STEFANO RODOTÀ UN UOMO DI FEDE
Morte di un giurista amico
STEFANO RODOTÀ UN UOMO DI FEDE
Non solo ne aveva la scienza ma credeva nella giustizia e nel diritto
Stefano Rodotà è morto il 23 giugno. Poteva essere il presidente della Repubblica, e invece ha intrapreso un viaggio più impegnativo. Noi lo ricordiamo con ammirazione e affetto; molte battaglie e molte speranze sono state comuni; lo ricordiamo in particolare come presidente del gruppo della Sinistra Indipendente alla Camera, in anni febbrili e difficili e come presidente dei Comitati Dossetti per la Costituzione. Con il giurista e monaco Dossetti si era incontrato e ne era nata una grande reciproca stima.
Ha fatto, scritto e detto molte cose importanti. Ma il ricordo più proprio da conservare di lui è quello di un uomo di grande fede; non parliamo di fede soprannaturale, di cui nulla si può dire, ma di quella che immediatamente la segue, la fede nella giustizia e nel diritto per la quale ha speso tutta la vita, a favore di tutti, poiché lottava per il costituzionalismo, e perciò a maggior ragione a favore degli ultimi e dei poveri.
Pubblichiamo qui un ricordo di Enrico Peyretti
La notizia della sua morte, a 84 anni, il 23 giugno, è arrivata improvvisa non per caso, ma perché la sua presenza saggia e sobria nel discorso civile (resistente a tante inciviltà) del nostro paese è stata da tanti anni immancabile, costante, pacata, essenziale. Una voce nettamente laica, eppure, a differenza di altri laicismi conclamati, sentita non lontana e non avversa da noi, che speriamo di essere cristiani modestamente attenti a tutti i valori umani. Speriamo di essere e agire così perché credenti, cioè desiderosi di dare ascolto e fiducia ad un Dio sempre e comunque amico dell’umanità, quel Padre che nessuno ha mai visto ma che Gesù di Nazareth ci ha mostrato e spiegato come amore animatore di vita (Giovanni 1,18). La laicità umanistica di Rodotà, come quella di Bobbio, non ci appare riduttiva e contraria alla immensa speranza cristiana. Questa sente la storia umana non solitaria e abbandonata, non in balia della forza, ma chiamata e intimamente accompagnata ad un compimento di pienezza e bellezza, di vita. L’umanesimo laico sente e difende, nel tempo concreto, il valore dell’umano nelle sue molte dimensioni e dinamiche, senza pretesa di formularne il più profondo mistero, ma lottando nella storia per affermarne il valore, che sono i diritti di libertà e giustizia e i doveri di rispetto e solidarietà. Noi, abbiamo sempre sentito che c’è un cammino parallelo e amico, spesso tacito, ma non polemico, non alternativo, semmai collaborativo, tra le due prospettive sulla nostra fragile e grande esistenza storica umana.
Enrico Peyretti