DUE RICHIESTE ALLA CHIESA ITALIANA
Dall’assemblea del 2 dicembre
DUE RICHIESTE ALLA CHIESA ITALIANA
Una lettera al presidente della CEI con le due istanze avanzate nell’incontro di “Chiesa di tutti Chiesa dei poveri”: maggiore fedeltà nelle parole del Canone, non scambiare “condivisione” con “moltiplicazione”. L’aiuto che la Chiesa può dare al mondo nel creare alternative al genocidio
Pubblichiamo la lettera trasmessa da Raniero La Valle al presidente della CEI a nome dell’assemblea del 2 dicembre di “Chiesa di tutti Chiesa dei poveri”:
A Sua Eminenza Rev.ma
Card. Gualtiero Bassetti
Presidente della CEI
Eminenza carissima,
le scrivo a nome dell’assemblea di Chiesa di tutti Chiesa dei poveri – una rete nata a suo tempo con lo scopo di attivare e attuare la memoria del Vaticano II -riunitasi per la quinta volta a Roma il 2 dicembre scorso. In tale assemblea è stata avanzata un’istanza alle competenti autorità della Chiesa che mi permetto ora di trasmetterle.
Prima desidero informarla però dei lavori dell’assemblea, che ha discusso di molte cose a partire dalla convinzione che viviamo un tempo d’eccezione, nel quale si divaricano decisamente le due strade poste davanti a noi, la morte e la vita, e altresì che sia questo il tempo, preannunciato da Gesù, in cui ad aprirsi sia la strada dell’incontro vero col Padre della vita. È questo il tempo, ci sembra, ora di nuovo annunciato da papa Francesco.
Mentre le segnalo qui il link attraverso il quale si può seguire la videoregistrazione del nostro dibattito, le posso dire in sintesi che questa assemblea ecclesiale ha scorto negli attuali segni della storia l’incombere di atti e scelte di genocidio, non solo nei riguardi del popolo dei migranti, ma anche dei popoli minacciati dalle armi nucleari e dal flagello della miseria, nonché nei riguardi della terra stessa, messa a rischio come casa da abitare.
La risposta ci è sembrato che stia nel “resistere agendo”, resistenza che abbiamo chiamato katécon, una parola ispirata per gli antichi ma nuova per i moderni, tale comunque da trasmettere l’urgenza di una situazione estrema, così come nel secolo precedente la parola nuova “genocidio” espresse l’inedita dimensione dello sterminio.
Si potrebbe dire pertanto che l’incontro romano sia stato una specie di consulto, o consultorio, dove cercare e promuovere alternative al genocidio; e in questo senso esso potrebbe suggerire che tanti altri consultori o consulti si attivino nel Paese, nella Chiesa e nel mondo, perché tutti siano aiutati a concepire e attivare alternative alle culture e pratiche di genocidio.
In tale contesto è apparso assai importante nel nostro incontro il linguaggio che si usa nella Chiesa e soprattutto nella sua preghiera. Pertanto i fedeli presenti, prendendo atto con gioia della volontà del papa di affidare ormai alle singole conferenze episcopali la responsabilità sulla traduzione dei testi sacri, hanno detto di attendersi che i vescovi procedano ad una revisione dei testi biblici e liturgici in lingua italiana per renderli più comprensibili al popolo. In particolare hanno ritenuto urgente un intervento sul testo italiano del canone della Messa, così come una maggiore circospezione sulle traduzioni della Bibbia.
Nel Nuovo Testamento le parole con cui Gesù, nell’ultima cena, prende e distribuisce il pane spezzato ai discepoli, non contengono mai l’espressione “offerto in sacrificio per voi”. Non la conteneva nemmeno il Missale romanum di S. Pio V, riformato da S. Pio X, che riportava semplicemente la versione di Marco e Matteo: “Hoc est enim corpus meum”. Non la contengono in genere nemmeno i messali postconciliari non italiani, che preferiscono riportare la versione di Luca: “Il mio corpo dato per voi”. L’aggiunta italiana appare indebita, motivata forse dall’intenzione di ribadire la natura della Messa come sacrificio in funzione antiprotestante.
La richiesta è quindi che venga restituita la purezza e la bellezza delle parole evangeliche che sottolineano il carattere di dono della morte di Gesù.
Una revisione più accurata dei testi liturgici dovrebbe riguardare anche le orazioni della Messa che spesso, tradotte pedissequamente e persino al ribasso dal latino, sono incomprensibili e lontanissime dalla sensibilità dei fedeli.
La seconda richiesta è quella di una maggiore cura nelle edizioni italiane della Bibbia. La versione del 2008 rappresenta già dei progressi notevoli. Ma può essere sempre aggiornata, come del resto avviene nell’originale francese della Bibbia di Gerusalemme. È stata in proposito sollevata nella nostra assemblea una questione che non verte sulla traduzione del testo sacro come tale, ma sulla titolatura che viene abitualmente apposta all’episodio della distribuzione dei pani ai 5.000/4.000 presenti (Mc. 6, 30-44 parr; Mc. 8, 1-9 e Mt. 15, 32-38). In genere infatti nelle traduzioni correnti si titola l’episodio con “moltiplicazione dei pani” e simili, ma il testo greco, sia della prima distribuzione che della seconda, non usa mai il termine “moltiplicazione/moltiplicare”, mentre sottolinea il gesto della “distribuzione”, accanto al comando dato ai discepoli di dare essi stessi il pane alla gente (nella “prima” distribuzione). L’accento dei racconti evangelici infatti è più sulla “condivisione” del pane che sul “miracolo” della moltiplicazione. Il motivo della questione che è stata posta è molto serio: nella comprensione comune “moltiplicazione dei pani” indica un miracolo che non è nella facoltà di nessuno ripetere, mentre condivisione e distribuzione dei pani allude a un fare che tutti possono e sono chiamati a praticare; nel primo caso il Vangelo rimane un racconto, nel secondo diventa un modo di vita.
Nella fiducia di essere ascoltati, esprimiamo a Lei gli auguri più fervidi per il successo del Suo ministero a vantaggio della Chiesa italiana
Raniero La Valle
per conto dell’assemblea di “Chiesa di tutti Chiesa dei poveri”
Roma, 18 dicembre 2017