FRANCESCO: IL PASTORE UMANISTA
FRANCESCO: IL PASTORE UMANISTA
Un commosso e motivato appello del Premio Nobel per la pace Adolfo Perez Esquivel perché sia sostenuta l’azione pastorale di rinnovamento di un papato senza precedenti nella storia
Adolfo Perez Esquivel
Premio Nobel per la pace
Papa Francesco sta portando la Chiesa verso frontiere che il mondo non vuole vedere compresi quelli che stanno in Vaticano. Egli combatte la cultura dello scarto, critica le ingiustizie provocate dal capitalismo e ne indica i principali responsabili, parla di decolonizzazione nei paesi della periferia, combatte la corruzione del Vaticano e la pedofilia dei preti, è intervenuto per la pace in Siria, ha riconosciuto lo Stato di Palestina, ha denunciato il narcotraffico e la violenza nel corso della sua visita in Messico, ha fatto appello all’Unione Europea perché assuma le sue responsabilità di fronte alla crisi migratoria, ha sostenuto il dialogo tra Stati Uniti e Cuba, si è speso per la pace in Colombia, ha rischiato la sua vita andando in zone di guerra in Africa, e molte altre cose si potrebbero citare di un papato quale pochi se ne sono visti nella storia. Tutto ciò ha un costo politico, un costo alto perché mettersi di traverso agli interessi dei più potenti non è un’impresa facile.
Ci addolora che alcuni, che si dicono credenti, non comprendano il profondo rinnovamento di cui ha bisogno la Chiesa dinanzi alle sfide del mondo di oggi. I primi passi furono fatti dal papa san Giovanni XXIII quando disse: “Voglio spalancare le finestre della Chiesa affinché noi possiamo vedere fuori e la gente possa vedere dentro”. E fu così che aprì il Concilio Ecumenico Vaticano II dando un nuovo impulso di rinnovata fede e speranza alla Chiesa cattolica. Cosa a cui fecero seguito gli incontri dell’Episcopato Latinoamericano di Medellin, Puebla, Santo Domingo e Aparecida, con il principio dell’opzione preferenziale dei poveri.
Mentre il nostro fratello, il papa Francesco, affronta le sfide che subisce l’umanità, deve sopportare continui attacchi, ingiurie e menzogne che vengono da gruppi di vescovi e cardinali che gli si oppongono, con animo violento e mettono in questione la sua azione pastorale. La promozione mediatica che sono riuscite a ottenere le dichiarazioni infondate dell’ex nunzio Viganò, rivela una campagna denigratoria che suscita una profonda preoccupazione nei cristiani nel mondo. Tutti vogliamo che siano denunziati e sanzionati i casi aberranti di pedofilia, ed è per questo che la domanda che molti di noi fanno è: perché ne fanno responsabile il nuovo papa, che sta facendo tutto quello che può per riconoscere e combattere gli abusi sessuali dentro e fuori della Chiesa, come non era mai successo prima?
Non posso tacere di fronte a tanta ingiustizia e a tanto odio manifestati contro il Santo Padre di cui si disconosce tutta l’azione di pastore che si prende cura della casa comune del popolo di Dio. Pastore che non nasconde le ombre della storia, che chiede perdono a nome della Chiesa e cerca riparazione assumendo su di sé il dolore profondo del male fatto ai popoli indigeni durante la conquista europea, così come per la complicità con le dittature latinoamericane e per i casi di abusi sessuali. È stato così che, fatto del tutto inedito, ha creato la Commissione Pontificia per la Protezione dei Minori, ha rimosso numerosi prelati di alto rango, ha convocato un Sinodo dei giovani e a febbraio del 2019 riunirà i presidenti delle Conferenze Episcopali di tutto il mondo con l’obiettivo di sradicare gli abusi sessuali. La sua politica egli l’ha espressa con grandissima chiarezza: “Le ferite non si prescrivono mai” e “mai scompaiono”, per cui dobbiamo dire: “Mai più la cultura dell’abuso”.
Il reverendo Luther King e mio collega nel Nobel diceva: “La tragedia principale non è l’oppressione e la crudeltà dei cattivi, ma il silenzio dei buoni”. Francesco, il papa latinoamericano, ci propone un progetto: un dialogo interreligioso per la cura della casa comune e il rispetto della dignità umana. Per questo la Laudato Sì è la prima enciclica che un papa abbia indirizzato a tutta l’umanità, non solo ai cristiani. Non restiamo in silenzio. Facciamo quello che chiede: preghiamo per lui. E se qualcuno non può pregare ma è d’accordo con il suo progetto umanista, può fare quello che egli ha chiesto in Bolivia parlando ai movimenti popolari: “E se qualcuno di voi non può pregare, con tutto rispetto, gli chiedo che mi pensi bene e mi mandi “buona onda”.
Adolfo Perez Esquivel
Premio Nobel per la pace
(traduzione dallo spagnolo della redazione)
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