IL CAPPIO DEL DEBITO
Strumento di controllo dei popoli
IL CAPPIO DEL DEBITO
Per 28 volte su 30 l’Italia ha chiuso il suo bilancio in attivo, ma la finanza, resa sovrana dalla politica, l’ha asservita con gli interessi del debito. Così è cominciata la globalizzazione. Questo vuol dire fare re il rovo, come racconta la Bibbia
Antonio De Lellis
Pubblichiamo l’Intervento di Antonio De Lellis all’assemblea di “Chiesa di Tutti Chiesa dei Poveri” del 6 aprile 2019, “Riunire i popoli frantumati e altre urgenze”:
Il mio contributo è sul versante del dio denaro, dell’impero del denaro, quindi vi parlerò un po’ anche di come la finanza e i processi di finanziarizzazione utilizzano il debito come strumento di controllo dei popoli. Faccio parte di un’organizzazione che si chiama CADTM, comitato per l’abolizione debiti legittimi, che si occupa proprio di individuare le parti illegittime del debito pubblico dei vari Stati e anche di quello italiano. Ma permettetemi una considerazione visti gli interventi così importanti che mi hanno preceduto. “L’ordine delle cose”, che è il titolo famoso del film di Andrea Segre che parla degli accordi tra il ministro degli Interni precedente e la Libia, è strettamente legato all’ordine dei conti, cioè l’ordine delle cose prefigura un sostanziale implicito: non ci sono i soldi, e se non ci sono i soldi prima gli italiani. Cerco anche di semplificare perché a volte le questioni del debito della finanza sono precedute da una certa diffidenza riguardo al tecnicismo. Ecco, l’ordine delle cose è questo: prima gli italiani, che però è preceduto dall’assunto che non ci sono i soldi.
Ma è proprio vero che non ci sono i soldi, è proprio vero che questo debito, ad esempio il debito pubblico italiano, è un debito assolutamente da pagare? Gli studi che noi stiamo conducendo dimostrano che invece questo debito pubblico (così come nella maggior parte dei Paesi interessati dal problema del debito) è in gran parte illegittimo o è stato già pagato. Debito è un sistema, un modello di dominio, uno strumento di controllo dei popoli ed è lo strumento che la finanza utilizza. Questo processo di finanziarizzazione non nasce oggi ed è molto importante indagare e considerare il percorso che ha fatto. Dagli anni ‘70 grazie alle crisi petrolifere si sono formati ingenti quantità di liquidità, queste liquidità sono state utilizzate per fare prestiti ai Paese in difficoltà; alla seconda crisi petrolifera i tassi sono aumentati, i Paesi in difficoltà che avevano ricevuto i crediti non sono stati in grado di restituirli e quindi il loro debito è aumentato enormemente. Ma questo fino al 2000 riguardava i Paesi marginali, quelli che oggi facciamo fatica a definire in via di sviluppo ma che erano tali fino a quell’epoca; oggi però riguarda anche noi, riguarda l’Europa, riguarda l’Italia, la Spagna e il Portogallo e tanti altri Paesi. È possibile che tutti questi Paesi abbiano il problema, come si dice di noi italiani, della incapacità perché sono Paesi che spendono troppo? Questa è la più grande bugia che viene raccontata: vi posso confermare che negli ultimi trenta anni l’Italia ha chiuso per ben 28 volte il suo bilancio con un avanzo primario, il che significa che tutto ciò è entrato sotto forma di entrate tributarie ha coperto di gran lunga e anche sopravanzato il fabbisogno, c’è stato un risparmio rispetto alle spese. Dunque dire che l’Italia si trova in queste condizioni perché ha speso di più, significa dire una grande menzogna, non è così.
Cosa è accaduto? È accaduto che non abbiamo tenuto il passo con gli interessi passivi sui titoli del debito pubblico. E questo perché è avvenuto? Nel 1981 alla fine di una lunga stagione di rivendicazioni sociali, il processo di finanziarizzazione ha ottenuto ciò che voleva: all’interno del processo di finanziarizzazione c’è stato un accordo di non belligeranza tra potere politico e potere bancario.
Ricorderete gli scandali importanti che hanno coinvolto la Banca d’Italia; questa dapprima si era opposta al processo di finanziarizzazione, aveva individuato delle criticità, aveva denunciato dei fatti, ma è stata messa sotto processo da un sistema che era colluso con la politica. Il divorzio nel 1981 tra Ministero del Tesoro e Banca d’Italia è stato proprio un accordo di non belligeranza. La Banca d’Italia non è entrata più a supporto dei titoli pubblici italiani e i tassi di interesse sono schizzati in alto, nel giro di 10 anni il nostro debito dal 58,6% del rapporto debito-PIL, è passato a oltre il 120%. Da allora non ci siamo più ripresi.
Non raccontare queste cose significa non considerare abbastanza che i processi di finanziarizzazione hanno un’importanza fondamentale, hanno avuto anche, secondo il Censis, un’importanza determinante nel verticalizzare i rapporti. Come agisce la finanza? La finanza agisce promettendo ciò che poi davvero riesce a mantenere cioè a creare denaro dal denaro; nel processo di finanziarizzazione sviluppato dagli anni ‘70 si è creato per la prima volta un fatto incredibile, la finanza non è più al servizio del lavoro non è più al servizio dell’economia, ma è un mondo a sé, autoregolamentato o meglio non autoregolamentato, perché evita qualunque forma di regolamentazione.
È importante affrontare queste tematiche perché se non si toccano questi aspetti, difficilmente si troverà la soluzione alle problematiche che voi oggi avete così bene affrontato.
Un altro esempio: dietro le migrazioni forzate epocali di cui stiamo parlando c’è il debito, il debito nella sua accezione più ampia, sociale, ambientale, ma anche economica e finanziaria che da una parte genere i flussi migratori forzati e dall’altra prepara nei Paesi destinatari le politiche di respingimento, perché se ci sentiamo meno ricchi, con meno possibilità, più precari, non c’è spazio per chi chiede ospitalità.
Concludo solo con un riferimento alla Bibbia che mi è stato in qualche modo suggerito anche da un mio carissimo amico don Silvio Piccoli. Nel capitolo 9 del libro dei Giudici c’è un riferimento alla nomina di un re, si tratta di un linguaggio figurato. Si chiede all’olivo di diventare re ma non accetta, si chiede alla vigna di diventare re, al fico di diventare re, ma nessuno accetta, accetta il rovo. Il rovo per accettare l’incarico chiede asservimento agli altri alberi altrimenti annuncia che incendierà tutto fino ai cedri del Libano. Ecco la finanza è un po’ questo; c’è un sistema che chiede l’asservimento totale e rispetto al quale non c’è che una desertificazione. Ossia non è possibile parlare di diritti se esiste un sistema così potente, così forte che non ha regole e che impone le proprie regole a tutto il mondo.
Antonio De Lellis