ESPLODE LA NOVITÀ DELLA CHIESA DI FRANCESCO
ESPLODE LA NOVITÀ DELLA CHIESA DI FRANCESCO
Le accese reazioni a un articolo della “Civiltà cattolica” che denunciava il fondamentalismo anche cattolico svelano la portata della svolta
La redazione
Con l’articolo “Fondamentalismo evangelicale e integrismo cattolico, un sorprendente ecumenismo” uscito sul quaderno 4010 della Civiltà Cattolica, è esplosa in tutta la sua evidenza la novità della Chiesa guidata da papa Francesco. Non che questo articolo rivelasse disegni ignoti e determinazioni nuove del papa gesuita, perché anzi affermando che “Francesco intende spezzare il legame organico tra cultura, politica, istituzioni e Chiesa” (cioè vuole portare la comunità di fede fuori dalle strette del modello di “cristianità” per restituire al mondo assetato la fresca sorgente del cristianesimo) non ha fatto che ripetere ciò che da quattro anni Francesco sta dicendo e facendo nell’esercizio del suo ministero petrino.
In particolare che fosse conclusa l’età costantiniana della Chiesa, che si dovesse prendere congedo da ogni suggestione di Imperi sacri e di regni politici cristiani, papa Francesco l’aveva proclamato in tutti i suoi discorsi all’Europa, l’aveva mostrato restituendo simbolicamente la corona del Sacro Romano Imperatore ai re e leaders europei venuti a portargliela insieme al “premio Carlo Magno”, l’aveva spiegato nella successiva intervista a “La Croix” quando aveva detto che il compito della Chiesa verso le società umane è il servizio curvato, come Gesù, fino alla lavanda dei piedi, e quando aveva fatto pubblicare il documento del cardinale Muller e della Commissione Teologica Internazionale sul definitivo congedo del cristianesimo da ogni idea di un Dio di violenza.
È grazie a questa purificazione della fede che papa Francesco ha potuto guadagnare la libertà evangelica del giudizio sul mondo, ha potuto denunciare il denaro che governa e l’economia che uccide, la società dello scarto e l’ideologia dell’indifferenza, il commercio delle armi e l’espropriazione della vita, i muri di separazione e lo scempio del creato, e ha potuto dispiegare una diplomazia a tutto campo per difendere i deboli e fermare la guerra.
Ma fino a quando questa linea portante del pontificato di Francesco veniva raccontata e percepita in termini rituali, in categorie obsolete, sull’autorità di autori poco noti, finché si parlava di cristianità e di Costantino, di potere temporale e Carlo Magno, del teologo Prziwara e dello storico Heer, e la misericordia era presa come buon cuore e non come la scelta globale e ricapitolativa di tutto, si poteva far finta di niente, si poteva mostrare di non capire, si poteva mettere il papa in cornice e il mondo sotto assedio.
Ma quando dall’idea si passa alla realtà, quando ci si scontra con la rivendicazione del “diritto alla ricchezza” e con la paura dello straniero, quando si comincia a far nomi – Nixon, Reagan, Bush, Bannon, Trump –e quando si dice che il fondamentalismo non è solo protestante, è anche cattolico, e si apre uno squarcio attraverso cui si vede come è stata la Chiesa di cristianità fino al Concilio (e in certi filoni sussiste tuttora), allora saltano i nervi scoperti. È quel che è successo con l’articolo della Civiltà Cattolica, firmato dal suo direttore Antonio Spadaro e dal pastore presbiteriano Marcelo Figueroa, direttore – nominato da Bergoglio – dell’edizione argentina dell’ Osservatore Romano. E così quello che poteva essere solo un illuminante contributo per la comprensione della situazione presente, è diventato un casus belli, molte destre sono insorte, i siti “cattolici” antipapisti si sono stracciate le vesti e un vivace dibattito (cioè un putiferio) si è scatenato anche nella Chiesa degli Stati Uniti, del Paese, cioè, nel quale il fenomeno del fondamentalismo evangelicale e dell’integrismo cattolico era soprattutto osservato.
Che cosa diceva l’articolo della Civiltà Cattolica?
Dopo aver osservato che negli Stati Uniti la compenetrazione tra politica, morale e religione ha assunto il linguaggio manicheo della contrapposizione al Male assoluto (l “asse del male” di Bush torna oggi negli atteggiamenti di Trump) l’articolo rievoca la storia del «fondamentalismo evangelico» che nasce negli anni 1910-15, e che oggi si può assimilare alla «destra evangelicale» o «teoconservatorismo». I nemici via via combattuti sono stati gli spiriti modernisti, i diritti degli schiavi neri, i movimenti hippy, il comunismo, i movimenti femministi, fino a giungere, oggi, ai migranti e ai musulmani. L’ispiratore, grazie a una lettura “decontestualizzata” dell’Antico Testamento, è il «Dio degli eserciti» di Gedeone e di Davide, così che le armi possono assumere una giustificazione di carattere teologico. A ciò si aggiunge il «dominionismo» nei confronti della natura creata.
L’articolo della rivista dei Gesuiti nota poi un altro fenomeno rilevante in queste correnti religiose, il passaggio dall’originale pietismo puritano, basato su L’ etica protestante e lo spirito del capitalismo di Max Weber, alla «teologia della prosperità», propugnata principalmente da pastori milionari e mediatici e da organizzazioni missionarie con un forte influsso religioso, sociale e politico. Ma ciò che soprattutto preoccupa la rivista italiana, più volte, com’è noto, accreditata dal papa, è “un sorprendente ecumenismo” tra fondamentalisti e cattolici integralisti, accomunati dalla medesima volontà di un’influenza religiosa diretta sulla dimensione politica. “Quest’incontro per obiettivi comuni avviene sul terreno di temi come l’aborto, il matrimonio tra persone dello stesso sesso, l’educazione religiosa nelle scuole e altre questioni considerate genericamente morali o legate ai valori. Sia gli evangelicali sia i cattolici integralisti condannano l’ecumenismo tradizionale, e tuttavia promuovono un ecumenismo del conflitto che li unisce nel sogno nostalgico di uno Stato dai tratti teocratici”.
E queste sono le conclusioni della rivista:
“La prospettiva più pericolosa di questo strano ecumenismo è ascrivibile alla sua visione xenofoba e islamofoba, che invoca muri e deportazioni purificatrici… È chiara l’enorme differenza che c’è tra questi concetti e l’ecumenismo incoraggiato da papa Francesco, che si muove nella linea dell’inclusione, della pace, dell’incontro e dei ponti. Questo fenomeno di ecumenismi opposti, con percezioni contrapposte della fede e visioni del mondo in cui le religioni svolgono ruoli inconciliabili, è forse l’aspetto più sconosciuto e al tempo stesso più drammatico della diffusione del fondamentalismo integralista. È a questo livello che si comprende il significato storico dell’impegno del Pontefice contro i «muri» e contro ogni forma di «guerra di religione».
“L’elemento religioso invece non va mai confuso con quello politico. Confondere potere spirituale e potere temporale significa asservire l’uno all’altro. Un tratto netto della geopolitica di papa Francesco consiste nel non dare sponde teologiche al potere per imporsi o per trovare un nemico interno o esterno da combattere. Occorre fuggire la tentazione trasversale ed «ecumenica» di proiettare la divinità sul potere politico che se ne riveste per i propri fini. Francesco svuota dall’interno la macchina narrativa dei millenarismi settari e del «dominionismo», che prepara all’apocalisse e allo «scontro finale». La sottolineatura della misericordia come attributo fondamentale di Dio esprime questa esigenza radicalmente cristiana.
“Francesco intende spezzare il legame organico tra cultura, politica, istituzioni e Chiesa. La spiritualità non può legarsi a governi o patti militari, perché essa è a servizio di tutti gli uomini. Le religioni non possono considerare alcuni come nemici giurati né altri come amici eterni. La religione non deve diventare la garanzia dei ceti dominanti. Eppure è proprio questa dinamica dallo spurio sapore teologico che tenta di imporre la propria legge e la propria logica in campo politico.
“Oggi più che mai è necessario – continua la rivista – spogliare il potere dei suoi panni confessionali paludati, delle sue corazze, delle sue armature arrugginite. Lo schema teopolitico fondamentalista vuole instaurare il regno di una divinità qui e ora. E la divinità ovviamente è la proiezione ideale del potere costituito. Questa visione genera l’ideologia di conquista.
“Lo schema teopolitico davvero cristiano è invece escatologico, cioè guarda al futuro e intende orientare la storia presente verso il Regno di Dio, regno di giustizia e di pace. Questa visione genera il processo di integrazione che si dispiega con una diplomazia che non incorona nessuno come «uomo della Provvidenza».
“Ed è anche per questo che la diplomazia della Santa Sede vuole stabilire rapporti diretti, fluidi con le superpotenze, senza però entrare dentro reti di alleanze e di influenze precostituite. In questo quadro, il Papa non vuole dare né torti né ragioni, perché sa che alla radice dei conflitti c’è sempre una lotta di potere. Quindi non c’è da immaginare uno «schieramento» per ragioni morali o, peggio ancora, spirituali.
“Francesco rifiuta radicalmente l’idea dell’attuazione del Regno di Dio sulla terra, che era stata alla base del Sacro Romano Impero e di tutte le forme politiche e istituzionali similari, fino alla dimensione del «partito». Se fosse così inteso, infatti, il «popolo eletto» entrerebbe in un complicato intreccio di dimensioni religiose e politiche che gli farebbe perdere la consapevolezza del suo essere a servizio del mondo e lo contrapporrebbe a chi è lontano, a chi non gli appartiene, cioè al «nemico».
“Ecco allora che le radici cristiane dei popoli non sono mai da intendere in maniera etnicista. Le nozioni di «radici» e di «identità» non hanno il medesimo contenuto per il cattolico e per l’identitario neo-pagano. L’etnicismo trionfalista, arrogante e vendicativo è, anzi, il contrario del cristianesimo. Il Papa, il 9 maggio, in un’intervista al quotidiano francese La Croix, ha detto: «L’Europa, sì, ha radici cristiane. Il cristianesimo ha il dovere di annaffiarle, ma in uno spirito di servizio come per la lavanda dei piedi. Il dovere del cristianesimo per l’Europa è il servizio». E ancora: «L’apporto del cristianesimo a una cultura è quello di Cristo con la lavanda dei piedi, ossia il servizio e il dono della vita. Non deve essere un apporto colonialista».
“Su quale sentimento fa leva la tentazione suadente di un’allean¬za spuria tra politica e fondamentalismo religioso? Sulla paura della frattura dell’ordine costituito e sul timore del caos. Anzi, essa funziona proprio grazie al caos percepito. La strategia politica per il successo diventa quella di innalzare i toni della conflittualità, esagerare il disordine, agitare gli animi del popolo con la proiezione di scenari inquietanti al di là di ogni realismo.
“La religione a questo punto diventerebbe garante dell’ordine, e una parte politica ne incarnerebbe le esigenze…
“Per questo Francesco sta svolgendo una sistematica contro-narrazione rispetto alla narrativa della paura. Occorre, dunque, combattere contro la manipolazione di questa stagione dell’ansia e dell’insicurezza. E pure per questo, coraggiosamente, Francesco non dà alcuna legittimazione teologico-politica ai terroristi, evitando ogni riduzione dell’islam al terrorismo islamista. E non la dà neanche a coloro che postulano e che vogliono una «guerra santa» o che costruiscono barriere di filo spinato. L’unico filo spinato per il cristiano, infatti, è quello della corona di spine che Cristo ha in capo”.
L’accesa discussione che si è aperta in seguito a questo articolo ha il merito di far venire alla luce quella che è la vera alternativa della Chiesa di oggi, e della fede che essa ha il divino mandato di custodire e di trasmettere. Inoltre essa postula che, una volta sciolto il groviglio di politica e religione, si elaborino le idee, le teologie politiche e i modelli per un efficace innesto delle potenzialità evangeliche nella costruzione degli ordinamenti e della vita comune sulla terra. Intanto bisogna resistere ai demolitori delle nostre speranze. Forze potenti vorrebbero bloccare il rinnovamento, ripristinare il passato, impedire oggi e precludere per l’avvenire che venga un tempo nuovo, e che sia questo. La Chiesa che cammina con papa Francesco sa invece oggi, meglio ancora di ieri, per che cosa deve pregare e combattere.
(L’articolo integrale della Civiltà Cattolica si trova al link:
http://www.laciviltacattolica.it/articolo/fondamentalismo-evangelicale-e-integralismo-cattolico/ )
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Non è’ facile capire l’esistenza di dio, è una speranza ma non una certezza. spero che dio esista e mi dia la capacità di vivere con lui dopo la mia morte fisica spero come dice teilhard de chardin che le anime degli uomini si uniscano insieme a dio in una grande e immensa realtà cosmica.