IL VANGELO PER ESSERE VERAMENTE UMANI
IL VANGELO PER ESSERE VERAMENTE UMANI
Il Cristianesimo non è altro o un’aggiunta all’umanesimo, ma è una modalità radicale e superante dell’umanesimo. La risposta di Hans Kung
Laura Nanni
Le parole su cui mi trovo a riflettere da tempo e profondamente sono quelle della domanda che Hans Kung pone e si pone al termine della sua grande opera “Essere cristiani” (uscita alla metà degli anni Settanta; v. l’edizione del 2012 ed. Rizzoli, nella sez. D III): perché bisogna essere cristiani? Risposta: per essere veramente uomini.
La dimensione cristiana come superamento (e c’è il segno del metodo hegeliano in questo) degli umanesimi che negano il cristianesimo, nel segno di una comprensione di ogni umanesimo e del cristianesimo stesso in una dimensione che ne comprenda a un livello superiore ogni nota e aspettativa.
È l’analisi necessaria che H. Kung ha svolto in “Dio esiste?” (pubblicato nel 1978), cioè un confronto tra i vari filosofi e i loro umanesimi in cui la critica nei confronti del Cristianesimo è risoluta. Quest’analisi fa nascere un’ulteriore riflessione sulla nascita e sulla storia di una religione che con queste filosofie ha in verità la possibilità di avere punti di connessione importanti, proprio quando da loro viene negata.
In breve, il cuore della risposta è che in generale quei filosofi non hanno mai criticato l’origine della religione, Gesù il Cristo, la sua vita e la sua azione, ma le Chiese e le trasformazioni che sono state apportato alla verità storica e al messaggio dell’azione e della rivelazione. L’aver tradito le proprie origini.
Essere cristiani per essere veramente umani, in un percorso che comincia dalla terra e prosegue, fermandosi tutte le volte che diventa necessario, non solo per guardare, ascoltare, curare, soffrire, ma anche per gioire insieme.
E la trascendenza? Su questo non abbiamo nelle nostre mani la soluzione, per comprenderla, gestirla e renderla esplicita. La vita, tutta la vita nella sua interezza, conserva il suo mistero, e la realtà ultima, quella autentica, ci afferra quando meno ce l’aspettiamo. Ti afferra, nel modo che non sai spiegare, e non sai neanche dove risiede in te quello spazio che diciamo “anima”; la dimensione che vorresti non lasciare mai, perché vivi la pienezza della vita. E non sei sola, ma sempre in relazione perché è la relazione che ti fa uscire alla luce, in uno spazio dove non ci sono ombre.
Ma se lo racconti, rischi di sembrare folle, o visionaria.
Nel Cristianesimo, se guardiamo ai Vangeli, la visione dell’angelo al sepolcro vuoto e altre, sono lasciate alle donne, perché così forse c’è la possibilità di giustificare una mancanza di prove o un errore data l’irrazionalità della situazione: sono le donne, sono loro che lo hanno riferito. Anche questo è un aspetto che mi ha dato sempre da pensare.
Sebbene Gesù abbia contestato nel suo agire le relazioni di genere dell’epoca, i Vangeli sono stati scritti successivamente da altre persone e non è così semplice comprendere i vari passi nel loro significato ricercato e voluto, secondo le culture e le sensibilità, la spiritualità e la volontà comunicativa di chi li ha redatti e raccolti nella forma che conosciamo. Aprire un discorso sul canone e sui Vangeli apocrifi è un tema interessante a cui gli esperti hanno dedicato molti studi.
L’umanesimo necessario, di cui Hans Kung ci vuole rendere consapevoli, è l’umanesimo radicale che ci rende capaci di vivere autenticamente, integrando il non-buono e la sofferenza, che fanno parte della realtà e della vita, oltrepassandoli senza escluderli, condizione che ci rende consapevoli della scelta che non possiamo evitare quando acquisiamo quella fiducia di fondo nella realtà realissima, quella in cui non ci siamo solo noi. E nel sentirci in relazione con gli altri, riusciamo ad aprirci profondamente, ascoltando, comprendendo e agendo. Insieme e per gli altri che abbiamo vicini e lontani, nella nostra Casa comune.
Laura Nanni
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sono pienamente d’accordo