Newsletter n. 31 del 5.09.2017
Cari Amici,
mentre Minniti e Renzi, alla ricerca dei consensi perduti, tripudiano perché, trattenuti gli sbarchi, un po’ meno di inferno tracima da noi; e mentre giornali e TV si eccitano alla caccia dei branchi di marocchini e di neri che secondo i loro notiziari dilagano per le spiagge italiane stuprando e violentando altri stranieri e “diversi” e magari anche le native (dicono neri, non negri, e “maghrebini”, perché sono politicamente corretti) Moni Ovadia ammonisce in TV: “attenti, siamo alle leggi (e al clima) di Norimberga”. Moni Ovadia rivendica di essere ebreo, e di sapere bene perciò di che cosa parla. Si tratta di tre leggi approvate all’unanimità nel 1935 dal Reichstag durante il settimo congresso del partito nazionalsocialista tedesco (attenzione: all’unanimità, senza unanimità non possono far nulla). La prima legge, sulla cittadinanza, stabiliva che soltanto chi avesse sangue tedesco potesse essere cittadino del Reich, la seconda, ”per la protezione del sangue e dell’onore tedesco”, proibiva il matrimonio e i rapporti extraconiugali tra ebrei e non ebrei, e la terza, “sulla bandiera del Reich” stabiliva che la croce uncinata diventasse il simbolo sulla bandiera nazionale.
Se siamo a rischio di Norimberga, e lo siamo ancora una volta in Europa, già madre e maestra di civiltà e di ragione, l’urgenza è quella di resistere, di “tornare ai giorni del rischio”. Così cantava padre David Turoldo, di cui ricordiamo uno scritto di nuovo attuale, perché i discepoli continuano a parlare anche quando sono morti, non restano chiusi nella loro “scatola”, come dissero qualche settimana fa la sua comunità e l’attuale abate di San Paolo ai funerali di Giovanni Franzoni.
Occorre resistere alle leggi che esternalizzano in Libia la “tenuta democratica del Paese”, perché in Libia non si sta troppo bene, e occorre dire col teologo che l’idea che chiamiamo Europa non è il dominio dell’uomo sull’uomo, ma lo “scambio” degli uomini tra loro e con Dio, cioè il reciproco dono.
E se almeno qualcuno in tal modo rovescerà la tendenza montante, sarà come la “piccola pietra” (e anche Pietro, dice il papa, lo è) che nel sogno di Nabucodonosor, si staccò dal monte e andò a battere contro la paurosa statua d’oro, d’argento e di bronzo, che aveva però i piedi d’argilla, e la frantumò portandola via come pula nel vento (Dan. 2, 31-35). Perché all’ascesa dei mostri si può resistere.
Con i più cordiali saluti
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