PAPA FRANCESCO LASCIA APERTA LA QUESTIONE DEI MINISTERI
PAPA FRANCESCO LASCIA APERTA LA QUESTIONE DEI MINISTERI
In tal modo egli è riuscito a spegnere il fuoco che minacciava di bruciare tutto il processo sinodale sull’Amazzonia. Ma la questione dell’accesso di tutti all’Eucarestia è stata riproposta
Antonio Trettel
Non pretendo evidentemente ora di commentare la lunga, forte e densa esortazione post-sinodale del Papa. Vorrei invece solo cercare di comprendere e apprezzare un solo ‘dettaglio’: la posizione di papa Francesco sulla questione dei ‘viri probati’, che era diventata disgraziatamente il punto decisivo della battaglia finale tra gli opposti schieramenti ecclesiali (o piuttosto, ecclesiastici), e che rischiava di trasformarsi in un enorme ‘buco nero’ capace di inghiottire tutto il vasto, partecipato e complesso processo ecclesiale che avevo condotto alla celebrazione del Sinodo di ottobre 2019 sull’Amazzonia e si era in esso espresso.
Certo il problema, anche se non l’unico e non il principale, era e resta spinoso et anche ‘scandaloso’ in molte comunità missionarie, e non soltanto in Amazzonia. Se infatti “è l’Eucarestia che fa la Chiesa” e se la Chiesa si costruisce attorno alla Parola e all’Eucarestia (cfr Vaticano II, Sacrosanctum Concilium), come si può accettare che nella Chiesa cattolica molte comunità missionarie ancor oggi debbano vivere e crescere nella fede e nella vita cristiana autentica senza poter celebrare l’Eucarestia per mesi e mesi se non anni e anni? E questo, non per cattiva volontà loro, ma solo perché manca un prete per ‘presiederla’?
A questo problema molto spinoso per la Chiesa, che si è imposto talvolta anche all’opinione pubblica mondiale, i teologi, pastori e tutta la comunità ecclesiale hanno tentato, stimolati ultimamente anche dal processo sinodale, di dare una risposta, che poi il Sinodo stesso ha formulato in modo più elaborato. Nella sua esortazione papa Francesco non fa nemmeno cenno direttamente alle proposte, ma affronta di petto il problema (n° 85-89), indicando delle piste … laterali, ma senza accennare ad una soluzione diretta.
Vediamo in breve le tre proposte:
1°- La proposta presinodale domandava con forza di poter assicurare regolarmente l’Eucaristia e gli altri sacramenti a ogni gruppo o anche piccola comunità locale scegliendo e ordinando preti uno (o meglio, due-tre) laici anziani della comunità, saggi ed esemplari, anche se normalmente sposati e con una famiglia cristiana esemplare. Era la proposta dei ‘’viri probati’, lanciata ancora tempo fa da alcuni teologi e pastori, e diventata assai consensuale, specialmente in America Latina.
2°- La proposta finale del Sinodo 2019: dopo lunghi dibattiti e accese discussioni, dentro e fuori l’aula del Sinodo, al n°111 del Documento finale, il Sinodo sull’Amazzonia propone infine di “ordinare preti degli uomini idonei e riconosciuti dalla comunità, che abbiano già esercitato in modo fecondo il ministero del diaconato permanente e che ricevano una formazione adeguata al presbiterato; essi possono avere una famiglia che sia legittimamente costituita e stabile”.
Alla votazione finale del Sinodo questa proposizione ha ottenuto più due 2/3 dei voti favorevoli, necessari per una approvazione sinodale, ma anche 41 pareri negativi, il numero più elevato sul documento di padri sinodali contrari. Si può notare tuttavia come il documento sinodale aveva già mitigato la proposizione iniziale dei ‘viri probati’ caricandola di cinque condizioni restrittive, e soprattutto per l’esigenza che i candidati preti abbiano già prima esercitato positivamente il ministero di diacono permanente per un certo tempo, col plauso della stessa comunità.
3°- La risposta di Papa Francesco in Querida Amazonia: una risposta assai articolata, ‘aperta’ e ‘mobilizzatrice’! Cerco di comprenderla in 6 punti (manca forse il 7°, quello della ‘perfezione’?) :
1°. Con sorpresa generale, il Papa non entra affatto nel dibattito e non tronca, né in un senso né nell’altro, la discussione, ormai inferocita e radicalizzata, sui ‘probi viri’: non si pronuncia esplicitamente neanche sulla versione più circoscritta del n°111 del Sinodo, cui lui stesso ricorda d’altronde di aver partecipato attentamente.
2°. Tuttavia, egli invita cordialmente (cfr. QA 2-4) a leggere, studiare e ascoltare lo stesso documento finale del Sinodo, dandogli quindi indirettamente un’approvazione generale positiva.
3°. Nei numeri 85-89 poi, il Papa denuncia lui stesso chiaramente come inaccettabile la situazione di molte comunità missionarie che mancano della celebrazione regolare, necessaria, dell’Eucarestia, per la mancanza di un prete che la presieda normalmente.
4°. Allora il Papa si domanda come rimediare a questa situazione inaccettabile dal punto di vista pastorale. E al n°90 dona qualche primo elemento di possibile risposta:
a/- il Papa esorta con forza i vescovi a una più grande generosità missionaria con l’Amazzonia, incoraggiando i ‘loro’ preti disponibili a partire per quelle missioni;
b/- egli domanda con decisione di “rivedere completamente la struttura e i contenuti della formazione” presbiterale, sia quella iniziale sia quella permanente.
5°. E qui, con un salto in alto inatteso, di fronte al problema della mancanza dei preti, il Papa attira l’attenzione invece sulle grandi risorse spirituali e missionarie già presenti nelle stesse comunità (cfr. QA 91-98), se sono ‘piene di vita’ e valorizzano ‘la pluralità di ministeri’, soprattutto quelli laicali (cfr. 94), che hanno già al loro interno.
Egli dichiara infatti che “non si tratta soltanto di facilitare una più grande presenza di ministri ordinati che possano presiedere l’Eucaristia. Questo sarebbe un obiettivo molto limitato se non ci sforziamo di suscitare insieme una nuova vitalità nelle comunità” (93).
6°. Per questo il Papa ricorda in particolare con riconoscenza “la forza e il dono delle donne” nelle comunità dell’Amazzonia, e invita a valorizzarle di più, anche per mezzo di ministeri istituiti specifici, secondo le situazioni concrete delle varie comunità (99-103).
Uno sviluppo particolare mi meraviglia in questo testo molto elogiativo del Papa sull’importanza dei ‘ministeri’ delle donne nelle comunità locali, ed è il discorso, abbastanza ultimativo, che papa Francesco fa proprio qui sull’ordinazione presbiterale delle donne, per escluderla in maniera piuttosto perentoria, negando senza sfumature che essa possa essere una soluzione utile e benefica per risolvere il problema della mancanza di preti (100-101). E ciò senza aver fatto nessun accenno invece proprio alla ‘quaestio disputata’ dei ‘viri probati’!
Ma finalmente, non manca proprio un settimo elemento, il più decisivo, nella logica della risposta del Papa al problema affrontato? In effetti, il Papa invita tutte le componenti delle comunità cristiane a dare generosamente il loro apporto, inevitabilmente parziale, per la soluzione del problema della mancanza di… ‘celebranti’! Ma, da parte sua, il Papa, come pensa di poter/dover intervenire autorevolmente nella soluzione di questo problema spinoso? Silenzio totale, … ma con scricchiolii qua e là!
E’ allora forse puramente fantasista, da parte mia, pensare che -tra il 90 e il 91 della QA – … c’era una proposizione-decisione del Papa in questo senso che, dopo un ultimo doloroso ‘discernimento ecclesiale’, è stata cancellata, per non squarciare ancor più la comunità ecclesiale e sopratutto ecclesiastica, … in attesa di un ‘momento più opportuno’, il ‘kairos’ ?
Ma al di là di ogni ipotesi, che può essere totalmente peregrina, a me sembra evidente che il Papa lascia ‘la questione’ ancora totalmente aperta al discernimento ecclesiale, riproponendo saggiamente nello stesso tempo anche un metodo di discernimento (cfr. 104-105) molto più fecondo di quello della contrapposizione virulenta che si era istallata disgraziatamente nella Chiesa cattolica negli ultimi tempi.
Antonio Trettel