Newsletter n. 1 del 14.03.2017

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Newsletter n. 1

14 marzo 2017

Gentili amici,

il lancio della nuova versione del sito ChiesadituttiChiesadeipoveri avvenuto il 7 marzo scorso, ha suscitato un notevole interesse, anche se nel passaggio dall’una all’altra piattaforma esso è incorso in una scivolata, per la quale per alcune ore è risultato lento o non raggiungibile per un “errore di connessione”. I tecnici si sono messi al lavoro per risolvere il problema, di cui ci scusiamo. Ciononostante già nei primi giorni ci sono state più di duecento iscrizioni a questa “newsletter” ed altre se ne attendono, mentre assai numerose sono state le condivisioni e i “mi piace” raccolti dai relativi post comparsi sui social.
Tra le prime persone che hanno risposto, una ha acceso la miccia scrivendo: “Grazie. Penso spero che papa Francesco cancelli dalla dottrina della Chiesa l’idea della realtà dell’inferno. Vi sembra un pensiero puerile? Saluti cordiali, Franca Maria”.
La domanda sulla realtà dell’inferno ha accompagnato gli esseri umani fin dai miti che raccontano la loro fuoriuscita dal paradiso originario, ed ha avuto innumerevoli e diverse risposte nella tradizione. Dice ad esempio il vescovo-monaco siriaco Isacco di Ninive (già citato nel sito): “Oh meraviglia della grazia del nostro Creatore … Dov’è l’inferno che possa rattristarci? Dove la dannazione che ci spaventi fino a sopraffare la gioia dell’amore di Dio?”.
Dice il papa Gregorio Magno: “L’uomo voltò le spalle al  volto di Dio quando, per orgoglio, ne disprezzò i comandi e, ciò nonostante, Dio non lo abbandonò nella superbia ma, per ricondurlo a sé, gli diede la Legge, inviò gli angeli ad esortarlo ed apparve nella carne della nostra natura mortale”.
Dice la Lumen Gentium del Concilio: “L’eterno Padre … decise di elevare gli uomini alla partecipazione della sua vita divina, dopo la loro caduta in Adamo non li abbandonò, ma sempre prestò loro gli aiuti per salvarsi”.
Dice Karl Rahner: “Pur sapendo di far torto ad Agostino con questa semplificazione dell’immensa ricchezza della sua teologia, pur sena negare che l’evoluzione della  coscienza cristiana della chiesa da lui a noi ha compiuto molti passi in avanti, pur riconoscendo, come già si è detto, che molti elementi hanno fatto da catalizzatore per l’evoluzione della coscienza cristiana della chiesa, tuttavia possiamo dire che Agostino ha introdotto una visione della storia universale – e condizionato con il suo insegnamento la cristianità – secondo la quale per l’impossibilità di conoscenze il disegno di Dio, la storia del mondo era ed ‘ storia di una massa dannata, nella quale solo a pochi è dato di salvarsi per una grazia di elezione raramente concessa. Per lui il mondo era nelle  tenebre, solo raramente e debolmente rischiarate dalla luce della grazia divina, la quale manifesta la sua purezza nella rarità con cui viene concessa.
Anche se Agostino a volte dimostra di sapere che sono dentro la chiesa molti di quelli che sembrano stare fuori e il contrario, tuttavia per lui era pratico e concreto quasi identificare il circolo di quelli che saranno salvati e beati con quelli che si professano esplicitamente cristiani e fedeli alla chiesa, mentre gli altri per un misterioso giusto giudizio costituiscono la massa dannata dell’umanità. Il risultato della storia è sostanzialmente l’inferno. … Nei decreti e negli atteggiamenti del Vaticano II, decisamente non si parla più di una simili presunzione … nel concilio in tutto il modo di essere della chiesa si ritiene, anche nella pratica, che la grazia divina non solo è offerta come possibilità di salvezza a chi ad essa si apre coscientemente e liberamente, ma che si inserisce anche in questa libertà in forma molto ampia e universale, pur restando esclusa l’accettazione teorica della dottrina dell’apocatastasi. Naturalmente queste convinzioni sono effetto di una lunga evoluzione, ma con il Vaticano II sono divenute chiare e irreversibili in quanto una simile speranza può solo aumentare e non certo venir meno. … La chiesa in questo concilio è divenuta nuova, trasformandosi in una chiesa a dimensione mondiale e pertanto è in grado di rivolgere al mondo un annuncio che, benché resti in fondo sempre lo stesso annuncio di Cristo, è più libero e coraggioso di prima, un annuncio nuovo. In tutti e due i termini, nell’annunciatore come nell’annuncio, è avvenuto qualcosa di nuovo, di irreversibile, di permanente. Se poi noi nella pesante quotidianità borghese della nostra chiesa riusciamo a cogliere e a realizzare questo nuovo, è un’altra questione. Qui sta il nostro compito”.
Dice papa Francesco: “Se Dio si fermasse alla giustizia cesserebbe di essere Dio, sarebbe come tutti gli uomini che invocano il rispetto della legge”.
Ora alla domanda risponde nella sezione “la scelta della misericordia” del sito il teologo Carlo Molari: “La dottrina dell’inferno ha una rilevante componente culturale provvisoria per il fatto che richiama, nello stesso nome, un modello cosmico da secoli superato. Il nome infatti indica immaginari luoghi sotterranei  in contrapposizione a quelli terrestri e celesti. Nella visione attuale dell’universo questa immagine è improponibile.
Allo stato attuale non sappiamo nulla della condizione  dopo morte perché la sua modalità di esistenza è per noi inconcepibile, come lo è per il feto nell’utero materno la vita all’aria aperta.
Il primo passo da fare è assumere il modello evolutivo e considerare la morte come componente essenziale del cammino umano.
Il secondo passo è convincerci che possiamo fallire nello sviluppo personale. Nasciamo incompiuti e imperfetti, siamo chiamati a crescere per giungere alla maturità. Essa consiste nello sviluppo della dimensione spirituale che consente di attraversare la morte fisica per entrare in una nuova modalità di esistenza. In questo processo però possiamo fallire. Possiamo vivere nella illusione di essere già autonomi e così giungere alla morte fisica incapaci di attraversarla da vivi.
L’inferno indica concretamente questa possibilità. Non è un luogo, tanto meno una fornace con il fuoco. È l’esaurimento della carica vitale, l’incapacità di continuare a vivere.
Con una terminologia propria dell’Apocalisse (consapevoli però della differenza dei modelli culturali) potremmo chiamare questo evento la “seconda morte”. Nella Apocalisse il Vivente annuncia che “Il vincitore non sarà colpito dalla seconda morte” (Ap. 2,11) e il Veggente scrive che sui Beati e santi “non ha potere la seconda morte” (Ap. 20,6).”.
Naturalmente il problema resta aperto, e la Chiesa di tutti Chiesa dei poveri dovrà continuare a rifletterci.
Nel sito trova poi posto la notizia che papa Francesco ha promosso una consultazione per la scelta del suo Vicario per la Diocesi di Roma. Torna la vecchia suggestione del vescovo eletto a clero e popolo. Ai fedeli di Roma Chiesa di Tutti Chiesa dei poveri si offre sia come luogo di discussione sui criteri della scelta, sia come tramite riservato per la segnalazione di eventuali nomi da suggerire al papa.
Nella sezione dei “fatti” c’è un giudizio del premio Nobel Stiglitz sulla vicenda dell’euro; in “dicono i discepoli” un appello di Pax Christi e della Caritas per il disarmo nucleare, e in “dicono i teologi” il gesuita messinese Felice Scalia ripropone un testo contro l’ideologia sacrificale nella società, nella teologia e nella liturgia, pubblicato sulla rivista “Segno” di Palermo.

Con i più cordiali saluti
www.chiesadituttichiesadeipoveri.it

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