Newsletter n. 27 del 22.07.2017
Cari amici,
il nostro sito pone oggi la questione di una ripresa del movimento della pace, cioè di un’azione dei popoli contro le scelte di guerra, per far fronte alla minaccia di una devastazione nucleare che torna a incombere sul mondo proprio mentre sono accesi i focolari della “terza guerra mondiale a pezzi”, come la chiama il papa. Tale minaccia non è tanto quella che viene dai rumori della Corea del Nord, quanto quella che si è rivelata nell’esplicito rifiuto delle potenze nucleare – dagli Stati Uniti ad Israele alla Russia – e dalle potenze della NATO – ivi compresa l’Italia – di avallare e condividere il processo avviato dall’assemblea generale dell’ONU per giungere ad un trattato che metta fuori legge tutte le armi nucleari e ne imponga l’eliminazione. La conferenza speciale dell’ONU istituita a tale scopo, ha votato il 7 luglio scorso a New York con una maggioranza pari a quasi i due terzi degli Stati membri delle Nazioni Unite il testo del trattato da sottoporre, perché possa entrare in vigore, alla firma e alla ratifica degli Stati che intendano prendervi parte; ma è chiaro che se proprio le potenze che fabbricano e detengono armi nucleari non sottoscrivono la convenzione, essa resterà lettera morta; ed anzi proprio dal rifiuto di un trattato che licenzi le armi nucleari, esse trarranno una nuova legittimità. D’altra parte la motivazione delle potenze nucleari (candidamente svelata dai ministri del governo Gentiloni in Parlamento) è quella di non entrare in una trattativa che rimettendo in discussione gli equilibri esistenti, finisca per indebolire il già vigente trattato sulla non proliferazione nucleare; in altre parole esse vogliono tenersi, loro sole, le loro armi, e impedire che altri se ne provvedano. Ciò vuol dire che una minoranza di Paesi, con la massima violenza, impone il suo volere alla maggioranza di tutti gli altri Stati e popoli, e tiene in ostaggio il mondo.
Non c’è dunque che tornare alla lotta contro il terrore atomico, come i popoli fecero al tempo della deterrenza e della reciproca distruzione assicurata dell’uno e dell’altro blocco, dell’Est e dell’Ovest, e come si fece in Italia nell’epica lotta contro i missili di Comiso.
Il ragusano Davide Bocchieri ricostruisce ora quella vicenda in un libro che comprende anche la rivisitazione fattane da Raniero La Valle nella prefazione, che viene ora pubblicata nel sito.
L’ingiustizia per la quale nell’attuale sistema economico e politico i meno decidono per i più, è evocata anche in un discorso di papa Francesco ai sindacati, in cui si celebra, come sempre, il lavoro ma anche il riposo dal lavoro, la difesa dei diritti degli occupati, ma anche dei disoccupati ed esclusi, dei garantiti al centro del sistema, ma anche degli scartati delle periferie; e ciò secondo una bella definizione per cui fare sindacato, come fare politica, vuol dire “fare giustizia insieme” (che era poi la tesi di don Milani).
Filippo Trippanera tenta un primo bilancio di questi quattro anni del pontificato di Francesco, introducendo la categoria dei “santi senza miracoli” che sarebbe poi la categoria a cui tutti dovrebbero appartenere.
Infine si da notizia nel sito dell’evento e del tema di “Tonalestate“, che quest’anno attira l’attenzione sull’ipotesi che solo il barbaro – cioè il non omologato al sistema – possa oggi salvarci da poteri che decidono vita e morte per noi.
Con i più cordiali saluti
www.chiesadituttichiesadeipoveri.it
PS: l’ultima newsletter del 19 luglio erroneamente classificata con il numero 30, era da considerarsi invece come la numero 26.