Newsletter n. 49 del 17.11.2017
Cari Amici,
mentre in Italia la legge sul “fine vita”, che dovrebbe essere votata dal Parlamento, divide gli schieramenti in nome di principi assoluti o di presunte obbedienze a etiche immutabili, il papa è intervenuto proponendo ancora una volta il discernimento che sa guardare alle situazioni concrete e richiamando a quella “prossimità responsabile” che prima di tutto è sollecita della dignità e della volontà del malato. Il criterio che viene proposto come discriminante, sulla scia del resto del magistero precedente, è quello della proporzionalità tra l’investimento che si fa spesso per inutili cure, e il risultato; questo, se non può essere quello di fermare la morte, deve essere almeno quello di renderla serena ed umana. La novità che ha introdotto papa Francesco sta nell’affermazione che la proporzionalità deve tener conto anche di un nuovo problema, quello di trattamenti che sono sempre più costosi per i singoli, e insostenibili per lo Stato sociale, e che dunque portano a un accrescimento scandaloso dell’ineguaglianza sanitaria: davanti alla morte che, almeno quella, era considerata la grande livella imparziale con tutti, giungono le nuove diseguaglianze fra i ricchi che si possono allungare di qualche giorno la vita e i poveri che non ci possono neanche provare, nonché tra i popoli del Sud e quelli del Nord del mondo.
Il 19 novembre è appunto la prima “Giornata del povero” indetta dal papa. E’ bello ricordare che papa Francesco la inventò il 13 novembre dell’anno scorso celebrando il “Giubileo delle persone socialmente escluse”. In quell’omelia fu tutto un parlare della fine; finiva il Giubileo della misericordia, si leggevano nella liturgia del giorno le parole di Malachia, che “si trovano all’ultima pagina dell’ultimo profeta dell’Antico Testamento”; diceva il papa che quelle parole che annunciavano “il sole di giustizia” interpellavano “il senso ultimo della vita”; richiamava poi il papa il Vangelo del giorno, in cui si parlava dell'”ultima pagina della vita terrena di Gesù: la sua morte e resurrezione”, quando egli annuncia la fine del tempio, e concludeva che “anche i regni più potenti, gli edifici più sacri e le realtà più stabili del mondo non durano per sempre, prima o poi cadono”. Eppure queste non erano delle vere fini; la vera fine consiste nel nostro voltare la faccia dal povero, nello scartarlo, che poi vuol dire “voltare la faccia a Dio”; e se tutto finisce “la carità non avrà mai fine” (Paolo ai Corinti) e restano due ricchezze che “sicuramente non svaniscono: il Signore e il prossimo”; tutto il resto passa (anche la basilica di San Pietro!) “ma non dobbiamo escludere dalla vita Dio e gli altri”, e resta la “vera ricchezza che sono i poveri”. E’ in questa onda di pensieri che è stata concepita la “Giornata del povero”, che perciò ci porta non all’ennesimo lamento sul passato, ma all’impegno e alla speranza nel futuro.
Nel sito è ancora in evidenza l’Appello a resistere (katécon) che prima ancora della sua presentazione al pubblico ha attratto 250 firme; lo si può firmare in calce al testo oppure scrivendo a info@chiesadituttichiesadeipoveri.it , aggiungendo città e qualifica.
E’ anche rinnovato l’invito alla partecipazione all’assemblea del 2 dicembre di Chiesa di tutti Chiesa dei poveri. Chi dei partecipanti vorrà avvalersi del catering predisposto per l’occasione, che prevede un pranzo a 15 euro, è pregato di prenotarsi scrivendo a cantianimonica@gmail.com.
Con i più cordiali saluti
www.chiesadituttichiesadeipoveri.it