Newsletter n. 43 del 27.10.2017
Cari amici,
astronauti di diversi Paesi, che corrono nello spazio a 10 Km. al secondo, dicono dall’alto al papa: lei ci ha portato più in alto. C’è stato uno straordinario collegamento tra papa Francesco e la stazione spaziale internazionale. Non si può raccontare, non è neanche questione solo di parole, bisogna vederlo. Perciò rimandiamo con un clic all’intera registrazione.
Del papa pubblichiamo anche il discorso indirizzato in videomessaggio ai partecipanti alla Settimana sociale dei cattolici a Cagliari; il tema della Settimana essendo il lavoro, papa Francesco ha condensato tutta la sua analisi sulla condizione del lavoro oggi, soprattutto in Italia, denunciandone la precarietà e addirittura l’inserzione in un sistema culturale, economico e produttivo che genera un “lavoro che uccide”.
Nella sezione “la scelta della misericordia” c’è la risposta alla domanda: “C’è il Paradiso?”
Nella sezione “dicono i fatti” emerge un monito sulle conseguenze del referendum veneto.
Intanto è giunta alla conclusione la lunga vicenda della riforma della legge elettorale. Se il presidente della Repubblica non la rinvierà con messaggio al Parlamento per farne togliere i vizi di incostituzionalità, sappiamo ormai con quale legge elettorale il popolo di Dio che è in Italia sarà chiamato a votare nella prossima primavera. Purtroppo la legge votata dal Senato il 26 ottobre ne è uscita piuttosto sinistrata sul piano istituzionale. Essa infatti, contro il disegno dell’ordinamento bicamerale, è risultata essere una legge monocamerale, prodotta dalla sola Camera dei deputati, essendo stato il Senato impedito di discuterne ed emendarla con l’apposizione pregiudiziale dei voti di fiducia; inoltre essa è stata severamente sanzionata, nel merito e nel metodo, sul piano della prassi e del diritto, tanto dall’ex presidente della Repubblica Napolitano, nel suo discorso in aula, che dalla seconda carica dello Stato, il presidente del Senato. Egli si è dimesso dal gruppo parlamentare del PD, nel quale era stato eletto, a motivo del suo dissenso per cui, come ha detto, se non avesse dovuto astenersi dal voto per il suo ruolo istituzionale, avrebbe votato in Senato sia contro la legge sia contro la fiducia con cui il governo ne ha ottenuto l’approvazione. In ogni caso ormai i giochi sono fatti, e la causa passa nelle mani del popolo.
Con i più cordiali saluti
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