NEL MEDITERRANEO UN OLOCAUSTO
NEL MEDITERRANEO UN OLOCAUSTO
L’intervento del medico di Lampedusa alla riunione fondativa del nuovo soggetto politico “Liberi ed eguali”: mettere fine a questa pagina vergognosa della storia dell’umanità
Pietro Bartolo
Pubblichiamo l’intervento di Pietro Bartolo all’assemblea del 3 dicembre del nuovo soggetto politico presieduto da Paolo Grasso:
Sono ventisette anni che mi occupo del fenomeno dell’emigrazione; non lo chiamo un problema perché non è un problema; qualcuno lo vuole far diventare un problema ma è un fenomeno; ventisette anni che siamo lì in quell’isola di Lampedusa: una piccola realtà, venti chilometri quadrati dove vive un popolo straordinario, i lampedusani che hanno aperto sempre la porta d’Europa, non hanno mai fatto trovare un muro, neanche un filo spinato (applausi); quei medici, quei volontari, su quella banchina hanno accolto più di trecentomila persone, non lo so quante sono di preciso non le ho mai contate, io non vado d’accordo con i numeri, per me sono delle persone (applausi) e per venticinque anni sono stato, siamo stati, su quella banchina nel buio più totale, dove nessuno sapeva nulla di quello che succedeva a quel molo, in quell’isola, in quel Mediterraneo, in un silenzio assordante, quasi. Facevamo il nostro dovere. Nessuno diceva la verità di quello che succedeva, poi finalmente è arrivato un paio di anni fa un signore, una persona straordinaria, una persona di grande sensibilità che mi ha fatto un regalo immenso, si chiama Gianfranco Rosi che attraverso un documentario, un docu-film, è riuscito a mandare quel messaggio, a fare sapere la verità, a fare capire quello che succedeva: le sofferenze di quelle persone, quei viaggi interminabili, quelle torture, violenze, cose indescrivibili che abbiamo dovuto vedere; finalmente lui è riuscito a dare questo messaggio e lo ringrazio per questo. Siamo stati in Europa, poi in America, per me era importante quel messaggio; e io l’ho voluto portare avanti ancora con un libro; ho scritto un libro forte, potente, dove racconto le storie di queste persone: persone, non numeri, persone con le loro sofferenze, con un nome, con un cognome, con la loro storia, con le loro ambizioni, con le loro aspettative, con i loro sogni – perché no? Con i loro sogni – (applausi), persone che fuggono dalle guerre, dalle violenze, torture, persecuzioni e dalla fame, dalla miseria: e poi c’è qualcuno che fa la differenza tra i migranti, quelli che arrivano come rifugiati richiedenti asilo, e i migranti economici (applausi), una parola brutta, una parolaccia io ritengo che sia. Chi sono i migranti economici? Sono delle persone che muoiono di fame, che scappano dalla miseria (applausi), quindi fare questa differenza perché secondo alcuni non hanno diritto di venire … ma morire di fame o morire di guerra che cosa cambia? (applausi). Io dico che se dovessi scegliere morire di guerra o morire di fame preferirei morire di guerra, sicuramente (applausi). Poi, dopo il libro sono andato in giro su e giù per l’Italia e per l’Europa, sono due anni che tutti i fine settimana, sabato e domenica (perché durante la settimana devo lavorare) vado in giro a portare questa testimonianza. Ho lasciato un po’ anche la mia famiglia, ma loro mi capiscono, sono bravi; due anni in giro per portare la mia testimonianza, per cercare di far capire la verità, quella che nessuno dice, le sofferenze di queste persone; quanti bambini morti! Ci siamo indignati quando abbiamo visto quel bambino sulla spiaggia in Turchia, tutto il mondo si è indignato; di questi bambini ne abbiamo visti tantissimi, tanti così atroci che sono anche indescrivibili; ma ho capito che tutto questo non basta perché puoi commuovere, puoi fare piangere, puoi sensibilizzare, (vado nelle scuole dove ci sono i giovani che sono il nostro futuro), ma ho capito che non basta, non basta, perché credo che chi deve cambiare le cose, chi deve portarci in un mondo migliore è la politica (applausi), la politica, quella vera, la politica con la P maiuscola, quella che è fatta con passione, con onestà, con correttezza; questa è la politica, è servizio, e non è quella che fanno alcuni sedicenti politici e non è neanche quella che dicono alcuni sedicenti giornalisti (applausi), che non fanno altro che distribuire il terrore, il panico tra la gente, raccontando delle bugie incredibili, bugie che fanno male, che creano il terrore, la paura, l’odio, che poi producono conflitti sociali, disagio sociale, provocano quelle derive populiste, quelle reazioni esagerate che abbiamo visto in questo periodo; azioni di xenofobia, di razzismo, ne abbiamo viste tante purtroppo e io dico che questo è terrorismo mediatico, è un crimine, è un reato (applausi), e allora bisogna che la politica ci porti verso la strada giusta … dobbiamo andare verso un Paese più libero, più umano, un Paese dove vengono fuori veramente quei valori fondamentali che stanno alla base della nostra vita, che danno un senso alla nostra vita, che sono la fratellanza, l’accoglienza, l’amore, il rispetto dei diritti umani; spesso noi non li abbiamo garantiti questi diritti umani, soprattutto a queste persone, ai nostri poveri, ai più deboli non li abbiamo garantiti, non siamo riusciti neanche a garantire quello che è il principe dei diritti umani, il diritto alla vita, perché migliaia e migliaia di persone perdono la vita in quel Mediterraneo, nel mare che è sotto i nostri occhi, e questo è disumano, è inaccettabile, inaccettabile, soprattutto quando c’è qualcuno che si vanta ed è orgoglioso di dire che grazie a questo accordo abbiamo avuto una riduzione del 40 per cento (standing ovation), 40 per cento degli arrivi; mi devono spiegare però che fine fa questo 40 per cento; noi lo sappiamo, noi vediamo quello che succede a queste persone, ne abbiamo avuto evidenze; ultimamente sono arrivate delle persone che hanno presentato delle ferite da torture inimmaginabili, ragazzini, giovani – scusatemi – scuoiati; nessuno fa vedere queste cose, noi purtroppo le dobbiamo vedere, siamo lì perché crediamo di fare il nostro dovere, perché fare il proprio dovere significa essere liberi (applausi), significa fare onore al nostro Paese, fare onore all’Europa – qualcuno ce l’ha riconosciuto – fare onore all’umanità. È questo quello che dobbiamo fare. Io spero e mi auguro che tutto quello che sta succedendo nel Mediterraneo – anche ieri – (ieri tra l’altro c’è stato qualcosa di particolare, un uomo solo su un gommoncino è riuscito a scappare dal campo di concentramento, un ragazzo giovane, un siriano, è riuscito a rubare un gommoncino, e con un motore elettrico è riuscito ad individuare le nostre navi militari, si è diretto verso di loro ed è arrivato, ha raccontato una storia incredibile).
Tutto questo noi lo dobbiamo evitare: ma è possibile che ancora oggi nel nostro mare, mare Mediterraneo, un mare di vita, un mare di sostentamento, un mare che dovrebbe essere un mare, un ponte che deve unire tutti questi popoli, invece è diventato un cimitero. È vergognoso, io dico – qualcuno mi critica quando dico che questo è un genocidio, è un olocausto (applausi). Io dico che è peggio di quello che l’umanità ha vissuto settant’anni fa, è peggio perché allora ci fu qualcuno che disse: non lo sapevamo; oggi lo sappiamo, sappiamo tutti quello che succede, e io confido in questa nuova forza, nuovo soggetto politico … e spero che si possa mettere fine a questa brutta e vergognosa pagina della storia dell’umanità (standing ovation).
Pietro Bartolo