IL DISSENSO DEI DISCEPOLI
Un momento difficile per papa Francesco
IL DISSENSO DEI DISCEPOLI
Inquietudine nella base ecclesiale per Giovanni XXIII patrono dell’esercito e per qualche concessione alle politiche di numero chiuso sui migranti, con particolare indulgenza per l’Italia
PAX CHRISTI: ASSURDO COINVOLGIMENTO
Mons. Giovanni Ricchiuti
Ci è giunta notizia che San Giovanni XXIII sarà quanto prima proclamato Patrono dell’Esercito Italiano avendone fatto parte al tempo della Prima Guerra Mondiale.
Come Presidente della sezione italiana di Pax Christi, Movimento Cattolico Internazionale per la Pace, mi sembra irrispettoso coinvolgere come Patrono delle Forze Armate colui che, da Papa, denunciò ogni guerra con l’Enciclica ‘Pacem in terris’ e diede avvio al Concilio che, nella Costituzione ‘Gaudium et spes’, condanna ogni guerra totale, come di fatto sono tutte le guerre di oggi.
Se questa notizia fosse vera, sollecitato da tutto il Movimento Pax Christi e anche da altre persone sensibili al tema della pace, ritengo assurdo il coinvolgimento di Giovanni XXIII, anche perchè l’Esercito di oggi, formato da militari professionisti e non più di leva, è molto diverso da quello della prima Guerra mondiale che, non lo possiamo dimenticare, fu definita da Benedetto XV ‘inutile strage’. E’ molto cambiato anche il modello di Difesa, con costi altissimi (23 miliardi di euro per il 2017) e teso a difendere gli interessi vitali ovunque minacciati o compromessi.
Pensare a Giovanni XXIII come Patrono dell’Esercito lo ritengo anticonciliare anche alla luce della forte ed inequivocabile affermazione contenuta nella Pacem in Terris, “con i mezzi di distruzione oggi in uso e con le possibilità di incontro e di dialogo, ritenere che la guerra possa portare alla giustizia e alla pace è fuori dalla ragione – alienum a ratione”.
E’ ‘roba da matti’, per usare un’affermazione di don Tonino Bello, anch’egli Presidente di Pax Christi fino al 1993.
Papa Giovanni XXIII è nel cuore di tutte le persone come il Papa Buono, il papa della Pace, e non degli eserciti.
Sono certo che questo sentire non sia solo di Pax Christi, ma di tante donne e uomini di buona volontà, a cui chiediamo di unirsi con ogni mezzo a questa dichiarazione per esprimere il proprio rammarico per una decisione che non rappresenta il “sensus fidei” di tanti credenti che hanno conosciuto Giovanni XXIII o che ne apprezzano la memoria di quella ventata profetica che ha indicato alla Chiesa nuovi sentieri di giustizia e di pace.
Altamura, 11 settembre 2017
Giovanni Ricchiuti
Vescovo di Altamura-Gravina-Acquaviva delle Fonti
Presidente di Pax Christi – Italia
PAPA GIOVANNI NON PUÒ BENEDIRE L’ETICA MILITARE
Enrico Peyretti
Papa Giovanni, grande maestro di pace, fu solo militare volontario, per un breve tempo giovanile, per sostituire il fratello, e non può essere reclutato a forza a confermare e benedire l’etica militare. E’ un abuso e un’offesa alla quale speriamo e attendiamo rimedio da papa Francesco. E’ un atto paragonabile alle insegne religiose abusate negli stendardi militari e al dio nazionale invocato contro il dio della nazione nemica. E’ uno sprofondamento nel paganesimo tribale, e un sotterramento del vangelo. I funzionari clericali che hanno compiuto questa offesa devono ritirarla e chiedere perdono.
Qual è l’etica necessaria nell’esercito armato di armi mortali, omicide? Il 29 marzo 1996 (ero presente e prendevo appunti, una cosa che so fare bene), il generale Carlo Jean, un’autorità intellettuale dell’esercito, disse ad una platea di studenti medi, in un teatro di Torino: “Nell’esecito è necessaria la disciplina (…) perché combattere signfica uccidere. Occorre l’esecuzione autiomatica dell’ordine”. Ho pubblicato più volte queste sua parole (p. es. in La politica è pace, Cittadella, Assisi 1998, pp. 164-165).
Ora, l’obbedienza automatica è sub-umana, è abolizione della coscienza, è offesa all’immagine di Dio nella persona umana, riduce l’uomo a strumento, come diceva già Kant in Per la pace perpetua. Progetto filosofico, mostrando la necessità di abolire gli eserciti permanenti.
Tutto il pensiero cristiano (e non solo) è arrivato finalmente a capire bene questo, sulla coscienza. In un caso di tragica umiliante necessità di uccidere una persona per salvarne una più debole, senza alcuna alternativa possibili (è un caso che anche Gandhi riconosce), la decisione può essere soltanto della coscienza personale (come fece Bonhoeffer nel sostenere il complotto contro Hitler), e mai obbedienza automatica, comandata. Questa chiara verità annulla ogni etica militare della pura obbedienza. Gli obiettori di coscienza contro l’imparare e il fare la guerra lo hanno testimoniato a caro prezzo.
L’esercito è la struttura che, mediante l’uccisione sistematica, risolve un conflitto a vantaggio non di chi ha ragione e diritto, anche di difendere vite e diritti umani, ma lo risolve a vantaggio, necessariamente, di chi è più armato e spregiudicato. La vittoria militare non ha nulla a che fare con la ragione, col diritto, con l’etica, con la fede cristiana. Nulla più della ragione militare è estraneo all’etica umana. Non si può mettere Giovanni XXIII a benedire questa follia morale.
L’uso di un santo, amato per la sua bontà e per ciò che unisce e non ciò che divide, dimostra la miseria l’ignoranza della burocrazia militar-clericale in questa penosa congiura.
Enrico Peyretti
UN TIRO MANCINO?
Nino Fasullo
La nomina di papa Giovanni a patrono dell’esercito è un tiro mancino a papa Francesco?
Nino Fasullo
UN GESTO CONTRO I PAPI GIOVANNI E FRANCESCO
Sergio Paronetto
Tristezza, sconcerto e anche indignazione. Che paradosso proclamare papa Giovanni XXIII patrono dell’esercito! E’ come dichiarare Francesco d’Assisi patrono del sistema finanziario o madre Teresa patrona delle multinazionali.
Le ragioni del patronato sono biograficamente riduttive, forzate o parziali, tutte legate alla sua esperienza di cappellano militare durante la prima guerra mondiale “inutile strage”. Ma Roncalli non è morto in quegli anni. Proclamarlo patrono per le sue doti di cappellano militare vuol dire snaturarne il messaggio, inchiodarlo a un’esperienza discussa e tremenda che ha superato approdando ad altre argomentazioni, ad altri orizzonti (Concilio, Pacem in terris) così come ha fatto Primo Mazzolari.
Già all’indomani della fine della prima guerra mondiale, Roncalli affermava: «Ciò che vale veramente e soprattutto non è la forza delle spade e dei cannoni, ma la forza della giustizia davanti al cielo e alla terra, la forza del diritto e insieme della umana e divina fraternità degli uomini, il senso dell’onore. In queste cose sta il progresso verace degli individui e delle nazioni» (omelia 17 novembre 1918, chiesa di Santo Spirito, Bergamo).
Nel giugno 1940 osservava che “la guerra è un periculum enorme. Per un cristiano che crede in Gesù e nel suo vangelo un’iniquità e una contraddizione”.
Nella Pacem in terris del 1963 invita tutti al “disarmo integrale” considerando la guerra moderna come “l’incubo di un uragano” e un fenomeno assurdo, “alienum a ratione” (60, 61, 67).
E’ di guerre, infatti, che si parla quando si parla di esercito. Ultimamente, le guerre in Iraq, in Serbia, in Libia, in Afghanistan sono state le azioni scellerate (e controproducenti) che i governi italiani hanno promosso riuscendo sia ad aggirare l’articolo 11 della Costituzione, sia ad arricchire i fabbricanti di armi,complici dei Parlamenti che rinnovano esorbitanti finanziamenti per sistemi d’arma, bombe, missili, aerei e navi da guerra tanto da non avere più denaroper curare i malati, istruire igiovani, sconfiggere le marginalità sociali, contastare il dissesto idrogeologico, prevenire le calamità.
Le missioni militari cosiddette di pace raramente sono dentro un’ampia strategia ONU di contrasto alle violenze con forme adeguate di polizia internazionale. Oggi “il libro bianco della difesa” prefigura interventi contrari alla Costituzione della Repubblica, colpisce il fondamento giuridico della nostra carta fondamentale che intende ripudiare le guerre e prevenire i conflitti senza l’uso della guerra.
Ezio Bolis, su “l’Osservatore romano” (11 settembre 2017), osserva che tale scelta potrebbe essere “una provvidenziale occasione per riflettere in modo ponderato sul significato e l’opportunità di una presenza, quella dei cappellani militari, all’interno di un’istituzione qual è l’esercito”. Con azzardo utopistico potremmo aggiungere addirittura che la riflessione su papa Giovanni potrebbe ridimensionare lo stesso esercito, allontanarlo dalla Nato, limitarlo a una funzione rigorosamente difensiva.
Magari fosse così. Le dinamiche economiche, politiche e militari vanno in altre direzioni (distruttive e devastanti). Occorre molto realismo per vincere il rischio di ingenuità o di ipocrisia!. In realtà siamo davanti a due tristi operazioni: alla cattura burocratica-castale di un papa noto al mondo per la sua azione di pace e per averci donato la Pacem un terris; al tentativo di imbrigliare e ostacolare il magistero di pace di papa Francesco, ritenuto troppo audace e scomodo, spesso in contrasto con alcune pratiche o silenzi dei vescovi italiani (vedere i suoi interventi al Convegno ecclesiale di Firenze del novembre 2015 o quelli alla CEI nel maggio del 2015 e 2017).
Forse per molti ecclesiastici la via della nonviolenza, indicata da Francesco nel messaggio del 1 gennaio 2017, è ritenuta impossibile e pericolosa. Forse molti ritengono assurdo parlare di terza guerra mondiale a pezzi. Continuo a ritenere con Francesco che la via per la pace può essere solo una via di pace (come ha detto in Colombia il 10 settembre 2017), un’arte da esercitare, un impegno non proclamato a parole ma di fatto negato con strategie di dominio supportate da scandalose spese per armamenti mentre troppe persone sono prive del necessario per vivere. Il magistero di pace dei papi non si merita simile trattamento!
Sergio Paronetto (presidente Centro Studi di Pax Christi Italia)
CAPOVILLA NON SAREBBE D’ACCORDO
Mons. Tommaso Valentinetti
L’arcivescovo di Pescara-Penne sostiene la posizione di monsignor Ricchiuti: “Ora cambi
radicalmente la politica militare e al criterio della pace che si regge ancora sull’equilibrio degli
armamenti, si sostituisca il principio che la vera pace si può costruire soltanto nella vicendevole
fiducia”.
«Mi unisco all’appello di monsignor Ricchiuti e trovo come lui irrispettoso coinvolgere papa
Giovanni come patrono delle Forze Armate». È monsignor Tommaso Valentinetti, a parlare
all’indomani della proclamazione di San Giovanni XXIII come Patrono dell’Esercito.
L’arcivescovo di Pescara-Penne, in sintonia con il presidente di Pax Christi, movimento che lui
stesso ha guidato dal 2003 al 2009, definisce «un’assurdità l’accostamento tra la figura di Papa
Roncalli e le forze armate, tra il Pontefice dell’Enciclica Pacem in Terris, che denunciò ogni tipo di
guerra e invocò il disarmo, e l’esercito. Un’assurdità anche perché non rappresenta il “sensus fidei”
di tanti credenti che hanno conosciuto il Papa come l’uomo amorevole e il Pontefice finalmente
vicino, anche fisicamente, alla gente».
È amareggiato Monsignor Valentinetti che non riesce a tollerare il fatto che «si possa giustificare
questa operazione avviata nel lontano 1996 – continua l’arcivescovo – e per questo segnata da
innumerevoli difficoltà e dubbi in seno ecclesiale, con il fatto che l’allora Giuseppe Angelo
Roncalli rispose all’obbligo della leva in sostituzione del fratello. Si dimentica, però, che lo stesso
Papa, in diverse lettere, descriveva l’esperienza da militare come traumatica, tanto che tornato a
casa volle staccare dai suoi abiti e da se stesso tutti i segni del servizio militare. Ed ora cosa
fanno? Gli ricuciono addosso una mimetica, inventando un presunto beneplacito della
buonanima del cardinale Capovilla. Chi ha conosciuto però l’arcivescovo, tornato alla casa del
Padre lo scorso anno, sa benissimo che mai avrebbe potuto tollerare una volontà tanto contraria
al Papa che ha sostenuto e servito».
Anche l’associazione tra il Papa buono e le missioni di pace dell’Esercito non piace al presule
che, però, auspica un cambiamento necessario. «Spero che, a questo punto, l’intercessione di San
Giovanni – ribadisce Valentinetti ricordando la lettera enciclica del 1963 e l’opera del Santo Padre
– cambi radicalmente la politica militare italiana. Al n. 60 del suo stupendo documento il
Pontefice domandava che venisse arrestata la corsa agli armamenti e si riducessero simultaneamente e reciprocamente gli armamenti già esistenti. Una richiesta disattesa, ma non si potrà invocare il nome del Santo protettore senza, quantomeno, adoperarsi perché i rapporti fra le comunità politiche – e cita ancora l’enciclica al n. 62 – come quelli fra i singoli esseri umani, siano regolati non facendo ricorso alla forza delle armi, ma nella luce della ragione; e cioè nella verità, nella giustizia, nella solidarietà operante. Che al criterio della pace che si regge ancora sull’equilibrio degli armamenti, si sostituisca il principio che la vera pace si può costruire soltanto nella vicendevole fiducia!».
RADICALE DISSENSO
Vittorio Bellavite
Oggi 12 settembre il vescovo delle Forze Armate Mons. Santo Marcianò ha consegnato al capo di Stato maggiore dell’esercito italiano Danilo Errico la bolla pontificia con cui il Card. Robert Sarah, prefetto della Congregazione per il culto divino e la disciplina dei Sacramenti, ha decretato che papa Giovanni sarà il patrono dell’Esercito italiano.
Il “complesso” militare-clericale , che da venti anni si è organizzato per raggiungere questo obiettivo con il contributo dei vescovi militari e, in particolare, del Card. Angelo Bagnasco (già generale di Corpo d’Armata), ha raggiunto i suoi scopi. Essi sono quelli di dare “copertura” pastorale e mediatica a strutture che di evangelico non hanno niente e che sono in aperta contraddizione con i messaggi di pace con cui papa Francesco interviene tutti i giorni sugli scenari di guerra, reali e potenziali, dello scenario internazionale.
Il papa della “Pacen in terris”, della mediazione nella crisi dei missili dell’ottobre 1962, il papa del Concilio e della “Gaudium et Spes”, il papa che ha posto le premesse per una radicale scelta cristiana a favore della nonviolenza, viene usato per dare credibilità alle politiche delle “guerre umanitarie” e dei “bombardamenti intelligenti”, come quelle recenti praticate anche dalle Forze armate italiane in Kossovo (1999), in Afghanistan (2001), in Iraq (2003) e in Libia (2011).
Non possiamo che manifestare il nostro radicale radicale dissenso, tanto più doloroso e significativo se questa “bolla” è stata condivisa, magari obtorto collo, da papa Francesco.
Il Presidente di Pax Christi Mons. Giovanni Ricchiuti ha espresso con efficacia la posizione dell’ala pacifista del mondo cattolico che è stata sorpresa e sconcertata. Ci chiediamo perché i vescovi italiani siano stati, come sembra, del tutto ignorati dal Vaticano nel prendere questa decisione che a loro, secondo logica, avrebbe dovuto eventualmente spettare. E’ questa la riforma della Curia romana che si vuole fare?
Ci chiediamo poi che senso abbia un patrono dell’esercito italiano (marina ed aviazione sono escluse?) a fronte di possibili patroni celesti di altri eserciti, magari destinati su questa terra a combattersi. Ci viene alla mente la logica perversa dei soldati italiani che durante la Grande Guerra, in nome del re e del loro Dio cattolico, sul Carso combattevano gli austriaci che vi si opponevano in nome del loro imperatore e del loro “diverso” Dio cattolico.
Pensiamo/speriamo che questa situazione non passi sotto silenzio nel mondo cattolico italiano, che non sia ovattata con belle ed ipocrite parole ma che ci sia invece una vera e propria reazione di fronte a quello che riteniamo essere un vero e proprio sopruso che offende il Vangelo e la coscienza pacifista che si ispira al messaggio di fondo di papa Giovanni.
COMINCIÒ NEL 2011, BISOGNAVA PROVVEDERE PRIMA
Giancarla Codrignani
Nel 2011 in una messa in onore del Beato Giovanni XXIII egli fu salutato come “patrono dell’esercito” in s.ta Maria in Araceli dall’ordinario militare Vincenzo Pelvi e dalle istituzioni presenti perché era stato il Papa-soldato (perfino volontario per aver sostituito il fratello) nella prima guerra mondiale.
Per la precisione: il 24 ottobre 2011, al Beato Giovanni XXIII Papa fu dedicata nella Basilica di Santa Maria in Aracoeli, una Santa Messa per “promuoverne la devozione, quale Santo Patrono dell’Esercito”. .La Messa fu officiata da Mons. Vincenzo Pelvi, Ordinario Militare, che, nel corso della sua omelia, ha ricordato le parole di Papa Benedetto XVI al Convegno Internazionale Ordinariati Militari: “Penso in particolare all’esercizio della carità nel soldato che soccorre le vittime dei terremoti e delle alluvioni, come pure i profughi, mettendo a disposizione dei più deboli il proprio coraggio e la propria competenza. Penso all’esercizio della carità nel soldato impegnato a disinnescare mine, con personale rischio e pericolo, nelle zone che sono state teatro di guerra, come pure al soldato che, nell’ambito delle missioni di pace, pattuglia città e territori affinché i fratelli non si uccidano fra di loro”.
Il 10 ottobre 2014 il Capo di Stato maggiore della Difesa, Luigi Binelli Mantelli, presentò la richiesta formale – a nome del mondo militare italiano e durante le celebrazioni per la memoria liturgica – di nominare San Giovanni XXIII patrono dell’esercito.
Nel 2016 in occasione della festa di San Giovanni XIII, nella stessa basilica di Santa Maria in Aracoeli l’Ordinario militare Santo Marcianò iniziò l’omelia con le parole: «Sono grato al Signore che mi dona la gioia di ricordare Papa Giovanni come Patrono dell’Esercito» e invitò i militari a seguirne l’esempio “come fece il nostro amato Papa Giovanni da soldato e da prete, da vescovo e da Papa: oggi, da Santo e da vostro Patrono”.
Lo stesso Ordinario Militare d’Italia il 10 maggio 2017, dopo aver approvato l’elezione di san Giovanni XXIII a protettore celeste dell’esercito, richiese che elezione e approvazione venissero confermate dalla Congregazione per il Culto divino e la Disciplina dei sacramenti.
La Congregazione si espresse: “In virtù dalle facoltà concesse dal Sommo Pontefice Francesco, restando fermo che l’elezione e l’approvazione siano trattate a norma del diritto” ha acconsentito, confermando “San Giovanni XXIII, papa, patrono presso Dio dell’Esercito Italiano. Con tutti i diritti e i privilegi liturgici che conseguono secondo le rubriche…”” Firmato dal cardinale Roberto Sarah, Prefetto, e da monsignor Arturo Roche, Arcivescovo Segretario (Vatican Insider, 7 settembre).
Concludo copiando da Vatican Insider della Stampa del 10 settembre:
“San Giovanni XXIII è il nuovo patrono dell’Esercito italiano. Così l’Ordinariato militare d’Italia e i vertici delle Forze armate hanno ottenuto un risultato al quale miravano da anni. Nel pomeriggio del 12 settembre, a Palazzo Esercito, nella capitale, una sobria cerimonia introdotta dal generale Giuseppe Nicola Tota, vedrà la consegna della bolla relativa al nuovo patrono nelle mani del capo di Stato Maggiore dell’Esercito generale Danilo Errico, da parte dell’arcivescovo ordinario militare Santo Marcianò, che in questi giorni sta incontrando il contingente militare in Kosovo. A seguire alcuni interventi delle autorità presenti, intervallati da proiezioni di filmati, e la benedizione di un busto”.
PER UNA SOPPRESSIONE DELL’ORDINARIATO MILITARE
Manifesto “Quattro Ottobre”
Fonti giornalistiche, tra le quali La Repubblica e Huffington Post[1], informano tra l’altro che l’arcivescovo di Perugia-Città della Pieve, Gualtiero Bassetti, presidente della CEI, era completamente all’oscuro dell’operazione e come denuncia il vaticanista Francesco Antonio Grana su Il Fatto Quotidiano[2], la procedura che ha portato martedì 12 scorso alla presentazione della Bolla Pontificia appare “canonicamente molto frettolosa e burocratica senza una reale, franca e ampia consultazione dell’episcopato”. Per di più come si domanda Pierluigi Castagnetti 3], ultimo segretario del PPI e da giovane obiettore di coscienza, “ma Papa Francesco era informato?”.
I dubbi che lo stesso giornale della CEI, l’Avvenire [4], avanza che non di Bolla Pontificia si tratta, ma di decreto della Congregazione per il culto divino, ci fa apparire tutta quanta l’operazione,come un tentativo oscuro tramato dall’ala più conservatrice della curia romana, che il cardinale Robert Sarah rappresenta, per sferrare l’ennesimo maldestro attacco a chi, al pari del Papa Buono, ha riaperto le finestre della Chiesa ad una ventata d’aria fresca. Papa Francesco appunto, che nel libro-intervista con il sociologo Dominique Wolton[5] uscito in Francia il 6 settembre, sembra dare uno scossone alla dottrina sociale della chiesa che finora ha giustificato la guerra. Dice il Papa: “Ancora oggi dobbiamo pensare con attenzione al concetto di guerra giusta. Abbiamo imparato in filosofia politica che per difendersi si può fare la guerra e considerala giusta. Ma si può parlare di guerra giusta? O di guerra di difesa? In realtà la sola cosa giusta è la pace”. All’intervistatore che gli domanda: “Vuol dire che non si può usare l’espressione guerra giusta?” il Papa risponde: “Non mi piace usarla. Si dice: Io faccio la guerra perché non ho altra possibilità per difendermi. Ma nessuna guerra è giusta. L’unica cosa giusta è la pace”. A fare da sponda al Papa una richiesta a lui pervenuta da parte di una Conferenza cattolica americana, di scrivere una Enciclica sulla non violenza con l’auspicio esplicito di “smettere di giustificare la guerra”.
Guido Dotti [6], monaco della Fraternità di Bose, puntualizza come le motivazioni che hanno guidato mons. Marcianò all’infelice operazione, che si rifanno all’esperienza di cappellano militare di Angelo Roncalli, sorvolano sul pensiero, sulle parole e sulle azioni del “Vescovo di Roma che presiede nella carità”. “Una sovrapposizione tra altare e moschetto così imbarazzante non si sentiva più da 50 anni” afferma Andre Grillo su Il Regno[7]. Segnaliamo tra le numerose prese di posizioni contro Papa Giovanni patrono dell’esercito italiano anche quella Giovanni Paolo Ramonda[8], presidente della Comunità Papa Giovanni XXIII fondata da don Oreste Benzi e del movimento Noi Chiesa[11].
Mentre concludiamo queste righe un tweet di Alberto Melloni “Il decreto del Card. Sarah su Roncalli patrono dell’esercito è nullo: i patroni li chiedono le conferenze episcopali” ci fa sperare che ciò sia vero.
In attesa di giorno 11 ottobre, data prevista della proclamazione ufficiale, nella speranza che resti sveglia la voglia di denunciare questo attacco alla sensibilità dei credenti nel ricordo del Papa Buono, vogliamo concludere con una domanda ed un auspicio.
Ma che bisogno c’è di proclamare un patrono dell’esercito di una laica Repubblica democratica?
Troviamo questo dibattito propizio e propedeutico per un tema che ci sta molto a cuore come cittadini e come credenti e cioè la soppressione dell’Ordinariato Militare. L’opinione pubblica è scandalizzata per gli stipendi d’oro dei cappellani militari. Le promesse di rivedere il ruolo economico e giuridico, fatte da mons. Marcianò anche in televisione, appena eletto, non sono state mantenute. Ci sorge il dubbio che la lusinga del lauto stipendio sia l’unico modo per sopperire alla crescente crisi vocazionale. Ci giungono indiscrezioni che nei seminari che preparano i presbiteri diocesani, la preoccupazione degli educatori preposti al discernimento delle vocazioni è prestare attenzione a chi con la scelta religiosa si vuole “sistemare”. Da credenti ancora, siamo convinti che il militare bisognoso delle cure del prete, sa benissimo dove trovarlo e non dovrà fare la fila: nelle chiese diocesane.
Non abbiamo alcuna voglia di scherzare con i fanti, ma di sicuro lasciamo stare i santi.
[1]http://www.huffingtonpost.it/don-aldo-antonelli/la-memoria-infangata-di-papa-giovanni_a_23208759/
[2]http://www.ilfattoquotidiano.it/2017/09/12/papa-giovanni-xxiii-patrono-dellesercito-il-colmo-per-un-paladino-della-pace/3851621/
[3]http://www.repubblica.it/cronaca/2017/09/12/news/giovanni_xxiii_patrono_dell_esercito_pax_christi_e_il_papa_buono_-175251497/?ref=search
[4]https://www.avvenire.it/chiesa/pagine/san-giovanni-xxiii-sar-patrono-dellesercito-italiano
[5] https://www.internazionale.it/opinione/pierre-haski/2017/09/08/bergoglio-dottrina-chiesa-guerra
[6] https://leggerexvivere.blogspot.it/2017/09/guerra-giusta-pacem-in-terris-e-santi.html?m=1
[7]http://www.ilregno.it/moralia/blog/papa-roncalli-patrono-dellesercito-e-la-nostalgia-curiale-per-la-societa-chiusa-andrea-grillo
[8] https://agensir.it/quotidiano/2017/9/12/giovanni-xxiii-ramonda-apg23-una-forzatura-farlo-diventare-patrono-dellesercito/
UN DISSENSO DA NIAMEY
Mauro Armanino
Ho trovato le risposte di Francesco (sull’aereo nel volo di ritorno da Bogotà) estremamente sfuggenti , per esempio sulla Libia e i ‘contenimenti’ (aveva visto Gentiloni PRIMA….), ma non entra in merito, il resto non è più una novità: la retorica dell’accoglienza aperta, integrazione, numero proporzionato di chi si può accogliere…nel paese.
Tutto lì il discorso? Direi che il vostro abituale senso critico si è fatto ideologico (il riferimento è all’ultima Newsletter, n. 33 del 12 settembre, n.d.r.), e dunque senza sminuire i ben noti meriti e fin troppo osannati di Francesco, sarebbe bene anche rilevare quanto è piatto.
Mauro Armanino
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Sono rimasta esterrefatta davanti a questa provocazione della curia militare che, mi auguro, susciti l’indignazione anche di papa Francesco che ritengo sia all’oscuro di queste manovre. L’excursus di Giancarla Codrignani evidenzia che il progetto era da tempo in gestazione ma e’stato favorito anche dal periodo oscurantista di cui ha sofferto il Vaticano prima della elezione di Bergoglio. Ora sarebbe grave che il Vaticano (cioe’il papa) smentisse la sua teologia, confermando questo provvedimento che grida vendetta…
ma è per invocazione a papa giovanni:
“metti una mano sulla testa di tanti perchè non sappiamo a chi rivolgerci ancora
guidali sulla giusta via !”
con tutti i guai perchè stracciarci le vesti?
papa giovanni comprende