PERCHÉ È FALLITA LA CONFERENZA DI MADRID
PERCHÉ È FALLITA LA CONFERENZA DI MADRID
Il sistema crede solo nel mercato e non sa usare che il mercato anche quando conduce a disastri ambientali, economici e sociali irreversibili
Riccardo Petrella
Da queste argomentazioni, formulate ancor prima della Conferenza sul clima di Madrid, si possono comprendere i motivi del suo fallimento. Le riportiamo ricavandole dal Manifesto del 14 dicembre.
La questione del secolo” non è il “cambio climatico” e come mitigarlo e adattarvisi attraverso una gestione efficiente della “transizione energetica”, ma la predazione e distruzione della vita della Terra. Mettere al centro della sopravvivenza dell’umanità il “cambio climatico” come si trattasse solo di fenomeni specifici alla “natura” e non di un’evoluzione della vita globale dovuta piuttosto a fattori antropici, è mentire, è “trafficare” la verità, come si direbbe in un linguaggio del Sud Italia. Per questo nemmeno la COP 25 (Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici del 2019) è in grado di prendere decisioni risolutive, “radicali”, commisurate alla gravità ed ampiezza dei problemi. La sua agenda è, per definizione, troppo ristretta.
Bisogna cambiare il sistema e non il clima. Ma ciò significa che i promotori, difensori e dirigenti del sistema attuale non saranno mai capaci di cambiare il “loro” sistema, anche se milioni di persone facessero centinaia di petizioni e pressioni sui governi. Ciò perché i veri poteri non sono più in mano ai governi nemmeno a quelli dittatoriali, salvo rare eccezioni. Purtroppo i poteri pubblici sono diventati notai dei “proprietari” reali ed effettivi della Terra che oramai non hanno più alcuna remora a far sapere apertamente che essi sono in prima fila anche sulla scena teatrale delle varie COP e vertici mondiali dell’Onu.
Il potere politico è stato privatizzato, con l’accordo delle stesse classi politiche. Non per nulla i dominanti parlano di governance fondata sul ruolo istituzionale dei portatori d’interesse e non più di governo. In effetti, la governance è la forma più elegante ma micidiale di privatizzazione del politico. Questo non significa però che come notai gli Stati non abbiano nessun potere al di là di quelli formali che restano tanti, ne hanno ancora specie in una logica di difesa degli interessi di cui sono al servizio.
Sono simbolicamente e emotivamente espressi in termini di “sovranità nazionale” e di “sicurezza nazionale”, cioè simboli e concetti potenti di comunicazione e di mobilitazione popolare egocentrica, usati per legittimare principalmente la sovranità e la sicurezza dei gruppi sociali dominanti “locali” del Paese (i cui soggetti paradossalmente sono sempre meno “nazionali” e sempre più globalizzati). Altrimenti detto, la sovranità nazionale e la sicurezza nazionale sono strumenti in mano alle oligarchie multinazionali globali per gestire le loro lotte interne per il potere globale in nome ma anche in barba agli interessi e soprattutto ai diritti dei cittadini, quale che sia il loro Paese.
Che la transizione energetica sia per “salvare” l’umanità ed il pianeta e che detta transizione sia essenzialmente risolta installando il mercato mondiale delle emissioni, per rispettare in maniera fasulla la sovranità degli Stati, sarebbe una decisione miserevole, criminale.
Il mercato delle emissioni è stato già introdotto come soluzione chiave nel 1997 con il protocollo di Kyoto. Fallì miseramente nel 2012, perché allora ripescarlo e fondare il tutto su misure che hanno dimostrato di essere insufficienti, parziali, inadeguate? Perché il sistema crede nel mercato e non sa usare che il mercato anche quando conduce ai disastri ambientali, economici e sociali che conosciamo.
La priorità assoluta ed esclusiva è data alla dimensione energetica, senza alcuna modifica delle regole economiche generali esistenti, del sistema finanziario predatorio e dell’universo tecnologico (anzi, la resilienza dell’umanità passerà unicamente dalle nuove tecnologie selettive e esclusive, in mano ai soggetti privati, grazie ai brevetti sul vivente e sugli algoritmi).
Così si affiderà il divenire dell’umanità ai grandi gruppi energetici mondiali privati, alle grandi imprese agro-chimico-alimentari, alle libere borse dell’energia…. Cioè a coloro che sono stati i più immediati e visibili produttori della devastazione ecologica del pianeta, delle guerre, delle ineguaglianze crescenti a livello planetario.