Newsletter n. 50 del 21.11.2017
Cari Amici,
questa volta nel sito pubblichiamo l'”Angelus” di papa Francesco di domenica scorsa, 19 novembre, perché ci sembra esemplare di quello che c’è di nuovo nel suo ministero come papa. Come al solito egli commentava il Vangelo del giorno, e questa appunto non era una novità. Ma il brano del Vangelo era la parabola dei talenti: due servi li fanno fruttare, e sono lodati, il terzo invece quello che ha ricevuto non lo traffica, non lo fa moltiplicare, ma lo mette in una buca. Normalmente la lezione che si trae da questa pagina è che bisogna darsi da fare per moltiplicare le ricchezze, spirituali o materiali che siano, non senza il rischio di un uso di questa pagina evangelica per incoraggiare l’intraprendenza economica e finanziaria, sulla scia di una ricezione maldestra del classico di Max Weber su “L’etica protestante e lo spirito del capitalismo”. Ma sorprendentemente il papa punta su un particolare spesso trascurato di quella parabola: perché il servo infedele non traffica il denaro ricevuto? Perché ha paura del suo padrone il quale, nella percezione del servo, è “un uomo duro”, che miete dove non ha seminato e raccoglie dove non ha sparso, vale a dire che si comporta in modo altamente arbitrario. E il papa dice che è la paura che blocca l’iniziativa del servo, che gli fa compiere scelte sbagliate, mentre per crescere nella vita non bisogna avere paura, bisogna avere fiducia.
Ma nemmeno questo è ciò che soprattutto vuole trasmettere il papa. La cosa che davvero vuole evangelizzare, annunziare, è come sia importante avere un’idea vera di Dio, non pensare che egli sia un padrone cattivo, duro, che vuole punirci, perché se si ha questa immagine sbagliata di Dio, e non invece quella del Dio di misericordia, di tenerezza e di bontà, la nostra vita non sarà feconda, saremo paralizzati dalla paura e autodistrutti per essa. Detto in altre parole va bene il “timor Domini”, ma non bisogna avere paura di Dio.
Da ciò si vede come papa Francesco intenda essenzialmente il suo ministero come un nuovo annuncio di Dio, come una riapertura davanti ai fedeli e al mondo della questione di Dio, come un liberarne l’immagine dai fraintendimenti che hanno portato gran parte della modernità a distogliere lo sguardo da lui. Cioè egli non vuole instillare un’etica, tanto meno una precettistica, vuole proporre Dio, perché gli uomini e le donne lo imitino, si facciano simili a lui.
Il papa ha anche ricordato l’equipaggio del sottomarino militare argentino perduto nel mare. Ma a che servono all’Argentina i sottomarini?
Nel sito si troverà anche l’aggiornamento, con nuove firme, dell'”Appello a resistere (katécon)” e il richiamo dell’ormai prossima assemblea del 2 dicembre, con l’invito a preannunciare la propria presenza ed eventualmente a prenotare per il catering.
Come ulteriore materiale in preparazione di essa, il sito pubblica anche uno scritto di Raniero La Valle tratto da un articolo che uscirà sul prossimo numero di Presbyteri, dal titolo: “Che cosa fa Francesco”.
Con i più cordiali saluti
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