LA GUERRA MONDIALE IN CORSO
LA GUERRA MONDIALE IN CORSO
Attraverso notizie e dati di varie fonti emerge un quadro impressionante delle guerre e dei conflitti armati in corso nel mondo. Altissimo è il numero delle vittime, e devastanti sono le conseguenze che si manifestano nelle fughe e nelle migrazioni di massa
Unendo notizie da varie fonti pubblichiamo un inventario, probabilmente impreciso e neanche completo, delle guerre e dei conflitti armati in corso
Franco Astengo ha raccolto dati presi dal sito di “Wars in the world” e dell’UNHCR (l’organizzazione dell’ONU per i rifugiati). Si tratta di elenchi impressionanti, ai quali nessun governante delle grandi potenze (e anche delle piccole) presta attenzione al fine di avviare almeno l’intenzione di un processo di pace.
Questo l’elenco delle guerre in atto aggiornato al 2016.
AFRICA:
(29 Stati e 220 tra milizie-guerrigliere, gruppi terroristi-separatisti-anarchici coinvolti)
Punti Caldi: Egitto (guerra contro militanti islamici ramo Stato Islamico), Libia (guerra civile in corso, non certo risolta dall’appoggio occidentale al governo di Tripoli), Mali (scontri tra esercito e gruppi ribelli), Mozambico (scontri con ribelli RENAMO), Nigeria (guerra contro i militanti islamici), Repubblica Centrafricana (spesso avvengono scontri armati tra musulmani e cristiani), Repubblica Democratica del Congo (guerra contro i gruppi ribelli), Somalia (guerra contro i militanti islamici di al-Shabaab), Sudan (guerra contro i gruppi ribelli nel Darfur), Sud Sudan (scontri con gruppi ribelli)
ASIA:
(16 Stati e 169 tra milizie-guerriglieri, gruppi terroristi-separatisti-anarchici coinvolti)
Punti Caldi: Afghanistan (guerra contro i militanti islamici, continua l’occupazione delle truppe USA e degli alleati occidentali), Birmania-Myanmar (guerra contro i gruppi ribelli, fortissima repressione verso il popolo dei Rhoyngia), Filippine (guerra contro i militanti islamici), Pakistan (guerra contro i militanti islamici, che hanno nel paese basi militari e logistiche clandestine), Thailandia (colpo di Stato dell’esercito Maggio 2014)
EUROPA:
(9 Stati e 81 tra milizie-guerriglieri, gruppi terroristi-separatisti-anarchici coinvolti)
Punti Caldi: Cecenia (guerra contro i militanti islamici), Daghestan (guerra contro i militanti islamici), Ucraina (Secessione dell’autoproclamata Repubblica Popolare di Donetsk e dell’autoproclamata Repubblica Popolare di Lugansk), Nagorno-Karabakh (scontri tra esercito Azerbaijan contro esercito Armenia e esercito del Nagorno-Karabakh)
MEDIO ORIENTE:
(7 Stati e 248 tra milizie-guerriglieri, gruppi terroristi-separatisti-anarchici coinvolti)
Punti Caldi: Iraq (guerra contro i militanti islamici dello Stato Islamico), Israele ( repressione verso i palestinesi nella striscia di Gaza e Cisgiordania. Rifiuto del governo Nethanyahu di accettare la risoluzione del Consiglio di sicurezza riguardo agli insediamenti coloniali sul territorio palestinese), Siria (guerra civile.Sul campo truppe russe e americane in fronti contrapposti), Yemen (guerra contro e tra i militanti islamici) Turchia (gli attentati terroristici e il fallito colpo di stato del Luglio 2016 hanno fornito l’occasione al governo Erdogan per attuare una dura repressione all’interno del Paese nei confronti non solo degli oppositori ma anche delle richieste di pluralismo politico e di confronto democratico espresso da vari gruppi politici e sociali. Prosegue la durissima repressione verso i militanti del PKK, partito dei lavoratori del Kurdistan).
AMERICHE:
(6 Stati e 26 tra cartelli della droga, milizie-guerrigliere, gruppi terroristi-separatisti-anarchici coinvolti)
Punti Caldi: Colombia (guerra contro i gruppi ribelli, stilato un accordo di pace tra il Governo e le formazioni militari delle FARC. Accordo respinto dal voto popolare e poi riformulato), Messico (guerra contro i gruppi del narcotraffico).
TOTALE degli Stati coinvolti nelle guerre : 47
Filippo Mastroianni riferisce dati forniti dall’ACLED (Armed Conflict Location & Event Data Project).
Tra il 2017 e il 2018 circa 193.000 persone sono morte in Africa, Asia e Medio Oriente, a causa di conflitti a fuoco di diversa natura. Questo il quadro fornito dai dati dell’Armed Conflict Location & Event Data Project.
Afghanistan, Siria, Iraq, Yemen e alcune regioni dell’Africa registrano un alto numero di vittime negli ultimi due anni. In particolare, le prime due sono praticamente appaiate con numeri decisamente superiori alle altre nazioni prese in esame. Entrambe contano oltre 71.000 decessi dovuti a conflitti armati, superando di diverse unità Iraq (36.891) e Yemen (33.353).
Le 47.000 vittime dell’Africa
Quasi 47.000 persone hanno perso la vita in Africa tra il 2017 e la prima metà del 2018. Il continente è teatro di un numero crescente di scontri. Da anni la guerra civile divampa in Somalia, dove si muovono gruppi legati ad al-Queda e la milizia islamica radicale al-Shabaab. Dal 2008, gli eventi che coinvolgono al-Shabaab sono stati più di 8.400, ricollegabili a oltre 22.000 morti. Per tutto il periodo 2016-2017, l’esercito somalo, in collaborazione con le forze dell’Unione africana, ha spinto le forze di al-Shabaab verso zone prevalentemente rurali nella Valle del fiume Shabelle. Negli ultimi anni al-Shabaab continua a colpire sia obiettivi militari che civili. Prevalentemente per mezzo di ordigni esplosivi improvvisati (IED). Tra il 2017 e il 2018 questo tipo di attacchi ha causato 2.614 delle 8.911 vittime totali, 587 delle quali nel quartiere Hodan, a Mogadiscio.
In Nigeria continua una guerra decennale violentissima. Sono 8.614 le vittime accertate tra gennaio 2017 e luglio 2018. Boko Haram è l’attore più attivo dell’Africa occidentale. Dal 2009, gli eventi che hanno coinvolto il gruppo guidato da Abubakar Shekau sono stati più di 2.350, con oltre 27.000 morti. A seguito della distruzione della base della Sambisa Forest, nel dicembre 2016, Boko Haram si trova in uno stato di relativo disordine e gli eventi legati ad attacchi del gruppo sono oggi in calo. 3.868 decessi (il 44.9% del totale nazionale) rimangono imputabili a scontri armati in cui i miliziani di Boko Haram sono stati protagonisti.
Siria e Afghanistan: i luoghi più pericolosi al mondo
Siria e Afghanistan insieme raccolgono una cifra equivalente a 4 volte le vittime dell’intera Africa. Entrambe le nazioni, superando i 71.000 decessi dovuti a conflitti armati, possono oggi considerarsi i luoghi più pericolosi al mondo.
Gli oltre 70.000 morti registrati in Afghanistan (il doppio dell’Africa) si concentrano prevalentemente nel distretto di Gomal e nell’area attorno a Kabul. La maggior parte dei casi è risultato di conflitti armati tra milizie della sicurezza afghana e i talebani.
La crisi siriana inizia nel 2011 e va inserita nel più ampio contesto di quella che è stata definita primavera araba. Dal 2012 la crisi si trasforma in una vera e propria guerra civile. A giugno 2013, secondo dati in possesso dell’ONU, intorno alle 90.000 persone erano state uccise nel conflitto. Arrivati ad agosto 2014 questa cifra era già più che raddoppiata, fino ad arrivare a 191.000. Le cifre hanno continuato a salire, tanto che nel marzo 2015 si contavano 220.000 vittime.
Il conflitto in Siria è peculiare e i dati di ACLED rivelano inoltre alcune tendenze chiave. La tecnologia sembra avere un ruolo preponderante, definendo il conflitto in Siria al di fuori di ogni altro caso. Bombardamenti e attacchi aerei sono due volte più comuni in Siria rispetto alle altre nazioni. Oltre 30.000 vittime sono state causate da attacchi a distanza. Il numero più alto tra le nazioni analizzate e quasi il doppio rispetto all’Afghanistan.
Quella che segue è una mappa dei conflitti attualmente in corso, tratta da warnews.it e da hiik.de (da “documentazione.info”). In alcuni casi i dati risalgono al 2016.
Aceh
Aceh è una provincia autonoma dell’Indonesia, situata nell’estremità settentrionale dell’isola di Sumatra. Dal 1976 è teatro di una guerra tra i ribelli del Movimento Aceh Libero (GAM) e l’esercito indonesiano. I morti, secondo le fonti più accreditate, sono almeno 12mila, ma altre fonti parlano di 50mila, o addirittura 90mila.
Afghanistan
Osama Bin Laden è stato giudicato il responsabile degli attentati dell’11 settembre 2001 contro le Twin Towers ed il Pentagono. La reazione degli USA i dei loro alleati è stata di abbattere il regime del Mullah Omar e dei Talebani, accusati di nascondere Bin Laden. Nonostante la morte del leader talebano, il conflitto procede da 17 anni, e i morti sono più di 110.000, la maggior parte dei quali civili.
Algeria
Intorno alla seconda metà degli anni ’90 sanguinose stragi commesse dagli estremisti islamici si contrapponevano a violente controffensive da parte dell’esercito governativo. Dopo 100.000 morti (150.000 secondo bilanci indipendenti) la guerra non è ancora conclusa, sebbene attualmente stia attraversando una fase di relativa tranquillità.
Burundi
L’ultimo decennio di guerra tra le due maggiori componenti etniche del Burundi, i Tutsi e gli Hutu, iniziato nel 1993, ha provocato almeno 300.000 morti ed un milione di sfollati. Dopo un’interruzione nel 2004, sono ricominciate le guerre civili etniche.
Colombia
Da quasi quarant’anni la Colombia è sconvolta da una sanguinosa guerra civile tra governo, paramilitari e gruppi ribelli di estrema sinistra. All’origine di questo conflitto (300.000 morti) vi è una enorme disparità sociale tra classi dirigenti e popolazione.
Congo R.D.
Una “Guerra Mondiale Africana”, come è stata definita, che vede combattersi sul territorio congolese gli eserciti regolari di ben sei Paesi per una ragione molto semplice: il controllo dei ricchi giacimenti di diamanti, oro e coltan del Congo orientale. Almeno 350mila le vittime dirette di questo conflitto, 2 milioni e mezzo contando anche i morti per carestie e malattie causate dal conflitto.
Costa d’Avorio
La Costa d’Avorio, ex colonia francese, conquistò l’indipendenza il 7 agosto 1960 e il 27 novembre dello stesso anno venne eletto presidente Felix Huophouet-Boigny, che governò lo sStato africano per sette mandati consecutivi rimanendo in carica sino alla sua morte nel dicembre 1993. Dopo un decennio di guerra civile nel 2003 sono stati firmati accordi di pace, ma la situazione è rimasta instabile, nonostante le prime elezioni libere del 2010.
Egitto
Nella penisola del Sinai, da alcuni anni a questa parte il governo egiziano si è spesso scontrato con gruppi di fondamentalisti islamici armati.
Filippine
Dal 1971 i musulmani di Mindanao hanno iniziato una lotta armata per l’indipendenza dell’isola. La guerra tra l’esercito di Manila e i militanti del Fronte di Liberazione Islamico dei Moro (MILF) ha causato fino ad oggi 150mila morti.
Yemen La situazione politica dello Yemen, attualmente il Paese più povero del mondo, è molto complessa. Da una parte, vi è un conflitto tra i ribelli sciiti Houthi e il governo di Abed Rabbo Mansour Hadi, appoggiato dall’Occidente. Ciò ha prodotto l’intervento nel Paese dell’Arabia Saudita (sunnita) la quale teme che una vittoria dei ribelli possa portare a un rafforzamento della minoranza sciita nel territorio saudita. Vi è poi un secondo conflitto, quello tra i terroristi di al-Quaeda, che nello Yemen hanno la cellula più potente (AQAP), e il governo yemenita, sostenuto dagli Stati Uniti.
Israele-Palestina
Dopo oltre mezzo secolo di guerre e di patti storici, di atti terroristici e di speranze di pace andate in fumo, il sogno di “due popoli due Stati” non è più in agenda.
Libia
Il caso libico è ben noto in Italia ed è oggetto delle più svariate politiche italiane.
Kashmir
La rivolta del Kashmir, ancora in pieno svolgimento nonostante le incoraggianti iniziative di pace, è iniziata nel 1989 ed ha sempre rappresentato una guerra per procura tra i due colossi asiatici Pakistan e India (che dispongono anche di testate atomiche).
Kurdistan
È più di mezzo secolo che i Kurdi distribuiti tra Turchia, Iraq e Iran auspicano la nascita di uno stato kurdo. Nemmeno l’arresto di Ocalan, leader del PKK Partito dei lavoratori curdi fondato nel 1973 su forte ispirazione marxista, ha interrotto i conflitti ulteriormente aggravati dal conflitto in Iraq.
Nepal
I guerriglieri maoisti del Nepal sono in lotta contro la monarchia costituzionale del re Gyanendra (creduto l’incarnazione del dio Visnhu) dal 1996. 8000 le vittime in tutto l’arco del conflitto. Scontri a fuoco, rapimenti, attentati e estorsioni avvengono quotidianamente.
Nigeria
Le differerenze religiose sono alla base dei conflitti sviluppatisi in questo Paese. Negli ultimi anni le violenze più grandi provengono dal gruppo terroristico Boko Haram.
Repubblica Centrafricana
Dal 25 ottobre 2002 la Repubblica Centrafricana è stata dilaniata da una guerra civile che oppone i ribelli di François Bozizé, ex- capo delle forze armate, al presidente Félix Patassé, morto nel 2011. La guerra civile continua anche dopo la morte del leader.
Siria
Dal 2011 la Siria è dilaniata da una guerra civile, iniziata con l’obiettivo di ottenere le dimissioni del presidente Bashar al-Assad. A questo conflitto si è aggiunta la presenza e l’attività dello Stato Islamico. Secondo alcune stime, i morti finora sarebbero più di 300.000.
Somalia
Dopo l’uscita di scena del presidente Siad Barre nel 1991, è iniziata una violentissima guerra di potere tra i vari clan del Paese, guidati dai cosiddetti “signori della guerra”. Una spirale di violenze che, fino ad oggi, ha provocato quasi mezzo milione di morti
Sudan
La guerra civile in Sudan è in corso ormai da 20 anni. Nel Darfur, un’area grande quasi due volte l’Italia, è in corso un violentissimo conflitto fra gruppi armati locali e milizie filo-governative. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità dal marzo 2003 sono morte circa 70.000 persone. Attualmente nel Darfur muoiono circa 10.000 persone al mese.
Uganda
Una guerra civile che prosegue da più di 20 anni e che ha provocato una grave crisi economica. L’LRA è la forza ribelle che fin dal 1987terrorizza le province del nord dell’Uganda, abitate dagli Acholi, ai confini con il Sudan. Ed è proprio in Sudan che i ribelli hanno le loro basi e da lì partono molti dei loro attacchi.
Ucraina
Dal 2014 la situazione ucraina è sempre più complicata, a causa di una rivoluzione violenta che vede contrapposti alcuni gruppi separatisti al governo. La Russia è uno degli attori principali del conflitto.