SE SI TOGLIESSERO DAL VANGELO LE DONNE…
SE SI TOGLIESSERO DAL VANGELO LE DONNE…
Tra Gesù e le donne c’è stata una straordinaria comunicazione reciproca che ha consentito loro di accogliere la salvezza e le ha rese pronte a trasmetterla. Una riflessione di Sitia Sassudelli
Il 19 gennaio scorso è morta a Trento Sitia Sassudelli, che è stata presidente della FUCI negli anni Cinquanta del secolo scorso, insieme a Romolo Pietrobelli, e poi ha compiuto una scelta più strettamente religiosa unendosi ai Padri Venturini di Trento e curando, tra le altre cose, la rivista Presbyteri. Donna di straordinario valore, ha lasciato un segno profondo della sua testimonianza cristiana. Da un suo intervento in un incontro su “Quale posto per la donna nella Chiesa?” avvenuto l’8 marzo 1987 a Trento, traiamo questa sua riflessione sulle donne nel Vangelo.
Mi sto accorgendo che frequentando Dio nell’orazione, l’immagine sua che noi siamo, al femminile, comincia a venir fuori dalle nebbie, anche se resta mistero.
Frequentando la Scrittura – da ignorante qual sono, ma da appassionata sincera – si colgono tracce di un disegno che è davanti a noi, ma di cui troviamo qualche corrispondenza anche nel profondo di noi. Si comincia ad avvertire, come esigenza esistenziale, il bisogno di armonizzare il nostro essere profondo con questo disegno divino.
Allora mi sta diventando sempre più interessante frequentare il Vangelo. Andare a cercare cosa è avvenuto tra le donne e Gesù.
Che Gesù abbia trattato bene le donne, le abbia liberate, ne abbia rivoluzionato il destino fa parte dell’insegnamento di sempre. Ma oggi lo sento con maggior verità.
Oggi leggo e rileggo i. vangeli e mi accorgo sempre di più che tutte le figure, le situazioni, le immagini, le parole al femminile sono cariche di una valenza espressiva che non avevo sospettato. Grazie all’aiuto anche di autori che hanno scavato la materia con competenza esegetica e finezza di spirito e magari anche con sensibilità femminile (Laurentin, Quéré, Blaquière…), mi sono resa conto che c’è stato tra Cristo e le donne una straordinaria comunicazione reciproca, come un’intesa preferenziale, che ha consentito loro di accogliere facilmente la salvezza e le ha rese pronte a trasmetterla.
Tanto che si può ben dire che se si togliessero dal Vangelo le donne resterebbe ben poco: verrebbe meno un corpo notevolissimo di rivelazioni che sono state fatte a loro, non conosceremmo lo stupore delle prime espressioni della fede che proprio le donne hanno articolato, svanirebbe quella parte di umanità che ha dato a Gesù l’accoglienza più incondizionata e gli ha così consentito di manifestarsi.
Le donne sono state le prime a mettere Gesù in condizione di essere se stesso e di agire. Le prime che non gli hanno fatto resistenza, che gli hanno offerto una comprensione globale e un assenso totalitario.
Allora io credo che se si vuol andare avanti nel capire quale sia il posto della donna nella Chiesa, questa è la pista maestra.
Risalire al Vangelo, cercar di capire senza stancarsi cosa sia passato tra le donne e Gesù, esporsi personalmente a quello sguardo che rivelava le persone a loro stesse, che le tirava fuori dall’anonimato, che ne metteva a fuoco il volto, le riconosceva e le amava, e poi dava loro un compito nella costruzione del suo Regno.
Non in concorrenza con gli apostoli, qualche volta prima di loro o verso di loro, e molto spesso insieme con loro.
L’assemblea del Regno che Gesù convocava attorno a sé è un’assemblea mista, in cui le donne sembrano portare forse più degli altri l’intuizione, il presentimento della totale novità di ciò che avviene. Da questa novità sono esaltate, di questa si mettono al servizio: non al modo servile della loro condizione sociale di allora, ma col vanto sovrano di seguire e imitare il Signore che si è fatto servo perchè uomini e donne fossero liberi.
Per concludere: non voglio affatto sminuire l ‘importanza di approfondire i problemi delle donne, come si pongono oggi sul piano sociale: è imperativo di giustizia; né l’importanza di confrontarsi con le analisi e le proposte dei vari movimenti femministi: è doveroso. Non voglio negare che sia importantissimo anche dichiarare nella Chiesa le cose che non vanno e il pericolo che, a non vederle, si renda difficile per molte donne l’abitarvi.
Mi sono convinta che, alla lunga, ciò che sbloccherà certi nodi anche in casa nostra sarà il risalire ai giorni di Gesù e ascoltarne il messaggio,- con quella nuova apertura e disponibilità che può aver scavato dentro di noi l’esperienza della vita moderna, con quella nuova sete che le nostre insoddisfazioni ci alimentano.
È una conclusione di tipo spirituale: una dimensione che non si può scartare.
Sitia Sassudelli