la felicità non è una diretta conseguenza del nostro patrimonio genetico, più o meno bello, più o meno valido.
Quali sono i problemi etici che pone il potenziamento? Innanzitutto il fatto che viene sempre meno la distinzione tra le persone e le cose. Di fatto gli interventi di potenziamento considerano sempre di più l’uomo come un oggetto manipolabile, un oggetto di cui disporre; si avvalgono di una concezione materialistica o meccanicistica del corpo; il corpo io lo posso controllare, del mio corpo io posso disporre, ma non solo del mio anche di quello degli altri. Bisogna tener presente che tutta la corrente utilitarista, libertaria, dl punto di vista filosofico afferma che noi possiamo disporre di tutte le persone che non hanno coscienza, e perciò dei feti, degli embrioni, delle persone in coma, delle persone che hanno una demenza, perché non hanno capacità di decidere per se stesse e sono gli altri che possono decidere per loro. Quindi posso disporre non solo del mio corpo ma anche del corpo altrui.
Il problema dell’eugenetica di tipo liberale è che si possa andare sempre di più verso la costruzione del uomo su misura. Ciò pone il problema dell’autonomia dei soggetti coinvolti, il problema se si può decidere per gli altri, e anche decidere modificazioni permanenti sugli altri. Quando io vado a intervenire geneticamente su un bambino che porto in grembo provoco una modificazione che lui non ha scelto ma che si porterà nel corso di tutta la vita. Poi c’è il problema del rapporto rischi benefici, se il potenziamento può certamente portare a dei benefici per l’uomo, quali sono i rischi in cui si incorre? Già per quanto riguarda le smart drugs ci sono degli studi di tipo scientifico che fanno vedere che le persone che ne hanno fatto uso sono più soggette a cardiopatie, a psicosi, a tentativi di tipo suicidario e così via, per cui ci sono dei rischi alcuni dei quali già noti e molti altri non noti, in quanto si tratta di rischi a lungo termine. Sono a lungo termine sugli individui ma sono a lungo termine anche sulla società perché quello che viene a cambiare nel tempo è proprio la concezione e la visione dell’uomo.
La questione antropologica, il vero problema
Poi ci sono i problemi di giustizia, il fatto che alcuni si possono avvalere di queste tecnologie ed altri no, il rischio per la solidarietà umana, il fatto che le persone biopotenziate possono sentirsi molto superiori agli altri così da non considerare più gli altri degni di una vita, di una vita buona. Le persone che sostengono l’enhancement nella maniera più radicale affermano che il potenziamento crea una differenza di statuto morale per cui hanno più dignità le persone che sono potenziate rispetto a quelle che non sono potenziate. La domanda di fondo è dunque questa: ciò che è tecnicamente possibile è anche sempre lecito sul piano etico? A questa domanda a me veniva da rispondere pensando alla sapienza di Paolo che nella prima lettera ai Corinti afferma “tutto mi è lecito ma non tutto giova, tutto mi è lecito ma non mi lascerò dominare da nulla”. Perché? Perché noi abbiamo a disposizione con le nuove tecnologie un grandissimo potere, che significa anche ampliare veramente in modo grande la nostra libertà, ma occorre ricordare che l’ampliamento della nostra libertà va sempre di pari passo con l’ampliamento della nostra responsabilità, e quindi non è detto che tutto ciò di cui mi posso avvalere poi sia anche buono in sé.
La questione di fondo è una questione antropologica e di senso, cioè il fatto che si va sempre più verso una visione riduzionistica e biologistica dell’uomo, dove l’uomo viene visto e valutato in base a singole capacità e non viene guardato e valutato nel suo complesso attraverso una visione integrale, come dovrebbe essere ad esempio la visione cristiana dell’uomo. E poi c’è il problema di un ideale di perfezione che pone in questione la radicale finitezza dell’esistenza umana, cioè il fatto che noi possiamo migliorarci all’infinito; questo ci fa perdere di vista il fatto che l’uomo è costitutivamente fragile e basta un nulla perché l’uomo perda tutte le sue capacità. E infine, ma non in fine, il fatto che questo tipo di problematiche si pone all’interno di una società che è sempre più una società individualistica e centrata su un soggetto che non è più pensato in relazione. Un soggetto che si pensa in relazione sa che lì dove manca di alcune capacità, di alcune abilità, altri lo possono supportare nel condurre la sua vita, cosa che non è pensabile dall’uomo che si pensa da solo e deve provvedere per sé.
Vi lascio con due domande
Vi lascio dunque con due domande: che cos’è la vita buona, considerato che coloro che pensano che il potenziamento è sempre comunque buono? Dicono che il potenziamento serve per avere la vita migliore possibile.
Ma il Salmo 8 dice: che cos’è l’uomo perché te ne ricordi, il figlio dell’uomo perché te ne curi? Quindi la tematica del potenziamento ci rimanda alla domanda di senso su che cos’è la vita buona ma anche su che cos’è per noi oggi l’uomo.
Dice Michael Sandel: “invece di impiegare le nostre nuove possibilità genetiche per raddrizzare il legno storto dell’umanità dovremmo fare il possibile per creare assetti sociali e politici più accoglienti nei confronti dei doni e dei limiti di noi imperfetti esseri umani”. Il rischio altrimenti è quello che viene prospettato da John Harris, che invece è un forte sostenitore del potenziamento, il quale afferma “noi abbiamo raggiunto un punto nella storia umana nel quale ulteriori tentativi di rendere il mondo un posto migliore includeranno non solo cambiamenti sul mondo ma anche cambiamenti sull’umanità, forse con la conseguenza che noi o i nostri discendenti cesseremo di essere umani nel senso in cui noi comprendiamo quell’idea”.
Daniela Turato