LA PREPARAZIONE DELL’ASSEMBLEA DEL 2 DICEMBRE
“Ma viene un tempo ed è questo”
LA PREPARAZIONE DELL’ASSEMBLEA DEL 2 DICEMBRE
Saranno tematizzate le singole parole che compongono il titolo dell’incontro di “Chiesa di tutti Chiesa dei poveri”. Comincerà padre Spadaro con il “MA” di papa Francesco. Tra i relatori Pino Ruggieri, Rosanna Virgili, Luigi Ferrajoli.
Facendo seguito al testo “Ma viene un tempo ed è questo” pubblicato il 5 giugno 2017 nella sezione “Convegni e assemblee” di questo sito, in cui si dava notizia della convocazione di un’assemblea nazionale di “Chiesa di tutti Chiesa dei poveri” per il 2 dicembre prossimo a Roma, diamo qui conto del lavoro in corso per la preparazione di tale incontro. A tal fine pubblichiamo – tralasciando dettagli organizzativi o il nome di persone con cui sono ancora in corso dei contatti – uno scambio di lettere tra alcuni membri del gruppo promotore, perché tutti siano informati e possano partecipare al lavoro in progress per l’impostazione dell’assemblea, il cui programma definitivo sarà deciso il 15 settembre in una riunione convocata a Roma. La documentazione di questa corrispondenza prelude quindi all’ adozione del programma dell’assemblea che sarà reso noto a metà settembre.
1 luglio 2017 – Da Raniero La Valle ai membri del gruppo promotore di Chiesa di tutti Chiesa dei poveri.
Cari amici,
come siamo d’accordo a settembre dovremmo vederci per mettere a punto il progetto dell’assemblea di Roma. Tuttavia settembre è troppo tardi per decidere i relatori con buona probabilità che siano liberi a dicembre, perciò credo che dobbiamo cominciare a pensarci fin d’ora, comunicando tra noi per e-mail. A tal fine ho fatto qualche ipotesi sull’assemblea che su invito di Vittorio Bellavite e Franco Ferrari porto alla vostra attenzione con questa lettera.
L’idea maturata a partire dal nostro ultimo incontro suggerisce che ci sia anzitutto una sobria introduzione dell’evento, che lo ricolleghi anche alle esperienze precedenti ed in corso.
Si tratterebbe poi di articolare le relazioni sviluppando parola per parola la frase del nostro tema:
“Ma viene un tempo ed è questo”.
Anzitutto il MA: i tempi sono brutti, il dolore tracima, ma ci sono segni e premesse secondo cui è anche presente l’alternativa, è possibile il rovesciamento, la resistenza è all’opera. Il primo MA, quello che ha ispirato e sostiene tutta la nostra ipotesi, è il MA di papa Francesco, e qui ho la gioia di dirvi che padre Spadaro, direttore della Civiltà Cattolica e accreditato interprete di papa Francesco, ha già accettato di tenere la prima relazione dal titolo, appunto, “Il MA di Francesco”.
C’è poi la seconda parola: “Viene il tempo”. Questa è la scommessa, il salto in avanti, il “pari” (non quello pascaliano) della nostra ipotesi. Non si tratta di fare un’esegesi di questa affermazione di Gesù, si tratta di intenderla nell’oggi. Perciò prima di tutto dobbiamo nominare “il tempo che viene”.
Di che tempo si tratta? Occorre evitare di cadere nell’errore di identificarlo come un tempo messianico, categoria non utilizzabile oggi e non fatta propria da Gesù. L’idea messianica fu assunta dopo la morte di Gesù dalle prime comunità cristiane per riuscire a comunicare il suo messaggio servendosi di un’utopia a quel tempo ben nota; ma nello stesso tempo esse manifestavano la differenza del ruolo di Gesù rispetto al messia ebraico, presentandolo come un “Cristo” non assimilabile al messia regale, o sacerdotale, o di altra natura quale era atteso in Israele, tant’è che fuori da quell’ambito culturale Cristo fu inteso non come “l’unto”, ma divenne il secondo nome di Gesù. Del resto sappiamo, dalla stessa riflessione ebraica (Scholem), quale sia stato per Israele “il prezzo del messianismo”: una vita vissuta nel differimento, nel rinvio, e dunque nell’irrealtà. Esso poi diventa una minaccia quando sia tentato di realizzarsi come messianismo in un solo Paese, come oggi è il caso dello Stato di Israele, o come messianismo di una sola Chiesa, come è stata ieri la violenta esperienza della cristianità.
Un altro errore sarebbe di identificare il tempo che viene come un tempo futuro, di là da venire. È invece il tempo che incrocia il tempo presente, lo attraversa, ma ne cambia segno e prospettiva, lo lievita e lo fa esplodere dall’interno, come Gesù diceva del regno di Dio. Di conseguenza non è un
tempo di cui si possano predefinire i connotati, né esattamente descrivere i benefici, come nei sogni messianici o nelle vanterie delle ideologie e dei programmi politici, ma è un tempo che viene
senza fanfare, senza anteprima, senza un copione già scritto, e dunque si può chiamare “Un tempo inatteso”.
E perché verrebbe proprio ora? Perché Francesco lo sta annunziando, perché ci è stato promesso, perché siamo usciti (stiamo uscendo) dalla prigionia della cristianità, perché per la prima volta si sta “eleggendo” un Dio nonviolento e se cambia la percezione di Dio cambia la vita del mondo, perché le religioni si stanno parlando, perché c’è la globalizzazione e mai il dolore è stato così grande e non può continuare così, l’alternativa essendo la catastrofe.
Mi pare allora che il compito di introdurre la nozione di questo tempo inatteso sia anzitutto di uno storico, che per una volta invece di guardare indietro guardi avanti, e ci dica come sono e come sono stati i tempi da cui stiamo uscendo, nella Chiesa e nella storia, e attraverso quali confronti e antitesi possiamo figurarci il tempo alternativo che viene. Uno storico proporzionato a questa riflessione, e con gli strumenti per farla, mi sembra (..….) che penso sarebbe disponibile a venire a Roma il 2 dicembre, Il discorso implica naturalmente anche un riscontro teologico: non so cosa pensi del nostro tema Giuseppe Ruggieri e se possa essere lui a interloquire, ma lo vedrò in Sicilia nei prossimi giorni essendosi detto disponibilissimo a discutere con noi.
C’è poi il terzo risvolto del tema: “Ed è questo”. Sarebbe questo il campo delle analisi, delle esperienze di base, dei progetti di cambiamento, dei nostri MA, delle nostre visioni. All’inizio ci vedrei la freschezza e la ricchezza dell’immaginazione del biblista, o della biblista Rosanna Virgili. Poi una discussione che comincia lì di persone e gruppi, ma solo comincia in quanto poi dovrà continuare nella realtà quotidiana e nel sito perché, dopo l’assemblea, andrà avanti il lavoro per questo tempo qui.
In questo contesto andrebbe anche avviato il discorso su “Il MA di politiche nuove” che mutino il corso delle cose. Il pessimismo politico, suggerito dall’attuale disastro del pensiero e della gestione politica, non è per niente giustificato. Si possono ricordare storicamente potenti esempi di novità politiche (a parte le rivoluzioni) che hanno profondamente cambiato le cose, cambiamenti per lo più non violenti e decisivi, dal passaggio alla moderna età della ragione al costituzionalismo, alla svolta delle Nazioni Unite a San Francisco, al ripudio della guerra, a Gandhi, a Mandela, al nuovo pensiero politico di Gorbaciov, alle primavere arabe e così via.
Il “MA” di politiche nuove dovrebbe essere opposto alla situazione esistente a partire da quattro opzioni di fondo riguardanti i quattro maggiori e determinanti problemi di oggi:
1 – Lo Ius migrandi come diritto umano universale. Ognuno ha il diritto di muoversi con vettori legittimi e sicuri e stabilirsi dove pensi di poter realizzare la sua vita. Deve cadere l’ultima discriminazione, quella della cittadinanza, che discrimina tra cittadini e stranieri, tra i nostri e i sans papier. Il genocidio dei popoli che annegano nel Mediterraneo deve finire, così come la tratta in mano ai trafficanti.
2 – Il rovesciamento del denaro dal trono. Il denaro non è stato sempre il sovrano, è stato intronizzato da poco. Ci sono le culture e le forze per deporlo, renderlo strumento, e ristabilire la sovranità popolare e il ruolo prevalente della politica e del diritto.
3 – Una cultura dell’unità umana. Essa non può essere fondata sulla pretesa dell’Occidente di imporre a tutti la sua ipotesi del “come se Dio non ci fosse”, ma deve perseguire un consenso comune sull’idea che l’ipotesi di Dio non può essere che quella di un Dio non violento, il Padre che dovunque può essere adorato in spirito e verità.
4 – Disinquinare la terra. È una politica laica quella che combatte sia contro l’ideologia del negazionismo che nasconde la crisi climatica, sia contro la politica apocalittica che ignora la crisi ecologica e lascia che il pianeta si degradi fino alla fine. La rivoluzione ecologica è il traguardo prioritario di qualsiasi politica ragionevole.
Messe così le cose penso che l’assemblea di dicembre debba rappresentare una proposta erga omnes e poi continuare nel nostro lavoro e nei nostri incontri futuri.
In attesa delle vostre reazioni, in vista delle decisioni che prenderemo a settembre, un caro saluto e buone vacanze.
Raniero La Valle
2 luglio 2017 – Da Enrico Peyretti.
Carissimi tutti, grazie a Raniero per la proposta.
1- Sul “Ma”: ottima la possibilità di Spadaro. Ma consideriamo, ancor più della persona di Francesco – vero dono del Cielo al nostro tempo – il profondo lungo processo, che ha percorso il Novecento, il cammino di ritorno dall’istituzione (papato imperiale, legalismo, cristianità) al vangelo di Gesù. Di questo percorso sofferto e illuminato, Francesco è un coerente risultato, ma il cammino è di tanti, è ecclesiale, ed è nostro compito. Motivo di gratitudine, di eucaristia.
2- “Viene il tempo”. Più ancora del passato (la tradizione è gratitudine critica, in movimento, non è impero, e non è un assoluto!) è ricco di promessa l’avvenire (ad-venire). “Dio viene dal futuro”. Panikkar distingue: cristianesimo (dottrinale), cristianità (società=chiesa), cristiania (vangelo interorizzato e vissuto nelle vite personali dei cristiani).
3 – “Ed è questo”. Sì, consapevolezza del kairós, sui vari punti individuati da Raniero di “politiche nuove”, non nel senso solito di politica, ma di “etica della convivenza umana planetaria”.
Sul terzo aspetto, della cultura dell’unità umana, direi che non si basa su una teologia, su un’idea di Dio, per quanto ampia, senza imperiosità e violenza, ma sul valore universale dell’essere umano, in tutte le culture e spiritualità: un valore di evoluzione e aspirazione (l’homme dépasse l’homme), sia che riconosca un dio, e quale dio, sia che rimanga nella ricerca e nell’ipotesi, ma nel reciproco universale rispetto, formulato in tutte le culture umane nella “regola d’oro”, che dichiara in forma pratica l’essenziale parità di valore tra ciascuno e l’altro, il cui rispetto fa l’unità umana, nelle belle differenze, e rende possibile la soluzione nonviolenta dei naturali conflitti vitali umani.
Sono piccoli punti per la riflessione comune.
Enrico
6 luglio 2017 – Da Vittorio Bellavite.
Cari tutti,
Grazie a Raniero perché”tira” i nostri progetti.
Quella di Spadaro, come dice Enrico, dovrebbe/potrebbe collegare Francesco al passato che ci è più nostro, il Concilio e a tutto il filone, più o meno sotterraneo, che, prima e dopo il Concilio, ha percorso la Chiesa. Questo dovremmo chiedergli . E tra i tanti, oltre agli ufficialmente resuscitati Mazzolari e Milani , c’è anche Buonaiuti nei cui confronti c’è ancora la damnatio memoriae da parte dell’ortodossia ecclesiastica.
La seconda mi sembra la più delicata, cioè il rapporto tra la più che difficile condizione del mondo e il soffio di Francesco. Questo problema mi sembra anche la questione degli altri interventi.
Dobbiamo capire come raccogliere contributi scritti o presenze di comunicazione da parte di quella parte del nostro circuito che potrebbe attivarsi. Bisogna, per quanto non sia semplice, fare dell’incontro un fatto collettivo.
Raniero, mi sembra, può continuare i suoi sondaggi.
Intanto continuiamo a scambiarci opinioni via mail.
Un abbraccio fraterno a tutti Vittorio
6 luglio 2017 – Da Giovanni Cereti.
Carissimi,
faccio seguito ai messaggi di Enrico e di Vittorio, per dire che ho apprezzato molto lo scritto di Raniero e che lo condivido sostanzialmente, così come condivido le osservazioni di chi mi ha preceduto.
Per la relazione relativa a “Viene il tempo”, (…) per me va bene. Bene sarebbe se fosse lo stesso Raniero a tenerla. Molto bene la proposta di Ruggieri per completare il discorso, anche tenuto conto della conclusione di esperienze analoghe alla nostra cui lui partecipava.
Per quanto riguarda il terzo aspetto, vedrei bene ciò che mi pare già implicito: una serie di contributi, di dieci minuti ciascuno, sui diversi aspetti del problema, tenuti da singoli, meglio se in rappresentanza anche di gruppi che hanno riflettuto sui diversi problemi, e poi largo spazio a interventi (da contenere in cinque minuti ciascuno).
E la biblista, piuttosto che all’inizio di questa terza parte, non potrebbe parlare alla fine, per riassumere quanto è stato detto confrontandolo e inserendolo (senza fondamentalismi) nella prospettiva della storia della salvezza?
Tanto fraternamente e cordialmente,
Giovanni
11 luglio 2017 – Da Raniero La Valle.
Ruggieri ha accettato di fare la relazione teologica.
21 luglio 2017 – Da Franco Ferrari.
Carissimi,
- b) Trovo interessante e pertinente l’articolazione dell’incontro a partire dalle parole del tema
- c) Condivido la proposta delle persone da interpellare, due delle quali hanno già accettato (Ruggieri e Spadaro), che assicurano l’alto livello della ripresa di Chiesa di tutti Chiesa dei poveri.
- d) Sicuramente (…) può parlarci di questo tempo inatteso nel suo sviluppo diacronico passato/presente/futuro; bene anche il necessario abbinamento della lettura teologica affidata a Ruggieri.
- e) La proposta di Giovanni di far concludere il/la biblista nell’ottica della storia della Salvezza mi pare molto stimolante e originale. Bisogna capire chi se la sente di assolvere a questo compito, che direi un po’ difficile.
- f) Trovo non semplice da realizzare, anche per questioni di tempo, la suggestione dei quattro temi di fondo indicati da Raniero (ius migrandi, il rovesciamento del denaro dal trono, la cultura dell’unità umana, il disinquinare la terra). Occorrerebbe trovare quattro “visionari” che sappiano fornire brevi spunti che poi animino gli interventi.
- g) Circa l’introduzione-raccordo, occorrerà parlarne bene al prossimo incontro per capire con che taglio va fatta.
Un ringraziamento a Raniero e un caro saluto a tutti
Franco
22 luglio 2017. Da Enrico Peyretti.
Grazie a Raniero e a Franco Ferrari per le proposte sul convegno del 2 dicembre, che condivido.
Osservo appena: la giornata è densa e piena. Chi viaggia in giornata per Roma rischia di perdere momenti iniziali e finali. Eppure, mi pare necessario:
1) un tempo, della durata di un’ora, per riunioni di gruppi,
2) una decina di persone a caso per ogni gruppo. E’ necessario che ogni partecipante possa esprimere il suo principale pensiero (10 in un’ora = 5 minuti a testa)
3) un moderatore preventivamente nominato e incaricato di riferire per iscritto non durante la giornata (per non consumare altro tempo), ma nel sito, subito nei giorni successivi.
4) Ogni partecipante ai gruppi è pregato di dire quale è, per lui, il principale – e uno solo, il principale, che non esclude gli altri – tema, prospettiva, valore, impegno, metodo, forma, iniziativa, ecc. che la “chiesa di tutti chiesa dei poveri” deve ora sentire come vocazione primaria e qualificante in questo tempo dello Spirito e in questa fase della storia del mondo. Così si potrà rilevare come è composta e orientata, grazie anche alle relazioni comunicate nel convegno, e ad una sintesi finale di Raniero, la coscienza della componente ecclesiale che si raccoglie in questa rete “chiesa di tutti chiesa dei poveri” .
Grazie dell’attenzione, Enrico Peyretti
22 luglio 2017 – Da Raniero La Valle a Enrico Peyretti.
Caro Enrico,
discuteremo di tutto. Penso che non possiamo risolvere tutto in un’assemblea. Quello mi sembra il momento propositivo: far parlare tutti per cinque minuti mi sembra un faticoso tributo alla modalità assemblearista e movimentista. Io penso a un continuum assemblea – sito – riflessione e iniziative dei gruppi, in modo da lasciare all’assemblea il momento elaborativo e propositivo sulla base di studi fondati, e poi alla vita reale il movimento e l’azione dei singoli e dei gruppi nella Chiesa. Comunque ne parleremo al meglio. Io intanto sulla base delle vostre osservazioni preparo una bozza di programma. Ci risentiamo.
Un abbraccio
Raniero
23 luglio 2017, Da Enrico Peyretti.
Caro Raniero, forse hai ragione, ma io so che, per quanto siano buoni i contributi dal palco, molti restano scontenti, come si è verificato in analoghe assemblee precedenti, se manca un momento per qualche voce dei partecipanti. La mia ipotesi era quella di un piccolo sondaggio diretto su quali priorità vedono i partecipanti, udite le relazioni. Direi di sentire il parere degli altri.
Caramente, Enrico
24 luglio 2017 – Da Raniero La Valle.
Cari amici,
a seguito del nostro scambio di lettere e della proposta di Franco Ferrari di qualche “visionario” che affronti i temi di fondo di un’altra politica (ius migrandi, governo del denaro ecc.) ho il piacere di informarvi che ho parlato con Luigi Ferrajoli, filosofo della democrazia e delle Costituzioni, che farebbe un intervento sul tema: “Il MA dell’eguaglianza”, individuando nell’eguaglianza il punto focale della situazione presente, sul quale sta o cade la democrazia. Essa rischia altrimenti di diventare il ricordo di un breve periodo della storia della civiltà.
Ci sentiremo ancora, un abbraccio
Raniero
25 luglio 2017 – Da Enrico Peyretti
Molto bene. Da tempo aspettavo che uno dei tentativi di rifondare moralmente la sinistra facesse perno sull’art. 3 Costituzione, base della democrazia, alternativa frontale alla ferocia del capitalismo. Lo fa l’appello Falcone-Montanari (sebbene taccia sul superamento della guerra, che è l’arma della diseguaglianza mortale, con la politica della gestione nonviolenta dei conflitti). Credo che lo farà benissimo Ferrajoli, in modo proprio, nell’assemblea ecclesiale del 2 dicembre
Grazie, Enrico
25 luglio 2017 – Da Vittorio Bellavite
Ferrajoli è il top della riflessione nostra, a mio giudizio.
Nella parte politica dobbiamo trattare bene pace/guerra/non violenza, riflessione che è troppo scarsa non solo nell’Appello Montanari-Falcone.
Abbiamo il problema di come fare stare tutto in una giornata, se anche vogliamo avere un minimo di spazio per fare discutere.
Continuiamo a scambiarci online opinioni e proposte
Shalom Vittorio
25 luglio 2017 – Da Raniero La Valle
Grazie. Anche Rosanna Virgili ha accettato.
Cari saluti.
Raniero
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Sono d’accordo con Raniero sulla risposta all’amico Enrico Peyretti. gia’, come dice vittorio, la giornata è stracarica con gli interventi previsti. l’importante è dare degli imput che poi ogni gruppo potra’ attualizzare in loco…..