LA CAPITANA DELLA SEA WATCH PIÙ FORTE DI UN ORDINE INGIUSTO
Odissea nel Mediterraneo
LA CAPITANA DELLA SEA WATCH PIÙ FORTE DI UN ORDINE INGIUSTO
Carola Rackete ha accettato il rischio della forzatura del porto di Lampedusa non per provocazione ma per lo stato di necessità di difendere i naufraghi da una ingiusta condanna alla sofferenza e al rischio di morte. La reazione inconsulta del ministro degli Interni. Il sostegno delle città di Napoli e Palermo
“Ho deciso di entrare in porto a Lampedusa. So cosa rischio ma i 42 naufraghi a bordo sono allo stremo. Li porto in salvo”. Così ha scritto su twitter Carola Rackete, capitana della nave Sea Watch quando dinanzi al blocco che le era stato imposto ha deciso di entrare nelle acque territoriali italiane col suo carico non di armi o di droghe, ma di naufraghi in punto di morte salvati al largo della Libia il 12 giugno.
Il divieto di ingresso nelle acque territoriali era stato emesso dal ministro degli Interni Salvini in data 15 giugno di concerto con il ministro della Difesa e con il ministro delle Infrastrutture. Quando il divieto è stato violato, il ministro ha scritto: “È chiaro che una nave di una Ong tedesca con bandiera olandese, che raccoglie immigrati in acque libiche e non va in Tunisia, né a Malta, ma tira dritto verso l’Italia, disobbedendo alla Gdf, al Governo, alla Marina Militare, a tutti, lo fa per motivi di battaglia politica“. E ha aggiunto: “Chi forza un posto di blocco in macchina, viene fermato. Spero che in queste ore ci sarà un giudice ad affermare che all’interno di quella nave ci sono dei fuorilegge, prima fra tutti la comandante. Se la nave verrà sequestrata e l’equipaggio arrestato non potrò che essere contento”.
“In 14 giorni nessuna soluzione politica e giuridica è stata possibile, l’Europa ci ha abbandonato. La nostra Comandante non ha scelta”, si poteva invece leggere sul profilo twitter della Sea Watch “Basta, entriamo. Non per provocazione ma per necessità, per responsabilità”. “La colpa di questi naufraghi è di essere stati soccorsi da una ONG. La punizione: friggere sul ponte di una nave per settimane. Rifiutati e abbandonati dall’Europa. Intanto sono più di 200 le persone sbarcate nei giorni scorsi a Lampedusa”. “Basta, siamo entrati. Ora fateli scendere”, ha scritto la stessa nave ancora su twitter.
Invece è rimasta tutta la notte in mare davanti al porto di Lampedusa. Poi, in un video pubblicato on line, Carola Rackete ha detto: “Ci troviamo fuori dal porto di Lampedusa e le autorità italiane sono salite a bordo. Hanno controllato i documenti della nave e i passaporti dell’equipaggio e ora stanno aspettando istruzioni dai loro superiori. Spero vivamente che possano far scendere presto dalla nave le persone soccorse”.
La reazione di Salvini
Ma la intransigenza del governo non è venuta meno per tutta la giornata di venerdì. Salvini aveva usato un linguaggio triviale (Carola Rackete sarebbe stata una “sbruffoncella che fa politica sulla pelle degli immigrati” e gli “aveva rotto le….”). Poi ha attaccato “Olanda e governo olandese” e ha detto che “il governo tedesco sarà chiamato a risponderne”. Sono stufo – ha aggiunto – ma stiamo scherzando? Ma in quale Paese? Pretendiamo dignità e rispetto come Italia. E vale anche per le presunte infrazioni economiche e multe. “Governi facciano partire un aereo per caricarne un po’ ad Amsterdam, un po’ a Berlino e quello che avanza a Bruxelles. Avviso il signor comandante della Sea Watch, l’Italia non è più disposta a fare da punto di approdo per i clandestini che non hanno nessun titolo per arrivare. Ma con lui (ossia lei, n.d.r.) devono risponderne il governo olandese, le autorità tedesche e i vertici UE”. “Io non do e non darò l’autorizzazione allo sbarco a nessuno. I confini dello Stato non dipendono dagli umori di un comandante di questa o quella nave pirata o fuorilegge. Non sbarca nessuno, piuttosto schiero la forza pubblica“. “Se qualcuno stasera non si ferma alla paletta dei carabinieri viene arrestato, mi domando perché non ci sia identico intervento da parte di chi di dovere nei confronti di chi è reiteratamente al di fuori della legge”, ha anche detto Salvini durante una conferenza stampa al Viminale.
Sul piano politico invece l’ambasciatore italiano all’Aja, su sollecitazione del ministro degli esteri Moavero, ha fatto un passo formale nei confronti del governo dei Paesi Bassi, di cui la nave batte bandiera.
Barche in corteo nel golfo di Napoli
Ben diverse sono le reazioni della società civile. Il sindaco di Napoli Luigi de Magistris, in un’intervista all’agenzia Dire ha annunciato una manifestazione promossa dall’amministrazione per sabato mattina, quando un corteo in mare, composto da imbarcazioni civili, kayak, pescherecci e dai rappresentanti di Ong e associazioni, in due regate attraverserà le acque del golfo di Napoli per un Mediterraneo ‘Mare di Pace’.
“Napoli ha il porto aperto – ha detto il Sindaco – parla la stessa lingua di papa Francesco. Non vuole essere una città eversiva o fuori dal percorso dell’umanità ma vuole scrivere un nuovo umanesimo attraverso la fratellanza tra popoli e culture”. Nel giorno in cui Carola Rackete, capitano della Sea Watch, decide di far entrare la nave in acque territoriali italiane, il sindaco di Napoli si schiera per il rispetto della Costituzione, posta a tutela delle persone.
“Salvini esulta se delle persone muoiono in mare, e mi riferisco alla Sea Watch, ma per noi non c’è nulla da esultare. Il governo – ha detto – vuole che si identifichino i barconi con a bordo i migranti come il problema del Paese anziché considerare come tale mafie e corruzione. Di fronte a questo, Napoli non sarà complice né connivente“, assicura de Magistris, chiamando a raccolta tutti i cittadini che vorranno partecipare, con o senza le proprie imbarcazioni, al corteo in mare “e ribadire che a Napoli nessuno è straniero”.
“Abbiamo lanciato l’appello a partecipare – ha aggiunto l’ex Pm – ma non intendiamo misurarci su quante imbarcazioni saranno presenti, anche perché vanno rispettati i limiti imposti per ragioni di sicurezza. A noi interessa far vedere al mondo una fotografia partecipata del mare più bello del mondo che scrive una pagina di incontro e non di scontro”.
Tanti sindaci, associazioni e Ong hanno annunciato la loro partecipazione, ha detto il sindaco, convinto, però, che solo le parole di papa Francesco possano descrivere l’ambizione di Napoli. “Non è un caso – ha ricordato – che il Papa sia venuto in questa città a parlare di Mediterraneo e abbia definito Napoli un ‘laboratorio speciale’. Quello di Francesco è un messaggio molto più potente di tanti politici che governano l’Europa e il mondo”, ha aggiunto De Magistris ricordando il discorso fatto dal pontefice il 21 giugno, chiudendo un convegno internazionale sul Mediterraneo alla pontificia facoltà dell’Italia meridionale.
“Oggi Napoli è una grande capitale che, quindi, non può pensare di essere solo un condominio ma deve occuparsi anche dei problemi del mondo. Il Papa è venuto qui a parlare di Mediterraneo dopo la dichiarazione di Abu Dhabi: Napoli può essere la capitale del Mediterraneo e avere, quindi, un ruolo geopolitico importante negli equilibri tra Europa, Sud Europa, Italia, Medio Oriente e Nordafrica. Su questo, metteremo in campo tante iniziative nei mesi prossimi perché un’Europa e un Mediterraneo diverso si possono costruire unendo i popoli per difendere il pianeta e non mettendoli gli uni contro gli altri come vuole fare questo governo”.
Da Palermo la cittadinanza onoraria
Anche il sindaco di Palermo è intervenuto annunciando che la città darà la cittadinanza onoraria alla comandante e all’equipaggio dell Sea Watch:
“Agli uomini e alle donne della Sea Watch per l’impegno mostrato di fronte al drammatico ed inarrestabile flusso migratorio, contribuendo in modo determinante al salvataggio di vite umane. Per rendere omaggio a cittadini e cittadine che negli ultimi mesi sono protagonisti di una operazione di umanità e professionalità; un atto di amore e coraggio che giorno dopo giorno ha salvato e salva vite umane, ridato speranze e costruito un ponte di solidarietà nel mare Mediterraneo, anche contro logiche, politiche e leggi che poco hanno di umano e civile”. Queste le parole del sindaco Leoluca Orlando.
La motivazione è analoga motivazione a quella per la cittadinanza onoraria alla guardia costiera (ottobre 2015) e a Medici senza Frontiere (settembre 2015).
A sua volta la Sea Watch per il tramite dei suoi legali prof. Avv. Alessandro Gamberini del foro di Bologna e avv. Leonardo Marino del foro di Agrigento ha trasmesso un esposto alla Procura della Repubblica di Agrigento “per portare all’attenzione dei magistrati i tratti essenziali della vicenda, relativa alla presenza, avanti al Porto di Lampedusa, della nave Sea Watch 3, con a bordo, oltre all’equipaggio, 43 persone, tra le quali 3 minori non accompagnati, soccorsi in data 12 giugno 2019 in acque internazionali, a circa 47 miglia dalle coste libiche”.
“Attraverso la ricognizione del caso già segnalata dal Capitano della Sea Watch 3, Carola Rackete, alla Guardia Costiera nella giornata di ieri – hanno spiegato i legali -, si vuole contribuire alla valutazione circa la sussistenza di eventuali condotte di rilevanza penale, poste in essere dalle autorità marittime e portuali preposte alla gestione delle attività di soccorso, nonché demandare alla valutazione dell’autorità giudiziaria l’adozione di tutte le misure necessarie a porre fine alla situazione di gravissimo disagio a cui sono attualmente esposte le persone a bordo della nave”.
Il medico di Lampedusa, Bartolo, eletto a Bruxelles, ha fatto ritorno a Lampedusa dicendo: “In queste ore sono in viaggio verso la mia Lampedusa e da lì continuerò a seguire la vicenda della Sea Watch con attenzione. Ma non potevo lasciare Bruxelles senza dare seguito al mandato che gli elettori mi hanno consegnato: cercare di costruire percorsi che portino a risposte concrete sul tema della gestione dei flussi migratori”. “Ringrazio l’intera delegazione del Partito Democratico per avere deciso di sottoscrivere la mia lettera al commissario Avramopoulos in cui chiediamo di sollecitare il governo italiano a facilitare lo sbarco immediato delle persone a bordo della Sea Watch 3 e richiedere ai paesi UE la disponibilità alla ricollocazione e distribuzione dei richiedenti asilo. Intanto la nostra priorità resta soltanto una: mettere in salvo prima possibile le persone che stanno trascorrendo il loro quindicesimo giorno a bordo della Sea Watch. È il momento dei fatti, le polemiche le lasciamo a chi non ha argomenti e sa solo insultare”.
(notizie dalla agenzia DIRE)