UN MOVIMENTO MONDIALE PER IL CONTROLLO DEL CLIMA
La spinta dei giovani
UN MOVIMENTO MONDIALE PER IL CONTROLLO DEL CLIMA
Le classi politiche al governo eludono la responsabilità che incombe su di loro per la crisi ecologica. Greta ha saputo galvanizzare ragazzi e ragazze di ogni continente. I propositi e le speranze della mobilitazione di “Fridays for future”, i nostri venerdì per il futuro di tutti
Sergio Marchese
Pubblichiamo l’intervento di Sergio Marchese all’assemblea del 6 aprile scorso di “Chiesa di tutti Chiesa dei poveri”
Sono un ragazzo dell’Università Statale di Milano e parlo di Fridays for Future, però non sono un coordinatore di Fridays for Future, che non ha coordinatori, è un movimento appena nato; quindi oggi io parlerò a titolo personale. Sono venuto qui più che altro per portare la mia esperienza e il mio vissuto.
Che cos’è Fridays for Future? È un movimento spontaneo di giovani che ormai ha raggiunto tutti i continenti del mondo e ha tre caratteristiche a mio parere rilevanti. La prima è il ruolo che riconosce alla scienza e al metodo scientifico: non sono molti i movimenti che individuano nel metodo scientifico una delle chiavi di lettura per interpretare la realtà; il secondo è il suo spirito internazionalista, nella lettura che diamo del mondo e della società non c’è spazio per muri, confini, nazionalismi e sovranismi, mentre la crisi climatica può essere risolta solo se ragioniamo in termini globali; e il terzo è quello di affermare il binomio azione personale e azione politica. Noi rifiutiamo l’interpretazione dell’ambientalismo secondo la quale bisogna rimettere tutte le responsabilità alle scelte dell’individuo. Certo le scelte dell’individuo sono fondamentali, ma è fondamentale che la politica si assuma la responsabilità di risolvere questa crisi e di operare un cambio di paradigma.
Che cosa chiediamo? Chiediamo che vengano interrotti tutti gli investimenti e tutte le infrastrutture legate all’estrazione, al trasporto e alla combustione di combustibili fossili; pensiamo che la ridistribuzione delle ricchezze sia un tema centrale per uscire dalla crisi climatica secondo il principio della giustizia climatica, ovvero semplicemente pensiamo che questa crisi non può essere pagata dai più poveri, non può essere pagata da coloro che non hanno mezzi neanche per avere una vita dignitosa, pensiamo che debba avvenire un cambio netto di paradigma per uscire dal consumismo, da questa idea di crescita in senso capitalista, per cui l’unico obiettivo è la felicità dell’individuo che starebbe nel consumare di più, nel possedere di più.
Parlerò prevalentemente di che cosa è successo. È successo qualcosa di strano, che forse nessuno si sarebbe mai aspettato. Questo movimento nasce dalle azioni di una ragazza svedese che è diventata un po’ un simbolo, con tutti i limiti che può avere il fatto che una persona diventa un simbolo; questa ragazza ha cominciato a scioperare marinando la scuola il venerdì e andando sotto il Parlamento svedese. Ha avuto molta eco, molta visibilità in Svezia; a seguito di ciò è stata invitata all’ultima Conferenza Mondiale sul clima a Katowice in Polonia; probabilmente è stata invitata nel tentativo di normalizzare la sua azione da parte degli organizzatori dei negoziati, negoziati che – ricordo – non pongono alcun vincolo agli Stati che sottoscrivono i patti, come il patto di Parigi. Non a caso da quando il patto di Parigi è stato firmato le emissioni hanno continuato ad aumentare e abbiamo visto che sono stati eletti presidenti come Trump e come Bolsonaro, che sono i grandi negazionisti del cambiamento climatico. Quindi questo movimento nasce dai limiti che stanno subendo i negoziati internazionali. Il discorso di Greta a Katowice ha avuto l’effetto contrario a quello che si aspettavano gli organizzatori, ovvero non ha smorzato la spinta di questo movimento che stava nascendo ma anzi l’ha amplificata, l’ha portato all’esplosione, Greta è andata in tutti i telegiornali, ha preso le copertine della maggior parte delle riviste occidentali, è entrata nelle case, nei salotti di molte famiglie italiane e europee e si è cominciato a parlare in modo finora inedito della crisi climatica. Questa esplosione si è concretizzata con il fatto che l’Italia il 15 marzo è stata il primo Paese al mondo per manifestanti; il 15 marzo sono scesi in piazza 1,8 milioni di persone in tutto il mondo; secondo le stime degli organizzatori, in Italia abbiamo visto scendere in piazza 400.000 persone, a Milano più di 100 mila giovani la mattina e 40000 persone la sera, nessuno si sarebbe aspettato una partecipazione del genere. Ma il 15 marzo ha portato un’altra novità: questo movimento a partire dalla Svezia si è subito legato con il movimento australiano che si chiama ”School Strike for climate” e combatte perché si ponga fine all’utilizzo dei combustibili fossili, principalmente il carbone. Ma il 15 marzo lo sciopero si è esteso anche ad altri Paesi del Sud del mondo, al Sud America, all’Africa, all’Asia, ovviamente con partecipazioni molto più ridotte rispetto ai Paesi occidentali, ma il fatto che lo sciopero abbia raggiunto questi Paesi ha assunto un’importanza strategica fondamentale. È chiaro che questo movimento parte dai figli della borghesia occidentale che hanno gli strumenti per poter comprendere la crisi climatica; tuttavia questo movimento deve riuscire ad attraversare le comunità locali a cui vengono strappati terreni, da destinare a agricolture invasive.
Che cosa succederà ora a questo movimento non lo sa nessuno, non lo sappiamo neanche noi, come non sapevamo che sarebbe esploso con questa velocità, ma certamente ci stiamo organizzando per poter accompagnare questo processo in una direzione più costruttiva possibile. Il rischio che vediamo è che questo movimento venga in fin dei conti letto come una grande fiammata, una fiammata che ha coinvolto soprattutto l’Europa prima delle elezioni europee; proprio per evitare che si riduca a una fiammata stiamo organizzando una prima assemblea nazionale costituente del movimento di Fridays for future a Milano il 12 e il 13 aprile. Il 12 ci sarà un momento di confronto con gli scienziati del clima che hanno scritto una lettera che è stata pubblicata sulla stampa a cui abbiamo risposto invitandoli alla nostra assemblea. Il 13 invece ci sarà un’assemblea costituente a cui parteciperanno ragazzi da tutte le città d’Italia che cercheranno di dare prospettiva e solidità a questo movimento. Oltre all’assemblea nazionale sono state lanciate due date, il 24 maggio e il 27 settembre, quando ci saranno i prossimi due scioperi internazionali per il clima. Bisogna tener conto che tutti i venerdì i giovani continueranno a scendere in piazza; ora il prossimo 24 Maggio è l’antivigilia delle elezioni europee, ed è il giorno della chiusura della campagna elettorale. Ma noi ci terremo ben lontani dai discorsi dei politici, perché soprattutto in Italia non c’è nessuna forza politica in grado di rapportarsi seriamente al nostro movimento, se non per ragioni strumentali.
Senza la pretesa di dare una lettura compiuta di questo processo inedito, sono queste le considerazioni che volevo portare qui oggi. L’invito che vi faccio, se volete tenervi informati, è di seguire il nostro sito che è www.fridaysforfuture.italia.org, Grazie mille per l’invito.