Newsletter n. 78 del 27 marzo 2018
IL TERZO GRIDO
Cari Amici,
la settimana di Pasqua è cominciata col potente invito di papa Francesco, dall’altare di piazza san Pietro, a liberare e a mettere in gioco nel mondo il terzo grido.
Il primo grido è quello di cui si narrava nel vangelo della domenica delle palme: il grido gioioso dei malati che erano stati guariti, dei poveri che erano stati accolti, dei prigionieri che già vedevano cadere le loro catene, degli scartati chiamati per primi, dei sognatori del regno che lo vedevano arrivare sia pure in enigma. Il grido dell’osanna.
Il secondo grido è quello del popolo che era stato fuorviato e plagiato dai poteri religiosi e politici di allora e dal sistema comunicativo del tempo, e indotto a tradire le proprie stesse speranze e a pronunziare il “crucifige!”. Il grido del livore e dell’invidia della vita degli altri.
E non c’è solo il “crocifiggilo” di allora, ci sono i “crocifiggi” di oggi, dei poteri che vendono i popoli per un paio di sandali, dei nuovi sovrani che rubano il comune futuro per averlo tutto solo per sé, dei banditori che truccano la realtà e screditano chi resiste; e magari anche il “crucifige” degli zelanti della legge che si preparano al piccolo sinedrio antipapista convocato per il 6 aprile a Roma, allo scopo di tarpare le ali al magistero di Francesco.
Il terzo grido è quello che nessuno può mettere a tacere. Come disse Gesù quello stesso giorno delle Palme ai farisei che volevano che imponesse il silenzio ai suoi discepoli: “Io vi dico che se questi taceranno, grideranno le pietre”. È il grido della novità e della liberazione, non solo di un giorno, ma di sempre: l’aveva detto anche il profeta Abacuc che contro l’iniquità (Francesco la chiama inequità) “la pietra griderà dalla parete e la trave risponderà dall’impiantito”.
Questo grido il papa lo ha chiesto ai giovani, non solo cristiani, che aveva convocato nel colonnato per preparare il Sinodo a loro dedicato. Contro un mondo che cerca di rendere invisibili e anestetizzare i giovani perché non facciano rumore e i loro sogni siano ridotti a “fantasticherie rasoterra, meschine e tristi”, il papa ha suonato la sveglia: “Sta a voi non stare zitti, sta a voi la decisione di gridare”. E qui Francesco ha chiesto il secondo favore del suo pontificato; il primo lo aveva chiesto fin dall’inizio, era quello di pregare per lui. Il secondo è questo: “Per favore, decidetevi prima che gridino le pietre”.
È chiaro che questo è un invito rivolto a tutti, anche a noi, perché non sono giovani, da poter gridare, solo i decrepiti nello spirito. Perciò è tempo non di fare le vittime di fronte a quello che viene descritto come il peggio che avanza, ma è tempo di gridare e di mettersi in gioco.
Nella diretta del TG1 dal sagrato di piazza san Pietro il telecronista, non sappiamo per quale associazione di idee, ha evocato il fatto che il giorno prima Camera e Senato a Roma avevano eletto i loro presidenti. Infatti contro le lugubri previsioni di quanti pensavano che con quei risultati elettorali ci sarebbero volute estenuanti settimane, l’operazione era stata sbrigata in un giorno.
È un buon auspicio sulla vitalità di questa legislatura. Tutto sembra tornato in Parlamento, tutto dunque, salvo attentati dall’esterno, è di nuovo possibile. La routine di un sistema che diluviava di parole ma non ascoltava nessuno è stata rotta. La “felice discontinuità” delle elezioni del 4 marzo comincia a operare. Paradossalmente l’orribile legge elettorale che era stata cucinata a tutt’altro scopo ha dato i suoi frutti migliori proprio in ciò per cui oggi viene rinnegata e deprecata: l’aver dato spazio proporzionale a tre forze, ciascuna delle quali può essere di governo o di opposizione, ma nessuna delle quali può dominare da sola; ciò vuol dire che il dialogo è imprescindibile, e che l’incognita del rischio è ridotta. Perciò, tutt’altro che ritirarsi imbronciati per le meritate sconfitte, occorre vegliare e cercare di volgere al bene le nuove esperienze, e capire che cosa dovremo gridare, e anche come ancora dire “sinistra”. Ma la democrazia c’è, la Costituzione e le due Camere sono ancora là, le istituzioni funzionano. Tutto sempre comincia.
Con i più fervidi auguri pasquali
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