Il pastore valdese Paolo Ricca racconta la Riforma ai cattolici
A 500 anni dall’inizio della Riforma Protestante
(appunti sintetici dalla relazione di Paolo Ricca nella Comunità di via Germanasca a Torino il 12 marzo 2017 stesi da Enrico Peyretti)
Che cosa ha animato Lutero nella sua iniziativa?
Lutero sentì il contrasto tra il Dio predicato nella Chiesa e il Dio della Scrittura. Ha scoperto un Dio che non ritrovava nella Chiesa, e allora si è allarmato!
Era docente universitario di Sacra Scrittura. «Il papa mi ha fatto dottore. Devo vigilare sull’insegnamento della Chiesa. La Chiesa non salva le anime!». Le 95 tesi sono un grido di allarme: compri l’indulgenza invece di pentirti! Il predicatore ti inganna!
Lutero è preoccupato per il destino delle anime. Prima del 1517 ebbe il problema personale di credere in un Dio misericordioso. Ma ora era professore stimato, affermato, monaco tranquillo, amava la penitenza. Dopo le 95 tesi ebbe più nemici che amici. Fu messo al bando dell’impero: ciò voleva dire essere in pericolo di vita, in quanto bandito, chi l’avesse ucciso non sarebbe stato punito. Lutero la Riforma l’ha subita più che voluta.
La Parola di Dio è come un acquazzone estivo: viene e passa, non ritorna. Bisogna coglierla sul momento. Paolo scrive: «Guai a me se non evangelizzo!». È una necessità, un destino! Lutero: «Sono come un’oca che strilla in mezzo ai cigni». «Bruciate tutto quello che ho scritto, salvo Il servo arbitrio e il Piccolo catechismo, e leggete la Bibbia».
Lutero confonde valdesi e hussiti [1] Poi li conosce. Dice: «Eravamo tutti hussiti e non lo sapevamo». Lutero non soltanto condanna i costumi morali dei papi, ma fa una critica teologica del papato. Su “come si devono istituire i ministri della chiesa” scrive quel grande principio che è la base della ecclesiologia cristiana: «Sacerdoti si nasce con il battesimo, ministri si diventa».
Anche la Chiesa cattolica l’ha capito, ma la messa in pratica è lenta. Attribuire i ministeri appartiene alla comunità cristiana [2]. Il “vescovo collettivo” è la comunità cristiana.
«È contro lo Spirito santo bruciare gli eretici». Questa è una delle 41 sentenze di Lutero causa della sua scomunica. Sono pretesti frivoli. In realtà fu scomunicato perché ribaltava la struttura della Chiesa.
- Quale collegamento con precedenti e successive riforme?
La “Riforma radicale”, gli Anabattisti, sono una grande ombra sulla Riforma, che reprime con violenza questi radicali, combattuti sia dai protestanti sia dai cattolici. Anche nel Veneto c’erano 30 di queste comunità, spazzate via con la violenza. Erano contrari al battesimo dei bambini, che vedevano tipico della Chiesa legata al potere politico, costantiniana. Dicevano: «Lutero ci ha liberato dal papa, ma non da Costantino». Ed era vero! Infatti, per esempio, Zurigo diventò protestante per decisione del Consiglio della città. Anche Lutero, dal 1530, disse : «L’autorità politica decida la religione». Una tragedia!
Ci fu un anabattismo nonviolento, diverso da quello rivoluzionario violento. Il vero anabattismo vuole la separazione tra la Chiesa, comunità santa, e l’ordine costituito nella società. Rifiutavano anche la cariche pubbliche per non trovarsi ad eseguire atti contrari alla coscienza cristiana. Lutero invece diceva: «Tu come cristiano devi servire la città: questo è più importante della tua coscienza». L’anabattismo fu distrutto. Fu questo il più grande martirologio della storia cristiana (dice lo storico Gastaldi).
Nel ‘600 si ebbe il puritanesimo. (Il termine non si riferisce ad una virtù di purezza). Voleva “liberare la Chiesa da quel che restava della farina papale”. Sono i Battisti e i Quaccheri. Affermavano: 1) Autonomia della comunità ecclesiale locale, senza bisogno di autorità superiore; 2) Libertà di coscienza. Lutero aveva detto: «La mia coscienza è prigioniera della Parola di Dio». Per i Quaccheri è libera e basta. Anche un po’ il Concilio Vaticano II dice così. 3) L’autorità di Dio non passa più attraverso il re, ma attraverso il Parlamento. Nella rivoluzione inglese il re Carlo I viene decapitato, nel 1649. La prima grande rivoluzione.
Il pietismo. (Il nome non viene dalla pietà). È un movimento che costruisce le grandi opere sociali protestanti. Dicevano: Lutero ha visto la giustificazione, noi cerchiamo la santificazione.
Il “risveglio”: si tratta di fermenti, movimenti per riprendere vigore nella vita cristiana: il metodismo, fino ai pentecostali di oggi.
- Eventi successivi alla Riforma
Otto tappe: 1) indulgenza o penitenza? Era questo il problema posto da Lutero.
2) non ci fu dibattito, ma subito polemica.
3) Lutero si appella al Concilio, che però non è convocato. Allora, una svolta: Lutero si appella ai laici: “Appello alla nobiltà cristiana della nazione tedesca”.
4) 1520, Lutero è accusato di eresia: entro sei mesi deve ritrattare. Lutero brucia in pubblico la bolla papale che lo minaccia di scomunica.
5) 1521, Lutero è scomunicato., messo al bando dall’impero.
6) alcuni prìncipi autorizzano la predicazione del vangelo della Riforma nel loro territorio, perciò qui sì e qui no.
7) 1526, la prima Dieta (una specie di Conferenza politica) di Spira dà ai principi e alle città la libertà di dire sì o no alla Riforma nei loro rispettivi territori.
8) 1529, la seconda Dieta di Spira revoca la decisione del 1526, per ritornare alla Chiesa uguale dappertutto . Sedici territori contro questa revoca rivendicano la loro libertà, con una Dichiarazione di protesta, da cui viene il nome “protestanti”.
Nel 1530, la Dieta di Augusta, convocata dall’imperatore (preoccupato per i Turchi, musulmani, alle porte di Vienna, ha bisogno di un accordo), incarica Filippo Melantone di scrivere una “professione di fede” dei protestanti, che diventa la confessione di fede dei luterani, madre delle altre confessioni di fede. Melantone ha una posizione soft, irenica, e mira alla coesistenza interna all’impero tra la Chiesa cattolica e la Chiesa protestante: cerca l’unità nella diversità, ma non riesce in ciò. La “Confessione augustana” è oggi un testo fondamentale del luteranesimo.
Il protestantesimo è contro il papato, ma non è riuscito a conservare la universalità (cattolicità vuol dire universalità). Può esistere una struttura che esprime la universalità? Sono nate Chiese nazionali, come la Chiesa anglicana, che non erano mai esistite. Le Chiese d’Oriente sono nazionali. È una contraddizione con la cattolicità. Si può capire la Chiesa in Inghilterra, non la Chiesa di Inghilterra. Il rifiuto protestante del papato ha valorizzato le Chiese locali. C’è una “cattolicità” spirituale, che non si traduce in un segno istituzionale.
- In che senso papa Francesco parla di “doni di Lutero alla Chiesa”?
Immagino che dicendo questo a Lund abbia avuto tre motivi: 1) il grande amore di Lutero per la Chiesa: per, e non contro! Fu un amore infinito. Lutero visita le parrocchie, trova un’ignoranza totale. Allora scrive i catechismi, vuole che la gente sappia ciò che crede. Vale la pena.
2) la Chiesa è ripensata dalla periferia, cioè dai laici. Lutero ne parla bene, più di tutti. Ha spostato il cristiano tipo dal monaco al laico. Valorizza l’assemblea cristiana, la Chiesa locale.
3) come Lutero ha parlato della Parola di Dio! Nessuno ne ha parlato bene come lui!
- Dalla conversazione successiva alla relazione
– Domanda: c’è un clericalismo di altro tipo nel protestantesimo?
Risposta: il pastore ha una posizione centrale. Ma il laicato conta. Nella Tavola valdese ci sono più laici che pastori. I consigli pastorali cattolici sono consultivi, non deliberativi: il potere è del prete. I pastori protestanti sono laici. Il governo delle Chiese protestanti è collegiale.
– Le Chiese luterane sono nazionali. C’è un collegamento federale. Il Consiglio ecumenico delle Chiese è una rete federativa, che comprende anche le Chiese ortodosse, ma non è una unità.
– Domanda: cosa apprezzano i valdesi della Chiesa cattolica?
Risposta: è una grande Chiesa conservatrice. Ciò non è eccessivamente male. Ha capacità di discernere. È riuscita ad unire universalmente. Per ottenere questo ha pagato un prezzo altissimo. Unisce i cattolici, ma divide i cristiani: ortodossi e protestanti non riconoscono il papato. Teologicamente apprezzo poco o nulla. Il papato è una sfida per cercare l’unità, più che un modello.
– Domanda: Francesco sta riformando il papato?
Risposta: Francesco fa qualcosa di più radicale: “reinventa” il papato. Non si è mai visto prima, da 1.000 o 1.500 anni, da Gregorio Magno (papa dal 590 al 604). Francesco fa più che una riforma. Può cambiare tutto. Francesco non fa nulla del papato teologico tradizionale. Per noi protestanti il papato fino a Ratzinger non ci riguarda. È una tradizionale struttura politica imperiale. Roma è il mito di fondazione. I valdesi dicono: “Non è il successore di Pietro, ma di Costantino”. Nessun impero fu così ecumenico come quello di Roma: rispettava le culture, le religioni, le lingue. Paolo scrive ai Romani in greco. Però, dovunque nell’impero si doveva chinare il capo davanti alla statua dell’imperatore, divinizzato. Era una persona sopra la legge. Analogamente, nessun concilio cattolico può mettere in discussione il papa.
Enrico Peyretti
[1] Gli hussiti sono i seguaci di Jan Huss (1371-1415), condannato al rogo nel concilio di Costanza. Si può leggere la sua vita e dottrina in Wikipedia. Una delle 30 proposizioni accusate di eresia a Costanza, recita così: «La dignità papale trasse origine da Cesare e l’istituzione papale e la sua preminenza provennero dal potere di Cesare». Huss si difese dicendo: «Mi riferivo qui al potere temporale, alle insegne imperiali e alla supremazia riconosciuta al papa sulle quattro sedi patriarcali».
[2] E’ notizia di questi giorni che papa Francesco sta consultando i fedeli per nominare il successore di Vallini, suo vicario per la diocesi di Roma.