PAGATO IL RISCATTO PER L’ON. MORO
Dopo quarant’anni
PAGATO IL RISCATTO PER L’ON. MORO
In una solenne celebrazione ecclesiale Moro è stato riscattato come vittima, sacrificato come il Crocefisso per la sua fedeltà al Vangelo e alla Costituzione. Le sue lettere, allora negate come se non fossero sue, incluse nella liturgia della Parola. Bettazzi: mi dissero in Curia che era meglio che morisse. L’omelia di padre Innocenzo Gargano e gli altri testi della Messa
Il 9 maggio, presieduta dall’ex vescovo di Ivrea mons. Luigi Bettazzi, si è tenuta nella chiesa romana di san Gregorio al Celio una celebrazione eucaristica nel quarantesimo anniversario della morte cruenta di Aldo Moro. L’omelia è stata tenuta dal monaco camaldolese, il biblista don Innocenzo Gargano. Pubblichiamo qui le parole introduttive di mons. Bettazzi («Ho un debito nei confronti di Moro»), l’omelia di padre Innocenzo («un “alter Christus” che ha vissuto fino in fondo la passione morte e resurrezione di Gesù») e gli altri testi della liturgia.
Introduzione di Mons. Bettazzi
Sono il vescovo Bettazzi, emerito di Ivrea. presiedo questa Messa anche per un debito che ho nei confronti di Moro, per le diverse volte in cui mi avevano contattato e non ho saputo o potuto aiutarlo; l’ultima volta anche perché avevo compreso che veramente era condannato a morte non solo dalle Brigate Rosse ma anche dal nostro ambiente. Siamo qui sentendolo particolarmente vicino, come un martire eella sua coscienza cristiana che cercava di mettere al servizio di tutta la Nazione. L’omelia sarà fatta dal Padre Innocenzo.
Omelia di Padre Innocenzo Gargano
Si dice spesso che il cristiano è un alter Christus, cioè è un’altra presenza di Gesù Cristo sulla terra. Mentre meditavo queste parole del Vangelo divenivo sempre più convinto che questo battezzato, di nome Aldo Moro, nei nostri tempi è stato la presenza di Cristo sulla terra. Noi siamo abituati a chiamare alter Christus coloro che hanno ricevuto l’imposizione delle mani e sono divenuti vescovi, preti, papi, ma ci sfugge l’affermazione centrale della fede del Nuovo Testamento che è quella di considerare alter Christus tutti coloro che sono stati chiamati a condividere la sua croce per poter condividere anche la sua resurrezione. E quindi legittimamente diciamo che ogni battezzato è un alter Christus. Del resto il nome stesso di cristiani viene dall’adesione di tanti esseri umani a lui. Da Cristo a cristiani. E quindi quando ci troviamo di fronte a qualcuno che in modo più esplicito, pubblicamente è stato trattato come è stato trattato Gesù, abbiamo tutti i diritti di dire: siamo di fronte a un alter Christus. Ma essere di fronte a un alter Christus, che ha vissuto fino in fondo la sua immedesimazione al mistero della sua passione, morte e resurrezione, comporta una grandissima responsabilità. Diceva San Gregorio Magno che quando passeremo da questa vita all’altra, e saremo posti dinanzi al giudizio di Dio, ci saranno messi di fronte due libri. Da una parte, i libri del Vangelo, la Scrittura santa, e dall’altra i libri costituiti da uomini e donne che hanno inciso a tal punto la Parola di Dio nella propria vita, da poter essere considerati Scrittura santa vivente. La lettera che Aldo Moro ha scritto, che ci è stata proclamata, è uno di questi libri, di fronte ai quali nessuno di noi può nascondersi, perché evidenziano, fino ai minimi particolari, tutto ciò che in noi non ha risposto alla provocazione che ci veniva da Dio stesso, attraverso libri scritti sulle pergamene e libri scritti sulla carne degli uomini.
Ecco perché consideriamo legittimo anche poter leggere sia la Scrittura ispirata sia la Scrittura di coloro che si sono immedesimati a Cristo, che sono stati in qualche modo schiacciati anche contro Cristo, per essere tutt’uno con lui. Non c’è differenza tra Giobbe e Aldo Moro, nel cammino della fede, per cui noi possiamo legittimamente lasciarci ferire il cuore da una Parola ritenuta ispirata come quella di Giobbe, che abbiamo ascoltato, ma anche da una testimonianza come quella di Aldo Moro, che nei fatti è la presenza dello Spirito di Dio di fronte a noi.
Non è molto facile dedurre tutto questo se ci facciamo condizionare dalla cosiddetta intelligenza politica, che ci devia, che non ci permette di andare al cuore degli eventi. Ancora oggi dopo quarant’anni la testimonianza di Aldo Moro è una testimonianza viva. Il desiderio che aveva Aldo Moro di risolvere i problemi senza spargimento di sangue, non era soltanto legato alla sua umanissima paura di essere ucciso, ma anche alla sua convinzione profonda che i problemi non si risolvono mai con la violenza, e meno ancora con lo spargimento di sangue, In questo Aldo Moro oltre ad essere un fedele discepolo di Gesù, aveva presenti anche i principi della Costituzione italiana che lui stesso aveva contribuito a creare. Una Costituzione che ripudia la guerra, e dunque ripudia qualunque scelta di violenza per risolvere i contrasti fra gli uomini, che siano politici, che siano nazionali, che siano religiosi: non è possibile. Questo ci viene insegnato da Gesù, questo ci è stato firmato dalla Costituzione italiana, e coloro stessi che avrebbero dovuto custodire questo insegnamento, che proveniva sia da Gesù sia dalla Costituzione italiana, hanno tradito: hanno tradito, non c’è nulla da fare, e dentro di loro c’eravamo anche tutti noi, perché l’opinione pubblica si era lasciata convincere che “è meglio che un uomo solo muoia anziché tutto il popolo perisca”.
Qui abbiamo la testimonianza visibile di mons. Luigi Bettazzi. Di lui voglio leggere – me lo ha portato lui il testo – una pagina, semplicemente una pagina che allora era cronaca, e adesso è storia. Sapete che due vescovi italiani, mons. Ablondi e mons. Clemente Riva, si erano proposti di essere ostaggio, di essere accettati come ostaggio per salvare la vita di Moro. E mons. Luigi Bettazzi aveva concepito la stessa decisione. Però per scrupolo siccome era vescovo della Chiesa di Dio, è andato ad annunciare questo suo proposito nella Segreteria di Stato di Sua Santità dove, all’insaputa di Paolo VI ci si era lasciati già convincere che Moro doveva morire, per salvare l’Italia dal comunismo. In modo esplicito: ve lo leggo, perché non voglio aggiungere nulla a ciò che monsignor Bettazzi stesso ha scritto in questo libro intitolato “In dialogo con i lontani”: “Un’altra vicenda intervenne al tempo del sequestro dell’on. Moro nel 1978. Mi cercò un avvocato socialista interprete dell’on. Craxi e del suo partito, il quale a differenza dei democristiani e dei comunisti decisi a non trattare per non riconoscere la personalità dei sequestratori, peroravano invece una trattativa con le Brigate Rosse, responsabili del sequestro, che portasse alla liberazione del politico. Consultai i miei superiori che me lo vietarono. L’avvocato socialista tornò per invitarmi a contattare un piccolo industriale torinese, col quale avremmo potuto recarci da un certo Curcio, ritenuto significativo rappresentante delle Brigate Rosse, che si trovava nelle carceri di Torino. Telefonai all’industriale. La moglie mi rimandò alla mattina seguente. Alcuni miei consiglieri mi dissuadevano e riluttavo anch’io a un contatto con persone che per sequestrare il politico non avevano esitato a uccidere cinque uomini della sua scorta. Un giovane autorevole politico democristiano della mia città, mi incoraggiò invece a trattare, ma la mattina seguente l’industriale di Torino si rifiutò di venire, e non andai. Dopo qualche giorno, ero a Camaldoli, mi telefonò padre Camillo Del Piaz dei Servi di Maria, molto vicino al padre Turoldo, suggerendo che qualche vescovo si offrisse come ostaggio al posto dell’on. Moro. Mi comunicò anche il nome di due vescovi, Ablondi a Livorno e Riva ausiliare a Roma, che contattai, ricevendone l’assenso. Preparai una dichiarazione che avrei consegnato al settimanale diocesano e alle agenzie di stampa il mercoledì pomeriggio: era il tempo massimo di consegna al settimanale che usciva il giovedì. Purtroppo, devo dire, il mercoledì mattina avevo una riunione a Roma. Il mio ossequio alle autorità superiori, mi portò a chiedere il loro assenso alla pubblicazione dell’appello. “Non vede, mi disse allora il ‘ministro degli esteri’ vaticano, che stiamo andando in braccio ala comunismo? Ha già fatto fin troppo il Santo Padre a scrivere quella lettera alle Brigate Rosse” (aveva scritto come uomo, come papa, come amico dell’on. Moro, chiedendone la liberazione “senza condizioni” come gli avevano chiesto all’ultimo momento). “Ma c’è di mezzo la vita di un uomo! “, ribadii. La risposta mi agghiaccio: era quella di Caifa, nel Sinedrio, nei confronti di Gesù: “meglio che muoia un uomo solo, piuttosto che tutta la nazione perisca”. Soggiunsi: “allora facciamo come se non fossi venuto”. “No, concluse, lei poteva non venire, ma ora che è venuto, le proibiamo di farlo”.
Don Luigi ha più di 90 anni, è l’ultimo Padre conciliare italiano, abbiamo una fortuna enorme ad averlo qui questa sera. Questi erano i personaggi del 1978; non perché lui è presente, ma questi sono i giganti della testimonianza della fede. E Moro è parte integrante di questo gruppo di persone veramente credenti, che erano disposte a dare la propria vita perché ci fosse pace e riconciliazione nell’Italia, e attraverso l’Italia nel mondo.
Cosa devo dire. Leggendo questa pagina del Vangelo di Giovanni si rimane sconvolti di fronte al realismo di Gesù di Nazaret: se il grano caduto in terra non muore, rimane solo, ma se muore porta molto frutto. È su questo che vorrei piantare la mia speranza anche oggi, quando sembra che i frutti di questa uccisione siano stati tutti frutti velenosi, frutti che sono passati di guerra in guerra, di violenza in violenza, fino a non poterci capire più, nemmeno politicamente, tra di noi; ma nonostante tutto io sono convinto che il seme marcito in terra, che si è chiamato Aldo Moro, produrrà, produrrà, produrrà frutti di pace.
Gli altri testi della liturgia
Prima lettura
DAL LIBRO DI GIOBBE CAP. 19
1 Giobbe prese a dire:
2 “Fino a quando mi tormenterete
e mi opprimerete con le vostre parole?
3 Sono dieci volte che mi insultate
e mi maltrattate in modo sfacciato.
4 È poi vero che io abbia sbagliato
e che persista nel mio errore?
5 Davvero voi pensate di prevalere su di me,
rinfacciandomi la mia vergogna?
6 Sappiate dunque che Dio mi ha schiacciato
e mi ha avvolto nella sua rete.
7 Ecco, grido: “Violenza!”, ma non ho risposta,
chiedo aiuto, ma non c’è giustizia!
8 Mi ha sbarrato la strada perché io non passi
e sui miei sentieri ha disteso le tenebre.
9 Mi ha spogliato della mia gloria
e mi ha tolto dal capo la corona.
…..
13 I miei fratelli si sono allontanati da me,
persino i miei familiari mi sono diventati estranei.
14 Sono scomparsi vicini e conoscenti,
mi hanno dimenticato
15 gli ospiti di casa;
da estraneo mi trattano le mie ancelle,
sono un forestiero ai loro occhi.
16 Chiamo il mio servo ed egli non risponde,
devo supplicarlo con la mia bocca.
……
23 Oh, se le mie parole si scrivessero,
se si fissassero in un libro,
24 fossero impresse con stilo di ferro e con piombo,
per sempre s’incidessero sulla roccia!
25 Io so che il mio redentore è vivo
e che, ultimo, si ergerà sulla polvere!
26 Dopo che questa mia pelle sarà strappata via,
senza la mia carne, vedrò Dio.
27 Io lo vedrò, io stesso,
i miei occhi lo contempleranno non da straniero.
Parola di Dio
Seconda lettura
DALLA LETTERA DI ALDO MORO AL PARTITO DEL 27 APRILE 1978 DAL LUOGO DELLA SUA DETENZIONE
È noto che i gravissimi problemi della mia famiglia sono la ragione fondamentale della mia lotta contro la morte. In tanti anni e in tante vicende i desideri sono caduti e lo spirito si è purificato. E, pur con le mie tante colpe, credo di avere vissuto con generosità nascoste e delicate intenzioni. Muoio, se così deciderà il mio partito, nella pienezza della mia fede cristiana e nell’amore immenso per una famiglia esemplare che io adoro e spero di vigilare dall’alto dei cieli. . Proprio ieri ho letto la tenera lettera di amore di mia moglie, dei miei figli, dell’amatissimo nipotino, dell’altro che non vedrò. La pietà di chi mi recava la lettera ha escluso i contorni che dicevano la mia condanna se non avverrà il miracolo del ritorno della D.C. a se stessa e la sua assunzione di responsabilità. Ma questo bagno di sangue non andrà bene …. né per la D.C. né per il Paese. Ciascuno porterà la sua responsabilità.
Io non desidero intorno a me, lo ripeto, gli uomini del potere. Voglio vicino a me coloro che mi hanno amato davvero e continueranno ad amarmi e pregare per me. Se tutto questo è deciso, sia fatta la volontà di Dio. Ma nessuna responsabilità si nasconda dietro l’adempimento di un presunto dovere.
Le cose saranno chiare, saranno chiare presto.
Benediciamo il Signore
Vangelo
DAL VANGELO DI GIOVANNI, DAL CAP. 12
20Tra quelli che erano saliti per il culto durante la festa c’erano anche alcuni Greci. 21Questi si avvicinarono a Filippo, che era di Betsàida di Galilea, e gli domandarono: “Signore, vogliamo vedere Gesù”. 22Filippo andò a dirlo ad Andrea, e poi Andrea e Filippo andarono a dirlo a Gesù. 23Gesù rispose loro: “È venuta l’ora che il Figlio dell’uomo sia glorificato. 24In verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. 25Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna. 26Se uno mi vuole servire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servitore. Se uno serve me, il Padre lo onorerà. 27Adesso l’anima mia è turbata; che cosa dirò? Padre, salvami da quest’ora? Ma proprio per questo sono giunto a quest’ora! 28Padre, glorifica il tuo nome”. Venne allora una voce dal cielo: “L’ho glorificato e lo glorificherò ancora!”.
29La folla, che era presente e aveva udito, diceva che era stato un tuono. Altri dicevano: “Un angelo gli ha parlato”. 30Disse Gesù: “Questa voce non è venuta per me, ma per voi. 31Ora è il giudizio di questo mondo; ora il principe di questo mondo sarà gettato fuori. 32E io, quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me”. 33Diceva questo per indicare di quale morte doveva morire.
Preghiera dei fedeli
I preghiera del celebrante Bettazzi: Io inizio sempre con una preghiera per il papa – si raccomanda sempre: “Non dimenticatevi di pregare per me” – perché il Signore continui ad assisterlo e senta attorno a sé anche la solidarietà del popolo cristiano.
II preghiera: Per i figli di Aldo Moro che associamo a questa memoria dolorosa, e in particolare per la figlia Agnese che ci ha scritto di ringraziare tutti, ma di preferire in questa giornata di stare in raccoglimento solitario.
III preghiera: per Aldo Moro e per l’Italia che egli voleva migliore, e per il mondo che migliorerebbe con lei.
Altre preghiere.
Inno
CANTA LA SPOSA I DONI DELL’AMATO
Canta la sposa i doni dell’amato,
corre nel campo a cercare lui;
danza di gioia nell’udire il nome.
Vede l’Assente nel giardino nuovo,
gode all’annunzio della sua missione:
Cristo risorto porterà ai fratelli.
Uomini stanchi, timorosi e vinti
corrono in fretta al sepolcro vuoto,
vedono, e crede chi l’aveva amato.
Eccolo, viene a salti per i monti,
eccolo, viene a balzi per i colli;
esci, sorella, corri ad incontrarlo.
“Vedi, l’inferno è divenuto vuoto,
alzati, amica, mia bella, vieni,
corrimi dietro nel ritorno al Padre”.
Godi al banchetto della nuova Pasqua,
entra con Cristo nelle nozze eterne,
vivi l’Amore che ti dona il Padre!
Amen, alleluia!
Salmo 120
Nell’angoscia ho gridato al Signore,
ha risposto al mio pianto
2Signore, libera la mia vita
dalle labbra di menzogna,
dalla lingua ingannatrice.
3Che ti posso dare, come ripagarti,
lingua ingannatrice?
4Frecce acute di un prode,
con carboni di ginepro.
5Me infelice: abito straniero in Mosoch,
dimoro fra le tende di Cedar!
6Troppo io ho dimorato
con chi detesta la pace.
7Io sono per la pace, ma quando ne parlo,
essi vogliono la guerra.
Nell’angoscia ho gridato al Signore,
ha risposto al mio pianto.
N. B. Per il video dell’intera celebrazione cliccare qui sulla registrazione di radio radicale