LA MARINA MILITARE A PROCESSO PER UNA STRAGE AL LARGO DI LAMPEDUSA
LA MARINA MILITARE A PROCESSO PER UNA STRAGE AL LARGO DI LAMPEDUSA
Respinta dal giudice la richiesta del PM di archiviare il reato di omissione di soccorso ai naufraghi siriani periti nel Mediterraneo nell’ottobre 2013. Morirono 268 persone in cinque ore di agonia, la nave italiana era a un’ora di navigazione dal luogo del disastro
Il Giudice delle indagini preliminari di Roma Giovanni Giorgianni ha respinto il 13 novembre la richiesta di archiviazione del caso riguardante il “naufragio dei bambini” siriani nel Mediterraneo, formulando una richiesta di imputazione coatta di alcuni degli indagati della Nave “Libra” della Marina Militare.
L’episodio oggetto della decisione del giudice avvenne l’11 ottobre del 2013 al largo di Lampedusa, quando persero la vita 268 persone, tutte siriane, delle 480 che viaggiavano su un peschereccio. Fra i morti ci furono almeno anche 60 bambini.
La Nave della Marina Militare non avrebbe risposto alle continue e disperate richieste di soccorso inviate dai naufraghi e, via radio, dall’equipaggio di un aereo militare maltese. Dopo 5 ore il barcone carico di migranti affondò, mentre la Libra si trovava a meno di un’ora di navigazione.
Per questo fatto furono aperte due inchieste. Nella prima la comandante della nave della Marina Catia Pellegrino, l’ammiraglio Filippo Maria Foffi e i tenenti di vascello Clarissa Torturro e Antonio Miniero erano indagati con l’accusa di omicidio con dolo eventuale in un procedimento ereditato dalla Procura di Roma e precedentemente in capo alla Procura di Agrigento. La seconda inchiesta era stata avviata contro la comandante Pellegrino, i due capitani di fregata Nicola Giannotta e Luca Licciardi nonché Leopoldo Manna, capo della centrale operativa della Guardia Costiera, per omissione di soccorso.
Per entrambi i procedimenti il PM di Roma Giuseppe Pignatone aveva avanzato la richiesta di archiviazione che ora il GIP ha respinto, dando ragione ai familiari delle persone decedute nel naufragio, assistite dagli avvocati di “Progetto Diritti” Arturo Salerni e Mario Angelelli, e dall’avvocata Alessandra Ballerini, che si erano opposti a questa richiesta. Secondo i legali delle famiglie i magistrati non avrebbero ascoltato le testimonianze dei sopravvissuti né chiesto all’autorità maltese i rapporti sul naufragio che avrebbero potuto far luce su questa strage.
“Non possiamo non continuare a far notare quanto questo naufragio rappresenti una delle più gravi tragedie occorse nel Mediterraneo e come sia frutto delle politiche migratorie europee”, ha dichiarato Patrizio Gonnella, presidente della Coalizione Italiana per le Libertà e i Diritti civili (CILD). “I fatti riportati dagli avvocati delle famiglie delle vittime e quelli raccontanti in alcune inchieste giornalistiche ci hanno spinto a sostenere con forza la richiesta di non archiviazione delle indagini. Ci auguriamo che la decisione del GIP possa portare all’apertura di un processo nel quale tutti i testimoni possano essere ascoltati e gli atti acquisiti, e si possano chiaramente affermare le responsabilità di questa strage”.