PER UNA LEGGE SULLA LIBERTÀ RELIGIOSA
Con questo appello “Noi siamo Chiesa” ha chiesto nel quadro del disegno costituzionale il varo della legge sulla libertà della pratica religiosa tenuto conto dei movimenti demografici
La Repubblica, il Vaticano e i vescovi si incontrano domani due marzo. Una proposta per l’ordine del giorno di Noi Siamo Chiesa Domani martedì due marzo il governo incontrerà i vertici della Conferenza episcopale e del Vaticano in occasione dell’anniversario dei Patti Lateranensi del 1929 e del nuovo Concordato del 1984. L’incontro si presenta all’insegna dell’ordinaria amministrazione. I protagonisti ritengono, a quanto si capisce, che non ci siano particolari contenziosi tra la Chiesa e la Repubblica. Ora il nuovo clima di unità nazionale comprende un’area di opinione che era in gran parte esterna al governo precedente e che, talvolta, si richiamava, in modo strumentale, a simboli religiosi per sostenere posizioni di tipo sovranista. E la crisi determinata dalla pandemia non dà tempo e spazio per questioni che altre volte erano aperte mentre l’intervento concreto delle strutture ecclesiastiche nelle attuali situazioni di sofferenza facilita lo spirito di collaborazione tra istituzioni civili e strutture ecclesiastiche.
Ciò premesso, in queste occasioni non è male ricordare che la situazione dei rapporti Stato-Chiesa non è, di per sé, così semplice nel nostro paese. Problemi ne esistono, a partire da quelli da tempo sollevati da quell’area di credenti che ritengono che una maggiore laicità sia importante per l’ evangelizzazione in una fase in cui, a fianco della fine dell’era di Cristianità e in presenza di una secolarizzazione diffusa, compaiono nuove domande di senso e di ricerca di spiritualità , favorite sia dalla situazione di difficoltà, esistenziali e spesso materiali in cui ora tutti ci troviamo , sia dalla constatazione della fragilità improvvisa e generalizzata della nostra civiltà .
Ci sono questioni sollevate tante volte. Abbiamo un Concordato che stabilisce una condizione di privilegio della Chiesa cattolica, un sistema dell’ottopermille più volte discusso, l’insegnamento della religione nelle scuole che dovrebbe essere generalizzato ma come “storia delle religioni” insegnata da docenti assunti con concorso, problemi fiscali non ancora risolti, cappellani militari…
E’ utile approfittare di questa ricorrenza per fare presente, almeno a futura memoria se non sarà recepita subito come pure meriterebbe, una questione centrale per la convivenza civile e la coesione sociale ma lontana da qualsiasi intervento o dibattito attuale.
Manca in Italia una legge sulla libertà religiosa, che in attuazione dell’art.19 della Costituzione , garantisca diritti (e obblighi) per le Confessioni religiose “nuove” del nostro paese , che non rientrano nel quadro istituzionale previsto dagli artt. 7 e 8 della Costituzione. Siamo fermi alla legge sui “culti ammessi” del 1929! Una tale legge è non solo doverosa ma sempre più necessaria per non lasciare ampie aree di credenti , soprattutto quelle che fanno capo all’Islam, all’arbitrio di provvedimenti amministrativi incostituzionali, espressione dell’ostilità che circola purtroppo in alcune aree del paese verso i nuovi culti . Un solo esempio tra i tanti: quello delle autorità urbanistiche di certe amministrazioni locali che rendono difficile o impossibile la costruzione o l’uso di luoghi di preghiera. Una legge ragionevole e condivisa era in dirittura d’arrivo nel 2007 ma fu bloccata dall’intervento diffidente della CEI che temeva che ci sarebbero state Confessioni con diritti troppo estesi tali da essere su livelli simili a quelli della Chiesa cattolica.
L’incontro di domani potrebbe almeno decidere che se ne discuta seriamente.